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Nuova partita Iva, attenzione alle ‘truffe’

Hai appena aperto una partita Iva e avviato la tua piccola attività. Lo hai fatto dal tuo commercialista e hai già saldato quanto dovuto per gli adempimenti amministrativi. Qualche giorno dopo ti arriva via posta una richiesta di pagamento che riporta tutti i dati della tua impresa individuale, iscritta alla Camera di commercio, industria, agricoltura e artigianato di Roma. Si invita, con un modulo simile a quello abitualmente usato per pagare i tributi, a effettuare un bonifico di 398,53 euro intestato a Agenzia delle Imprese Srls, “incaricata all’incasso per gli iscritti alla C.c.i.a.a. di Roma”.

Leggendo tutte le parti in evidenza del modulo, tutto lascerebbe pensare a un versamento dovuto per concludere l’operazione di apertura della partita Iva. Leggendo le parti scritte più piccole, a fondo pagina, si capisce meglio di cosa si tratta. “Notifica richiesta di pagamento (…) indirizzata a (…) per l’iscrizione alla piattaforma agenziadelleimprese.it quale mittente della presente missiva propagandistica composta da fogli uno formato A4, fronte/retro. La piattaforma su indicata è in fase di sviluppo, si riserva la sua messa online nei tempi che riterremo opportuni successivamente al pagamento”.

Quindi, una piattaforma in fase di sviluppo e tempi incerti a partire dal pagamento.

Ma conviene andare ancora avanti nella lettura. “La pagina uno di due della presente missiva presenta tutti i dati aziendali del destinatario, importo e data di scadenza riferiti alla validità dell’istanza non dovuta per legge. La pagina due di due contiene le condizioni generali di contratto”.

Quindi, un’istanza non dovuta per legge.

Basta andare al primo punto delle “note legali – condizioni di contratti” per capire che l’operazione è confezionata in modo tale da attribuirne la responsabilità al solo contraente. “La presente comunicazione è da considerarsi unicamente una proposta commerciale. Il contraente è tenuto a leggere le presenti condizioni generali di contratto che si intendono generalmente e inequivocabilmente accettate al momento del pagamento”.

Quella che si configura come ‘una truffa’, si chiede un pagamento mascherato da contributo dovuto per un servizio che non si sa neanche se e quando partirà, viene ripulita da note legali che scaricano la responsabilità sullo sprovveduto contraente.

Quanti stanno pagando, anche solo per distrazione e per un eccesso di buona fede? Quanti di loro vorrebbero recedere e non potranno farlo? Forse è il caso che se ne occupi la Polizia postale per verificare se ci sono gli estremi per un intervento. Intanto, divulgare questa informazione può essere utile a chiunque abbia aperto o stia per aprire una partita Iva.

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