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Quirinale, Nicola Lupo: il presidente figura chiave, non è ceremonial role

L’elezione del presidente della Repubblica non è un ‘ceremonial role’ come può apparire all’estero. Il capo dello Stato ha un ruolo “chiave” che è stato importante in molti snodi cruciali della legislatura. Lo spiega Nicola Lupo, professore ordinario di Diritto delle Assemblee Elettive alla LUISS Guido Carli e docente della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” fondata dai professori Pellegrino Capaldo e Sabino Cassese in questa intervista a Giuseppe Ragusa*.

Qual è lo stato dell’istituzione del presidente della Repubblica, come viene percepito dai cittadini e soprattutto all’interno della struttura istituzionale italiana? L’Assemblea costituente immaginava una figura un po’ diversa rispetto a quella che ha preso forma nel corso degli ultimi decenni, basti pensare all’attivismo di Cossiga e al ruolo che ha giocato Napolitano nelle vicende politiche dello scorso decennio. E pensiamo a Mattarella che, sebbene con stile diverso dai predecessori, ha interpretato la carica in un modo che gli estensori del Titolo II non avrebbero forse immaginato.

E’ un punto evidentemente importante, ed è un punto che può essere oggetto di equivoci da chi osserva l’Italia dall’estero. Se si guarda al modello costituzionale che tu giustamente evocavi e alle modalità di elezione del presidente della Repubblica si potrebbe arrivare superficialmente alla conclusione che si tratti, come si dice all’estero, di un ceremonial role e questo secondo me è un grosso errore. Se fosse così, se si trattasse di un ruolo così limitato, dovremmo concludere che siamo in preda a una follia collettiva visto che da mesi non si parla d’altro che di questa elezione. È evidente che non si tratta di un ceremonial role. È un ruolo che si è rivelato essere, come tu giustamente osservavi, una istituzione influente, direi persino decisiva, in molti dei tornanti cruciali che hanno caratterizzato l’evoluzione istituzionale negli ultimi trent’anni. Dopo Tangentopoli e la crisi dei partiti, la forma di governo italiana ha avuto una serie di trasformazioni molto importanti mentre la Costituzione è rimasta ferma. Sebbene non abbiamo modificato la forma di governo, abbiamo più volte modificato il sistema elettorale. Il sistema politico istituzionale ha più volte dovuto riassestarsi all’interno di un quadro Costituzionale invariato. Il ruolo del presidente della Repubblica ha ripetutamente esercitato un ruolo chiave nel guidare questa evoluzione.

Hai menzionato la crisi dei partiti. La nostra costituzione menziona pochissimo i partiti, eppure, implicitamente, a loro affida una funzione fondamentale per il corretto funzionamento della nostra democrazia. Quanto è attuale e quanto è funzionale il disegno costituzionale con partiti deboli, con partiti così poco “potenti”?

Ricordiamo un importante fatto storico: in Italia nascono prima i partiti politici e poi la Costituzione. La Costituzione repubblicana si fonda sui partiti; il fatto che li si citi soltanto nell’art. 49, quando si parla del diritto di associarsi in partiti per concorrere a determinare la politica nazionale, è il riconoscimento di un potere preesistente rispetto alla Costituzione stessa.

Partiti deboli non sono spesso in condizione di indicare l’’indirizzo politico’. Senza chiare maggioranze in Parlamento non è chiaro come questo indirizzo debba formarsi e chi debba essere a cristallizzarlo in azione di governo. E’ qui che il ruolo del presidente della Repubblica diventa assolutamente cruciale: questo è il vacuum che l’istituto del presidente della Repubblica ha provato a colmare. Da qui il ruolo chiave del presidente in molti snodi importanti delle più recenti legislature.

Attore fondamentale della nostra democrazia, dunque.

Si, è un’istituzione influente e determinante del nostro sistema politico. Sconta l’ambiguità di non avere una legittimazione che deriva esclusivamente dal circuito istituzionale senza il coinvolgimento diretto dei cittadini. In molti stati membri dell’Unione europea avviene il contrario con presidenti eletti direttamente dal popolo ma che svolgono sostanzialmente un ruolo cerimoniale. È quasi un paradosso: i presidenti di altri paesi europei hanno meno potere e un ruolo più delineato del nostro presidente della Repubblica pur essendo legittimati direttamente dai cittadini.

*Giuseppe Ragusa, professore associato di Economia all’Università di Pisa. I suoi interessi di ricerca includono microeconometria, serie temporali, previsioni economiche, inferenza bayesiana approssimativa e applicazioni di apprendimento automatico in economia e finanza.

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