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Twitter abbraccia il dark web per aggirare il divieto della Russia

Twitter offre una versione dark web del suo servizio, in modo che le persone in Russia possano accedervi senza essere scoperte dalle autorità. Così facendo, si è unito ad altre società e organizzazioni, come Facebook e la Bbc, che da alcuni anni offrono queste versioni dei loro siti a persone in società fortemente controllate e censurate come la Cina e l’Iran.

Il termine dark web si riferisce a reti crittografate il cui contenuto non è elencato dai motori di ricerca come Google e a cui è possibile accedere solo tramite un software speciale, più comunemente il Tor browser, che è supportato da finanziamenti del governo statunitense e svedese.

Il Tor browser può essere utilizzato per navigare sul web normale con maggiore privacy; poiché fa rimbalzare il traffico dell’utente attraverso una serie di connessioni ‘relay’, rende praticamente impossibile per le autorità monitorare ciò che l’utente sta facendo. (‘Tor’ sta per The onion router, con riferimento a come l’architettura della rete assomigli agli strati di una cipolla.)

L’utilizzo del dark web tramite Tor, ovvero la visita di siti web che hanno il suffisso ‘.onion’, dà ancora più sicurezza, perché evita di dover inviare traffico attraverso nodi ‘exit relay’ che possono, in alcuni casi, essere compromessi da controllori o spie.

La repressione di Putin

Il regime di Vladimir Putin stava già intensificando la censura e la sorveglianza sul web negli anni precedenti l’invasione dell’Ucraina, ma il Cremlino ha avviato un’azione ancora più repressiva da quando è cominciata la guerra.

Ha ordinato il blocco di Twitter il giorno in cui la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina e la scorsa settimana il regolatore dell’informazione Roskomnadzor ha confermato che il servizio era bloccato, insieme a Facebook.

La mossa di Twitter fornirà “maggiore privacy, integrità, fiducia per le persone che in tutto il mondo la usano per comunicare”, ha twittato Alec Muffett, che ha aiutato gli ingegneri di Twitter ad abbracciare il dark web.

Muffett, ingegnere veterano della sicurezza informatica e attivista per i diritti digitali, ha aiutato Facebook a lanciare il suo indirizzo .onion nel 2014, quando lavorava per l’azienda. Ha continuato a fare lo stesso per il New York Times nel 2017 e per la Bbc (attualmente bloccata in Russia) nel 2019.

Altre importanti organizzazioni che hanno siti nel dark web sono la Cia, Deutsche Welle, i motori di ricerca Brave e DuckDuckGo e lo stesso Tor Project: la Russia ha bloccato il sito web del progetto alla fine dello scorso anno, nel tentativo di impedire ai russi di aggirare, scaricando Tor Browser, l’elenco in continua espansione di siti web e servizi ufficialmente bloccati.

Tuttavia, mentre la mania della Russia per il controllo online è eguagliata solo da paesi come Cina, Vietnam e Iran, sarebbe un errore pensare che sia l’unica a optare per la censura in questa guerra dell’informazione incentrata sull’Ucraina.

In pressing su Google

Per cominciare, la stessa Ucraina ha bloccato i servizi di social media russi come VKontakte e Odnoklassniki, così come Yandex (il ‘Google russo’), con un decreto del 2017 che ha infastidito i sostenitori della libertà di parola. E ora, motivata allo stesso modo dal desiderio di combattere la propaganda russa, anche l’Unione europea sta adottando un approccio pesante.

La scorsa settimana, ha chiesto a Facebook, Twitter, YouTube e TikTok di vietare tutti gli account dei media statali russi, come quelli degli organi di propaganda Russia Today e Sputnik. Anche i servizi televisivi europei non possono più trasmettere i canali di RT e Sputnik.

Ma questa settimana è emerso che la Commissione aveva anche ordinato a Google di smettere di elencare i servizi di RT e Sputnik nei suoi risultati di ricerca nell’Ue. Inoltre, le aziende di social media devono eliminare i post delle persone se riproducono contenuti di RT o Sputnik, il che comporta un temporaneo allentamento di una norma vecchia di decenni che vieta alle piattaforme online di monitorare in generale tutto ciò che i loro utenti caricano.

Il delisting non è senza precedenti in Europa: la norma sulla privacy dell’Ue sul ‘diritto all’oblio’ costringe regolarmente Google a cancellare i suoi risultati e l’anno scorso la Francia ha imposto il delisting della piattaforma di e-commerce statunitense Wish per problemi di sicurezza dei prodotti, ma questa decisione ha comunque provocato molte critiche.

TJ McIntyre, professore associato presso la Ucd Sutherland School of Law di Dublino, ha twittato che la mossa della Commissione potrebbe sollevare “problemi significativi di proporzionalità e sulla libertà di espressione”. Ha anche sottolineato che il Tribunale dell’Ue, che gestisce i reclami contro le decisioni della Commissione, potrebbe avere qualcosa da dire di fronte alla sfida lanciata da RT contro il divieto di trasmissione dell’Ue.

L’articolo originale è su Fortune.com

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