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Il mondo che verrà, un’incognita e una sfida

Un mondo in allarme e in fuga verso Ovest, ma anche un mondo con grandi slanci di ripartenza e rinnovati valori universali di pace e accoglienza che segnano cambiamenti epocali.

Una canzone di Lucio Dalla continua a ritornare nella mia mente in questi giorni.

Non ricordo il titolo ma credo fosse anche la sigla di un programma televisivo di cartoni animati in una fascia dedicata ai ragazzi di quel tempo come me. Il testo chiedeva  ‘che mondo sarà? Ha l’aspetto di un motore, ma non va’.

Oggi più che mai viviamo una veloce evoluzione che viene esasperata da ragioni diverse e molte volte, purtroppo, in negativo.

Ogni modello di business è influenzato dalla logistica delle merci e delle persone che è cambiata per sempre. La tecnologia applicata è ancora in una fase di profonda rivoluzione ma in molti casi non si è ancora adattata alla nuova realtà. Geolocalizzare diventa non solo un’espressione di tendenza ma anche di un sentire che accorcia i tempi in cui ci si aspetta una consegna o un servizio.

La soglia di soddisfazione del cliente è sempre più alta e sfidante ma purtroppo viene disattesa e non supportata dalla qualità del servizio del fornitore che è chiamato, sempre meno, a un minore livello di interazione umana. Risultato: frustrazione reciproca.

Abbiamo quindi due temi strategici di interpretazione delle mega tendenze.

La prima è causata dalla comunicazione digitale che ha accorciato i tempi e dato libertà di espressione. Entrambi i fattori portano anche a una continua evoluzione del sentire comune come espressione di pensiero e bisogni. Più velocemente e liberamente condividiamo i nostri desideri futuri, più costringiamo il nostro mondo di riferimento, e noi stessi in primis a rivederne le aspettative.

La seconda è causata da nuovi valori che provengono dalle generazioni manageriali più giovani per le quali gli ultimi anni non sono stati facili e sono state private di momenti importanti nella crescita lavorativa e personale. Queste generazioni sono alla ricerca di un equilibrio fra dedizione negli obbiettivi professionali, identità aziendale, responsabilità sociale e percorso personale nella vita privata. Saranno loro a definire i nuovi modelli ed a comunicarli nella crescente incertezza.

Sono fiducioso che in tre aree, sulle quali noto una sfida stimolante, ci daranno un notevole contributo:

  • Lo sviluppo di un digitale più umanizzato.
  • La ripartenza della curva di domanda che sarà di difficile interpretazione.
  • Il lavoro in remoto che porta velocità di esecuzione ma necessità di nuovi modelli.

Da parte mia credo che le priorità siano quelle di energizzare le aziende, agendo e non reagendo.

La storia ci insegna che i cambiamenti sostanziali sono sempre stati più efficaci quando avvenuti dopo periodi difficili; un senso di urgenza quindi, ma anche infinite possibilità di successo. Pensiamo tutti alla ripartenza aziendale come a un tono muscolare che deve ritornare ad allenarsi con esercizi diversi e frequenze riprogrammate in maniera versatile, più casual ma con valori sofisticati, autentici e socialmente accettati.

Siamo partiti dai cartoni animati e uno dei miei preferiti del tempo erano i ‘Pronipoti’ o i ‘Jetson’ in inglese

Gli autori nel 1962 immaginavano come la vita di una famiglia sarebbe stata in un futuro proiettato nel 2062. Molti scenari sono vicini alla realtà di oggi : settimana corta, lavoro in remoto, chiamate digitali, ologrammi, droni e orologi digitali. In altri non ci siamo ancora arrivati ma, abbiamo ancora 40 anni per provarci.

La canzone proseguiva dicendo: ‘Che mondo sarà se ha bisogno di chiamare Superman?’.

Sono sicuro che molti ragazzi oggi davanti a un cartone animato avranno le risposte.

*Alberto Milani è presidente Italy-America Chamber of Commerce, cofounder Piazza Italia Market Place

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