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Il Pnrr e il rischio riciclaggio

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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà nei prossimi mesi e anni fondamentale per la rinascita del tessuto economico e sociale del nostro Paese. Parliamo di 191,5 miliardi di euro. Soldi, tanti soldi, che fanno gola a tutti. Anche alla criminalità organizzata. Ci si aspetta un aumento delle operazioni sospette; evitare che organizzazioni mafiose si approprino di fondi destinati alla crescita e alla modernizzazione del Paese è un dovere di settori sia pubblici che privati, ed è per questo che l’attività di contrasto al riciclaggio è centrale. A darci una buona notizia è Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia di Stato, che durante la tavola rotonda organizzata al Centro Studi Americani da S&A e Bureau van Dijk Italia, con la collaborazione di Fortune Italia, ha detto che “ad oggi non c’è nemmeno un’attivazione investigativa a livello europeo che riguardi esattamente il Pnrr”.

“L’anno in corso – ha affermato Emanuele Bevilacqua, direttore di Fortune Italia, che ha moderato l’incontro – si era aperto con una prospettiva incoraggiante, un’economia in crescita, una riduzione della pandemia e l’arrivo di importanti investimenti per il rilancio del Paese. I recenti avvenimenti in Ucraina e la crescita dell’inflazione hanno reso improvvisamente critico questo scorcio di 2022. Il tema del riciclaggio assume quindi oggi nuovi aspetti e richiede ulteriore attenzione, a partire dal termine ‘rischio’ che a questo punto acquisisce maggior spettro semantico. Occorre forse immaginare una nuova e più accurata attività di controllo e monitoraggio e una più efficace analisi dei dati a nostra disposizione”.

E proprio a proposito di dati, se prendiamo in considerazione quelli della nuova Procura Europea, l’organismo indipendente della Ue cui spetta indagare e perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari degli Stati membri, scopriamo che nei primi sei mesi di attività si sono avviate 600 indagini per un danno complessivo di 5,3 miliardi di euro.

Più di un terzo di questi sono riconducibili all’Italia con un forte coinvolgimento della criminalità. Un precedente che non è di buon auspicio; rimane dunque decisiva la collaborazione paneuropea sulla sicurezza. È anche per questo che l’Italia si è fatta promotrice del progetto “Law Enforcement Forum”: esperti di tutta Europa a confronto per sviluppare una strategia comune di contrasto alla minaccia di infiltrazioni alle ingenti risorse economiche del Next generation Eu, “proprio per uno scambio di best practice e per anticipare la minaccia”, dice Rizzi.

“La sfida è impegnativa, di carattere preventivo. Non tutti i Paesi dell’Ue – continua – hanno legislazioni attrezzate ad intercettare preventivamente la minaccia, non conoscono per esempio le misure amministrative per poter intervenire tempestivamente. In questo il nostro Paese si è fatto promotore di una serie di iniziative, dall’interscambio di webinar specifici per potersi confrontare sui sistemi disponibili, fino a quello sulle banche dati, la capacità di analisi, ma anche sulle sfide di carattere ordinamentale”.

Gli scenari cambiano e la capacità di resilienza del Law Enforcement deve cambiare altrettanto velocemente. E la tecnologia è fondamentale: “In una società globale e globalizzata dove le parole d’ordine sono big data e intelligenza artificiale, è evidente – secondo il vice capo della Polizia – che la tecnologia è alla base della capacità di potenziare l’estrazione delle informazioni necessarie da una moltitudine di dati a disposizione”.

Il problema non è il Pnrr. Il Piano potrebbe però giocare un ruolo di acceleratore delle infiltrazioni criminali, visto il volume di risorse particolarmente significative. La pensa così Claudio Clemente, direttore dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia che dice che “le truffe erano accadute anche recentemente con le misure di sostegno a favore delle imprese danneggiate dalla pandemia. Vorremmo che il sistema fosse attrezzato per risolvere i problemi collegati agli sviluppi che possono derivare dall’emissione di fondi all’interno del sistema e dai conseguenti illeciti che si possono verificare”.

“Purtroppo – continua – la pubblica amministrazione non è stata mai particolarmente attenta al sistema di antiriciclaggio. Si è rivelata maggiormente sensibile in questi ultimi anni, ma si tratta di 120 segnalazioni nel 2021 a fronte di oltre 140.000 segnalazioni di altri soggetti obbligati”.

Condividere best practice non è solo un compito istituzionale, ma riguarda anche le aziende. Per Francesco Ceccarelli, Head of Security di Enel “il tema della legalità è fondamentale per una grande organizzazione aziendale. Esistono sistemi di controllo molto maturi, che diventano ancora più importanti in questa fase storica. La tecnologia riveste un ruolo fondamentale: il principale aspetto è l’analisi di una grande mole di dati per spingere su un approccio data driven. Senza tecnologia sarebbe impossibile fare tutto questo”.

Per Marcello Grosso, Risk e Compliance di Poste Italiane, “è importante fare in modo che questi fondi siano spesi in maniera trasparente. Poste ha messo in campo da sempre una strategia di trasparenza come elemento cardine. Ci siamo, ad esempio, dotati del portale ‘Cantieri aperti e trasparenti’ su cui documentiamo tutte le attività di approvvigionamento che facciamo per l’intero Gruppo, evidenziando tutti i fornitori che partecipano alle gare, in modo tale da garantire una piena trasparenza del mercato. Inoltre, ci siamo dotati di un protocollo con la Guardia di Finanza per garantire la prevenzione delle infiltrazioni criminali”.

“Bisogna organizzare i controlli, trovando le cosiddette ‘liste di evidenza’ dove ci possono essere posizioni sospette – dice Vitaliano Chiodo, dirigente informatico di INAIL – Bisogna incrociare le informazioni sulle varie banche dati disponibili, cercare i gruppi di aziende sospette sulle quali concentrare le operazioni e indagare queste prima delle altre”.

Anche per Mariano Satriano, amministratore delegato di “Sistemi & Automazione”, “il problema del riciclaggio non è solo un problema del PNRR. La tecnologia dovrà aumentare la soglia di difficoltà nel compimento di certi reati, bisogna tener presente però che il rischio zero per definizione non esiste”.

Al centro di tutto sempre i dati e la tecnologia che, secondo Fabian Mazza, Global Head of Government and Public Sector di Bureau van Dijk Italia, “stanno migliorando la lotta al fenomeno del riciclaggio. È vero che la quantità dei dati sta aumentando, ma spesso diminuisce la qualità e nella lotta ai fenomeni criminosi la qualità del dato è assolutamente fondamentale. Per questo il machine learning e l’AI sono fondamentali per manipolare più dati possibili e per diminuire il tempo utile a realizzare queste analisi”.

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