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L’Ucraina vuole finanziare la ricostruzione con i beni russi sequestrati

L’Ucraina sta lavorando con i suoi alleati per sequestrare i beni russi detenuti all’estero e utilizzarli per aiutare la ricostruzione del Paese dilaniato dalla guerra. Lo afferma un importante consigliere economico del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy.

In un’intervista con Bloomberg lunedì, Oleg Ustenko ha affermato che l’Ucraina sta lavorando con altri Paesi per lanciare un “attacco di massa a tutti i principali asset”, facendo in particolare riferimento alle riserve in valuta estera e alle petroliere russe.

Un sequestro di beni rappresenterebbe una forte escalation della pressione economica su Mosca proprio mentre le sanzioni precedenti sembrano perdere la loro forza. Con miliardi di dollari in beni russi già congelati, i Paesi occidentali potrebbero scegliere questa strada, sempre però che riescano a superare le complicazioni legali.

La Banca mondiale prevede che l’economia ucraina possa contrarsi fino al 45% dopo la guerra. Ustenko stima che l’invasione russa abbia causato quasi 1 trilione di dollari di danni al suo Paese, il che, se fosse vero, sarebbe un importo 6,5 volte più grande dell’intero Pil dell’Ucraina nel 2020.

Ustenko sostiene quindi che il sequestro di beni e il loro trasferimento in Ucraina potrebbe essere utilizzato per alleviare i costi della ricostruzione del Paese e consentire di finanziare la propria difesa contro ulteriori attacchi russi.

A settembre 2021, le attività russe all’estero, comprese sia le riserve governative che gli investimenti del settore privato, ammontavano ufficialmente a 1,62 trilioni di dollari, secondo la Brookings institution che cita i dati dell’International money fund. Il valore in dollari delle attività già congelate dagli alleati dell’Ucraina ammonta a miliardi, se non centinaia di miliardi, di dollari.

Gli Stati Uniti, l’Ue e il Giappone hanno congelato collettivamente circa 300 miliardi di dollari delle riserve di valuta estera della Russia detenute nelle banche.

Hanno anche congelato miliardi di beni da singoli individui. La Svizzera, a lungo patria della ricchezza nascosta di Mosca, ha annunciato il 7 aprile di aver congelato circa 8 miliardi di dollari di asset russi nel paese.

La richiesta dell’Ucraina di aumentare la pressione economica sulla Russia arriva nel mezzo di un dibattito globale sull’efficacia dell’attuale regime di sanzioni. Il rublo ha recuperato tutte le perdite, a causa della continua domanda di esportazioni di energia russa. Quei ricavi si stanno rivelando un’ancora di salvezza per Mosca, con Bloomberg che prevede che porterà 321 miliardi di dollari di entrate quest’anno, un aumento del 33% rispetto all’anno precedente.

Anche personalità critiche nei confronti di Mosca al di fuori dell’Ucraina hanno chiesto il sequestro dei beni russi per sostenere sia i rifugiati ucraini che la ricostruzione del Paese, a cominciare dalle centinaia di miliardi di dollari di riserve in valuta congelate. Adrian Karatnycky del Consiglio atlantico, in un editoriale domenicale per il Wall Street Journal, ha definito i fondi bloccati “una risorsa cruciale che può essere utilizzata per proteggere l’Ucraina e la sua sovranità”

Eppure un sequestro totale di beni sarebbe giuridicamente complicato. Il congelamento delle risorse non influirebbe sulla proprietà, interromperebbe semplicemente la possibilità di fare transazioni che coinvolgano quelle risorse. Ad esempio, le sanzioni del Regno Unito contro l’oligarca russo Roman Abramovich non hanno influito sulla sua proprietà del Chelsea Football Club, ma hanno complicato la sua capacità di venderlo, poiché qualsiasi vendita potrebbe diventare un trasferimento di fondi che viola le sanzioni.

Qualsiasi tentativo di prendere la proprietà di un bene russo dovrebbe passare attraverso il sistema giudiziario. Ad esempio, il 4 aprile, gli Stati Uniti hanno sequestrato uno yacht di 255 piedi appartenente all’oligarca russo Viktor Vekselberg mentre era attraccato alle Isole Baleari in Spagna. Ma per farlo, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avuto bisogno di ottenere un mandato di sequestro da un tribunale degli Stati Uniti dopo aver dichiarato che Vekselberg aveva commesso crimini finanziari, inclusa l’evasione delle sanzioni. Gli Stati Uniti hanno quindi dovuto ottenere la collaborazione delle autorità spagnole per sequestrare il superyacht mentre era attraccato a Maiorca.

Funzionari statunitensi ora affermano che avvieranno il processo di confisca cosa che, in caso di successo, darebbe la proprietà al governo americano, che potrebbe quindi mettere all’asta lo yatch e utilizzare i proventi per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.

Ma gli avvocati interpellati da Fortune ritengono che qualsiasi governo che tenti di prendere la proprietà della nave di un oligarca potrebbe affrontare una lunga battaglia legale, poiché le autorità dovrebbero prima provare che la barca è legata a un reato penale, quindi attendere che il caso venga giudicato da un tribunale. Inoltre, dovrebbero pagare per la manutenzione durante l’iter giudiziario e, in caso di sconfitta, restituire lo yacht al suo proprietario originale.

Sia alla Camera che al Senato degli Stati Uniti sono state proposte leggi per consentire al presidente Joe Biden l’autorità di sequestrare più facilmente i beni russi detenuti negli Stati Uniti. Tuttavia, l’American civil liberties union ha contribuito ad affossare una recente proposta, che gli avrebbe dato la facoltà di sequestrare beni congelati per un valore di oltre 5 milioni di dollari e utilizzare i proventi per dare assistenza all’Ucraina.

“Quel disegno di legge era così incostituzionale che apriva alla possibilità che un cittadino russo sottoposto a sanzioni potesse vincere in un tribunale americano, il che probabilmente avrebbe portato all’annullamento sia della legge che della sanzione”, ha detto Christopher Anders, direttore politico dell’Aclu al Washington Post.

La prospettiva di costose e prolungate battaglie legali potrebbe essere sufficiente a scoraggiare chiunque, ucraino o meno, dal tentare di fare una mossa sugli asset russi.

Eppure una battaglia giudiziaria potrebbe dare i suoi frutti. Nel 2021, un gruppo che rappresentava le famiglie delle vittime dell’11 settembre ha ottenuto un’ingiunzione del tribunale per il sequestro di parte delle riserve della banca centrale afgana, che erano state congelate dopo l’acquisizione di Kabul da parte dei talebani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha successivamente deciso di destinare una parte di quei beni alle famiglie delle vittime e l’altra all’assistenza umanitaria per l’Afghanistan.

Il precedente afgano mostra che Washington “è disposta a compiere passi drammatici quando non gradisce il governo di uno Stato straniero”, ha osservato a marzo Mark Weidemaier, professore all’Università della Carolina del Nord.

L’articolo originale è su Fortune.com

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