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Nucleare, la tortuosa strada delle dismissioni

Il primo pezzo dell'alternatore dell' ex centrale del Garigliano destinato ad essere fuso, Sessa Aurunca (Caserta), 20 novembre 2018. ANSASETFANO SECONDINO

Il tempo stringe per l’individuazione di un deposito nazionale. Ma Sogin rassicura. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022.

Sogin, la società dello Stato che si occupa del decomissioning del nucleare nel nostro Paese e della futura costruzione del Deposito nazionale, in questi mesi non viaggia in acque tranquille, tanto che la magistratura romana sta indagando su malversazioni verificatesi nel periodo 2010. E, mentre all’interno del management è in corso un vero e proprio self cleaning, nell’immediato ci sono gli impegni stringenti delle procedure della dismissione degli impianti. L’amministratore delegato di Sogin, Emanuele Fontani, rassicura sui tempi tecnici: “A valle del parere dell’Isin e del concerto tra la ministero della Transizione ecologica e il Mims – spiega – la Carta verrà pubblicata e partirà il nuovo iter basato sulle manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso partecipato da parte delle Regioni e degli enti locali interessati, per arrivare a una decisione condivisa circa la localizzazione del sito”.

Lo scorso marzo, infatti, la società ha presentato al Mite la Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) che dovranno ospitare circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività e poco meno di 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività che dovranno essere poi allocati in un deposito geologico. Uno dei tasselli fondamentali per procedere, e anche velocemente se si vuole recuperare il ritardo decennale accumulato.

Nel 2021 Sogin ha chiuso con una previsione di avanzamento fisico delle attività di dismissione pari al 7,2%, oltre l’obiettivo di budget del 6,6% grazie a un maggior efficientamento dei processi e alle azioni di risanamento intraprese. A fare da battistrada, le attività di smantellamento del nocciolo del reattore della centrale nucleare del Garigliano, una delle più complesse portate avanti fino a oggi dalla società. “Si tratta infatti – aggiunge l’ad Fontani – della prima volta in Italia in cui affrontiamo un passaggio del decommissioning così tecnicamente delicato e importante dal punto di vista ingegneristico. Un passaggio che, assieme ad altri, segna l’accelerazione nel percorso di disattivazione del vecchio nucleare nel nostro Paese”.

Il tempo corre e la necessità di avere un deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi si fa più urgente. A breve torneranno in Italia i rifiuti pericolosi che stiamo smaltendo negli altri Paesi, Francia e Germania ad esempio, e siamo in ritardo sulle direttive europee che imponevano le chiusure degli impianti entro il 2015. Il Deposito nazionale, tuttavia, potrebbe avere ricadute economiche positive, sia a livello nazionale sia per i territori che ospiteranno il sito. Le attuali previsioni ci dicono che, per portare a compimento la realizzazione del Deposito nazionale e Parco tecnologico, occorrerà un investimento complessivo di circa 900 mln di euro. Parliamo di 110 ettari più i 40 ettari su cui sorgerà il parco che sarà dedicato ad attività di ricerca, innovazione e servizi da concordare con il territorio ospitante, coinvolgendo anche le istituzioni locali come università, associazioni, istituzioni e imprenditoria locale.

Un impegno che avrà, naturalmente, ricadute anche dal punto di vista occupazionale. Si stima, infatti, che con il progetto si potrebbero generare più di 4mila nuovi posti di lavoro all’anno per 4 anni. Numeri che, durante la fase di esercizio del deposito e del parco, si trasformeranno in circa 700 persone addette tra le varie attività di gestione che, con l’indotto, possono arrivare fino a mille.

Dati che non possono definirsi entusiasmanti ma che rientrano, così come succede in altre realtà europee, in un più articolato sistema di benefici per i territori che si candideranno o saranno indicate come ospiti dei nuovi impianti di smaltimento. Sarà sufficiente per convincere quelle comunità che, inserite nella lista, dovranno poi accogliere i rifiuti tossici?

“È un problema annoso che il nucleare non ha mai risolto – dice Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr e analista della transizione energetica – La debolezza del nucleare non dipende dai suoi oppositori, ha problemi intrinseci: i tempi di realizzazione, i costi e l’accettabilità sociale. Parliamo di una tecnologia che ha sempre incontrato resistenze. Problemi, questi, che non saranno risolti nemmeno con i cosiddetti impianti di ultima generazione. Non esistono, a tutt’oggi, nemmeno sulla carta. Alle difficoltà di accettazione da parte dei territori, nonostante le compensazioni anche sostanziose, si aggiunga il rischio idrogeologico del 94% dei Comuni italiani”.

Il tema del nucleare è tornato drammaticamente di attualità con il conflitto russo-ucraino. La crisi energetica, acuita dalla guerra alle porte dell’Europa, sta imponendo una seria riflessione sulle fonti di approvvigionamento energetico, che dovranno essere sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico. “Le rinnovabili sono, a oggi – Armaroli – l’unica opzione che ci consente di acquisire una maggiore indipendenza e sicurezza energetica perché i flussi rinnovabili sono gli unici sovrabbondanti che abbiamo in Europa, anzi inesauribili. Mi riferisco a sole, vento, flussi d’acqua e calore del sottosuolo, così come le biomasse”. Per trasformare questi flussi in energia occorrono trasformatori e accumulatori, quindi più ricerca, sviluppo e lavoro. In tutta Europa stanno nascendo progetti per mezzi di trasformazione o accumulo delle rinnovabili. In Italia, a Catania per l’esattezza, si sta lavorando a una gigafactory del fotovoltaico da 3GW l’anno, targata Enel. Un progetto con un investimento complessivo da 600 mln di euro, nato prima del conflitto in Ucraina, e che oggi attira ben più di un appetito. Stiamo chiudendo definitivamente la partita nucleare?

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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