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Sostenibilità in cantina, i numeri di Caviro

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Dodicimila soci, 27 cantine in 7 regioni d’Italia, 35.200 ettari vitati e 660 mila tonnellate di uva prodotta nell’ultima vendemmia, corrispondente a quasi il 10% di quella dell’intero territorio nazionale. Il Gruppo Caviro è la più grande cantina vitivinicola d’Italia, con ricavi per 390 milioni di euro nel 2021. Un’azienda cooperativa che, in oltre 50 anni, è diventata una realtà grande, mantenendo al contempo le proprie radici agricole. Un gruppo come questo non può non pensare alla sostenibilità, perché rappresenta un’opportunità e perché è evidente come ormai sia la strada che le aziende del vino devono intraprendere per far fronte agli obiettivi dell’Agenda 2030 e tenere alta la competitività sui mercati.

“Sostenibilità è responsabilità – ha detto Carlo Dalmonte, presidente del Gruppo, durante la presentazione questa mattina della Terza Edizione del Bilancio di Sostenibilità di Caviro -. È occuparsi di lasciare le cose in ordine per chi viene dopo. Vogliamo comunicare in trasparenza il nostro modo di essere cooperativa e condividere con le persone, gli enti e le istituzioni che vengono in contatto con noi la volontà di creare valore dove sembra non esserci”.  Durante l’evento “RI-GENERAZIONI. Uniti dal fil vert della sostenibilità”, che si è tenuto alla Fabbrica del Vapore di Milano, Dalmonte ha sottolineato l’importanza di cooperare per un obiettivo comune.

L’evento, moderato da Federico Taddia, ha visto la partecipazione di più voci, esperienze, e generazioni: tra gli ospiti, l’Europarlamentare Elisabetta Gualmini, il professor Attilio Scienza, il direttore scientifico di LifeGate Simone Molteni, il fondatore di ZeroCO2 Andrea Pesce, e la direttrice editoriale di Innesti, Martina Liverani. Un dialogo aperto su come diverse realtà operano e comunicano per lasciare alle generazioni a venire un pianeta migliore e su come la responsabilità, soprattutto per le aziende, debba essere la guida principale nelle azioni quotidianamente intraprese.

Cercare nuove soluzioni sostenibili, porre attenzione all’impatto ambientale che la propria attività ha sul territorio e utilizzare tutti gli scarti di filiera per creare valore. La ‘sostenibilità’ per Caviro non è la classica parola magica destinazione ‘green washing’: con l’attività di recupero e valorizzazione pressoché totale degli scarti di filiera si produce energia elettrica, termica, di biocarburanti e di fertilizzanti naturali. Il Gruppo può vantare il 100% dell’autosufficienza elettrica di tutti i siti del Gruppo, con 88,6 milioni kWh di energia elettrica e ben 103 milioni di kWh di energia termica autoprodotte da fonti non fossili, ed una riduzione del 23% del prelievo di acqua da falda per ogni litro di vino lavorato grazie all’implementazione di tecnologie all’avanguardia che potabilizzano le acque di processo. Trasformare i derivati della filiera in prodotti ad alto valore aggiunto (alcol, acido tartarico, polifenoli, enocianina ecc.) è la mission della controllata del Gruppo, Caviro Extra; nel 2020/21 sono ben 600.000 le tonnellate di scarti agroalimentari valorizzati e 50.000 le tonnellate di fertilizzanti naturali (ammendanti) prodotte. Secondo l’ultimo Bilancio, inoltre, l’utilizzo dell’energia e dei biocarburanti prodotti da Caviro utilizzando risorse rinnovabili ha evitato l’emissione nell’atmosfera di oltre 100.000 tonnellate di CO2 di origine fossile; il prossimo e ambizioso obiettivo che ora si presenta al Gruppo è definire una strategia di azione per diventare al più presto Azienda Carbon Neutral.

I riconoscimenti

L’impegno e i risultati raggiunti da Caviro, che è ormai una Best Practice per il settore in Italia e all’estero, ha portato a diversi riconoscimenti nazionali e internazionali: 27 le certificazioni ottenute, tra cui SA8000, Standard Equalitas, Sostenibilità biometano e bioetanolo. E poi il Premio Impresa Ambiente, il più alto riconoscimento italiano destinato alle imprese che nella gestione della propria attività danno un contributo innovativo in termini di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale, la menzione di Index Future tra le 44 imprese italiane che meglio illustrano la propria governance e il recente European Award for Cooperative Innovation per la categoria “Bioeconomia e Circolarità”, che riconosce a Caviro lo status di cooperativa tra le più innovative a livello europeo.

“In Caviro – ha affermato Simon Pietro Felice, Direttore Generale del Gruppo Caviro – la sostenibilità si esprime in ogni passaggio della filiera: dal vigneto all’imbottigliamento, dagli scarti alla loro trasformazione in prodotti nobili, perché ‘dell’uva non si butta via niente’. Abbiamo strutturato un modello di economia circolare che oggi è tra le più importanti case history a livello europeo. Decine di milioni di euro sono stati investiti, altri sono in budget per azioni atte a preservare il valore delle risorse naturali, operare il riciclo e la rigenerazione dei prodotti e dei materiali, che ci permettono di ridurre alla fonte l’impiego di materie prime ed energia”.

La sostenibilità sociale si esprime anche con l’attenzione verso i soci, con la garanzia di condizioni migliori di quelle sul libero mercato, e verso i dipendenti, con le oltre 17.000 ore di formazione erogate nel 2021.  Vicinanza anche alle realtà del territorio con donazioni e sponsorizzazioni in diversi ambiti: sport, ambiente, territorio, sanità, scuola e cultura (ben 65 enti beneficiari per 140 mila euro, il 78% dei quali in Emilia-Romagna).

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I conti di Caviro

Tutti progetti che possono esistere grazie alla solidità dei bilanci, sia dal punto di vista della redditività che da quello finanziario. La forza di Caviro come cooperativa agricola risiede nella capacità di presidiare una filiera integrata di produzione, dal vigneto al processo di imbottigliamento, posizionandosi come primo produttore italiano di vino da tavola grazie al marchio Tavernello e raggiungendo una posizione di leadership nel settore enologico, anche grazie a un portafoglio di marchi premium che sono considerati le migliori espressioni del territorio italiano sui mercati mondiali.  L’Italia costituisce il principale mercato di riferimento (70% della composizione dei ricavi per l’anno fiscale 2020/21) e il Gruppo è primo nel settore vino a livello nazionale per quota di mercato a volume e valore. Caviro, inoltre, rappresenta un punto di riferimento anche sui mercati esteri, con più di 80 paesi nel portafoglio clienti (Regno Unito, Stati Uniti e Germania in primis, seguiti da Canada, Svizzera, Francia, Giappone, Cina e Russia) e segnando a livello complessivo un +17% nel ‘20/21.

Nel fiscal chiuso al 31 agosto 2021, il valore economico generato dal Gruppo è stato di 396 milioni di Euro, con un incremento di 28,8 milioni di euro (pari al+8%) rispetto all’esercizio precedente. Il 93,5% è stato distribuito agli stakeholders, principalmente soci (22%), altri fornitori di beni e servizi e lavoratori (a cui è andato un 7,4%), mentre il 6,5% dell’importo è stato reinvestito internamente. Nella Capogruppo si è invece rilevato un valore aggiunto di 228,8 milioni di euro, con un incremento di 6,6 milioni di euro (+3%) rispetto all’esercizio precedente. Il 97,2% è stato distribuito agli stakeholders, principalmente soci (32,5%), altri fornitori di beni e servizi e lavoratori (7,6%), mentre il 2,8% dell’importo, pari a 6,5 milioni di euro, è stato reinvestito all’interno dell’Azienda. Guardando alla composizione dei ricavi, è il vino a incidere maggiormente, con una quota pari al 65%; l’area distilleria che produce alcol, mosti e acido tartarico si attesta al 20%, mentre la quota relativa al campo energia e ambiente registra il 15%.

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