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OpenSea e il mare degli Nft: come navigare in acque agitate

opensea nft

Il mercato degli Nft ha trasformato la piattaforma di arte digitale OpenSea in un gigante da 13,3 mld di dollari. Ma i due founder della startup  sono rimasti quasi travolti dall’onda. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2022.

A maggio 2019, più di mille nerd, programmatori e crypto-curiosi si sono riuniti per tre serate a New York, in un festival dedicato alla digital art. Il Contemporary and Digital Art Fair (Cadaf) ha messo in mostra i lavori di 60 artisti nel Lightbox, spazio futuristico nel Garment District di Manhattan. Un evento per quella che una volta era comunità di nicchia: persone appassionate di arte basata su blockchain, la tecnologia a registri distribuiti che abilita le criptovalute. Per due imprenditori del crypto, la posta in gioco era particolarmente alta. Devin Finzer e Alex Atallah si erano trasferiti a New York l’anno prima per dedicarsi alla loro startup, OpenSea, un marketplace per arte su blockchain, oggetti virtuali per video game, e pezzi da collezione.

Avevano costruito la piattaforma e si erano assicurati i finanziamenti, ma i clienti erano pochi: l’azienda stava a malapena in piedi. Ma l’ultima notte della fiera, i due fondatori hanno trovato la loro fortuna. I gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, esperti investitori di Bitcoin e imprenditori di criptovalute, hanno acquistato un port-trait pixelato creato su blockchain, chiamato CryptoPunk, utilizzando OpenSea. La vendita non ha comportato una somma di denaro da prima pagina, ma ha inviato un messaggio ai pionieri del mondo dell’arte digitale: OpenSea era un luogo in cui si potevano fare affari. Oggi, il resto del mondo conosce le opere d’arte legate alla blockchain come Nft (non-fungible token) e OpenSea è il più grande mercato mondiale per questi asset. Gli Nft tengono traccia della proprietà e della provenienza degli oggetti digitali: qualsiasi cosa, da opere d’arte visive alle clip musicali, fino ai selfie.

OpenSea ha elaborato quasi 5 mld di dollari in transazioni Nft solo a gennaio, riscuotendo una commissione del 2,5% su ogni affare. Grazie al suo ultimo round di finanziamento, guidato dalle società di investimento Paradigm e Coatue, la piattaforma ha un valore di 13,3 mld di dollari, trasformando secondo alcuni i suoi fondatori nei primi miliardari del settore Nft (sebbene OpenSea non lo confermi). È difficile descrivere quanto velocemente sia successo. Fino a gennaio 2021, solo circa 7.000 utenti hanno condotto transazioni su OpenSea, secondo la piattaforma di monitoraggio delle criptovalute Dune Analytics; questo gennaio, quasi 550mila lo hanno fatto. Una crescita sostenuta da risultati da prima pagina come l’opera d’arte dell’artista Beeple: una vendita da 69 mln di dollari, a Christie’s, nel marzo 2021. Progetti super virali come il Bored Ape Yacht Club (Bayc) hanno attirato acquirenti famosi. Ormai chiunque è arrivato ad avere una qualche consapevolezza dell’esistenza degli Nft, e molti vogliono essere della partita. Quando è arrivata l’onda, OpenSea era pronta a cavalcarla.

Finzer e Atallah hanno reso la piattaforma estremamente facile da usare e hanno dimostrato fin dall’inizio, in eventi come il Cadaf, che il loro sito poteva aiutare gli artisti a monetizzare il proprio lavoro senza intermediari. Come hanno appreso rapidamente i fondatori, tuttavia, non erano preparati a tutto. Dopo che nuovi utenti si sono riversati sulla piattaforma, sono arrivate le frodi. A partire dallo scorso autunno, le denunce di furti, plagio e bug tecnologici sono diventate sempre più comuni. OpenSea si è affrettata a cercare di risolvere i problemi, anche in un periodo di flessione per il trading Nft e per le criptovalute. Lo staff era composto da “forse sette persone” quando è arrivato il grande afflusso di utenti, spiega Finzer, Ceo di OpenSea, a Fortune.

“Sicuramente non ci aspettavamo che le cose crescessero così. Ci aspettavamo più che le cose aumentassero gradualmente”. Per molto tempo OpenSea non sembrava granché: un progetto appassionato gestito da due nerd, descritti da coloro che li conoscevano prima del boom come seri e curiosi principianti del mondo dell’arte. Ma oggi il centro di quel diagramma di Venn che include persone che hanno a cuore l’arte digitale e esperti di blockchain si è ingrandito in modo esponenziale. OpenSea è diventato un hub finanziario per il fervore Nft, luogo di enormi aspettative, con miliardi di dollari in gioco. Mentre rattoppano i punti deboli e decidono come continuare a crescere, i fondatori affrontano una sfida che è sia strategica, sia filosofica. Hanno costruito OpenSea sui principi del cosiddetto Web3, l’Internet decentralizzato basato su blockchain in cui nessuna singola persona o entità dovrebbe controllare le piattaforme che costruiscono.

È un mondo con un’etica ‘ognuno per sé’, che valorizza la libertà di espressione e il commercio, ma a scapito della sicurezza. Se le persone perdono le chiavi private del portafoglio digitale che contiene i loro Nft, nessuna azienda può intervenire per recuperarli. Ma il ruolo di OpenSea nel boom dell’Nft ha spinto l’azienda a compiere mosse associate a Web2, il mondo di giganti come Facebook, Google e Amazon, in cui gli utenti si aspettano il servizio clienti e la responsabilità fornite dalle aziende tradizionali. “Abbiamo molte responsabilità nei confronti dei nostri utenti”, afferma Finzer.

FINZER E ATALLAH hanno il background tipico di chi ha successo nella Silicon Valley: lauree informatiche in college prestigiosi (Finzer è uscito dalla Brown nel 2013, Atallah da Stanford nel 2014), stage in giganti tech (Google per Finzer, Apple per Atallah). Si sono conosciuti subito dopo la laurea, attraverso un amico comune. Nel 2017 entrambi avevano già esperienza da founder: Finzer aveva appena venduto Claimdog, un servizio che aiutava gli utenti a scoprire se un’azienda doveva loro del denaro, e Atallah stava chiudendo una società.

Erano pronti a esplorare nuove idee, insieme. In un chiosco di burrito di San Francisco, i due hanno discusso il loro interesse per le criptovalute, un argomento sempre più affascinante, con il prezzo del Bitcoin appena aumentato da 800 a 20mila dollari nel corso del 2017. I due hanno iniziato a frequentare incontri sulla blobkchain e a fare esperimenti usando router Wi-Fi per il mining di criptovalute. A dicembre 2017, un nuovo progetto blockchain ha attirato la loro attenzione. Si chiamava CryptoKitties, e consisteva in gatti animati legati a Nft sulla blockchain di Ethereum. I collezionisti potevano far nascere nuovi gattini e scambiarli con altri. Per quanto adesso i pezzi da collezione animati e la blockchain sembrino inseparabili, al tempo CryptoKitties era un’idea rivoluzionaria.

Poche persone avevano pensato alle blockchain in termini diversi da un veicolo per attività finanziarie. Usarle per giocare era un’idea nuova. In più, i comici gattini mostravano che un prodotto crypto poteva ottenere anche l’interesse del grande pubblico, generando così tanto entusiasmo da mettere in difficoltà, temporaneamente, la rete di Ethereum.

Finzer e Atallah si sono resi conto che un marketplace per prodotti del genere avrebbe colmato un vuoto. Il nome OpenSea è arrivato quasi subito, ricorda Finzer. Poiché i token dei CryptoKitties sono costruiti sulla rete Ethereum, i founder avevano anche pensato di chiamare il marketplace ‘EtherBay’, come eBay. “Ci piaceva che ci fosse un termine marittimo come ‘baia’ nel nome”, dice Finzer del processo che ha portato a scegliere OpenSea.

Il nome rappresentava la libertà promessa dal Web3, in opposizione agli ecosistemi chiusi di Google, Facebook e Amazon.

E aveva anche senso per una piattaforma che puntava a mettere insieme Nft da ogni angolo del web. “OpenSea è come le acque internazionali, dove una nave era solita andare per scambiare merci con un’altra nave”, spiega Finzer. A inizio 2018, OpenSea ha ricevuto 120mila dollari in fondi da YCombinator, seguiti da un round seed da 2 mln di dollari da fondi venture e angel investors. Il sito è stato messo in piedi già quell’estate, ma per allora il clima crypto si era raffreddato; con il valore delle criptovalute improvvisamente crollato, investitori e consumatori hanno iniziato ad allontanarsi. I founder non si sono arresi, e i loro fondi iniziali sono serviti a compiere il passo decisivo: a luglio 2018, si sono spostati da San Francisco a New York.

NONOSTANTE l’entusiasmo su progetti come CryptoKitties, il mondo dell’arte su blockchain era minuscolo, all’epoca. “È così difficile per le persone capire di cosa si tratta”, dice Jason Bailey, appassionato della prima ora e Ceo di ClubNft, che aiuta gli utenti a conservare l’arte Nft. “Nessuno vedeva l’altro come un concorrente, allora, perché stavamo facendo qualcosa che era ancora considerato abbastanza assurdo”. Il Cadaf, la fiera di arte del 2019, ha rappresentato bene lo scenario: una panchina posta vicino l’entrata dell’evento registrava immagini astratte dei fondoschiena di chiunque si sedesse in quel punto, trasferendole su una immutabile ‘Buttchain’ (dove ‘butt’ sta per ‘sedere’, ndt). Il duo di OpenSea si è ritrovato in mezzo di quelle assurdità newyorkesi, incontrando artisti e frequentando conferenze. Così i due hanno conosciuto i curatori-imprenditori Elenza Zavelev e Andrea Steuer, fondatori del Cadaf. “Erano curiosi sulla parte artistica, anche se non venivano dal mondo dell’arte”, ricorda Steuer. “Erano sempre molto simpatici”. Finzer e Atallah si dimostravano anche capaci e riflessivi, e questo li ha aiutati a sfruttare l’opportunità del Cadaf. Al tempo, OpenSea era una delle poche piattaforme a offrire uno strumento di pagamento per Nft.

I founder di Cadaf hanno scelto OpenSea per maneggiare le transazioni durante la fiera, principalmente perché avevano preso in simpatia i due founder, nonostante la piattaforma non fosse ancora particolarmente intuitiva. Steuer ricorda come Atallah abbia dovuto faticosamente spiegare ai Winklevoss il processo, ma l’accordo alla fine si è fatto. Il Cadaf ha anche determinato un’enorme svolta nel focus di OpenSea. Era già, ed è ancora oggi, un marketplace per molti tipi di Nft. Ma Finzer e Atallah hanno capito che la loro piattaforma basata su blockchain aveva il potenziale di ospitare gli artisti, visto che avrebbe potuto tracciare la provenienza (l’elenco di vendite per ogni singolo pezzo, un elemento importante nel mondo dell’arte). C’erano parecchie cose che ancora non sapevano. Steuer ricorda quando, seduto al bar del Lightbox con Atallah, lo ha aiutato a caricare opere sulla piattaforma, spiegando che ogni singolo pezzo poteva avere più edizioni. “Era la prima volta che vendevano arte”. Ma avevano capito che il prestigio e la rarità delle opere erano un’opportunità. “Abbiamo sempre pensato che i primi use case per gli Nft sarebbero stati nei videogiochi”, ricorda Finzer. Le possibilità aperte dall’arte “sono state una piacevole sorpresa”.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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