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Digitalizzazione, Italia bene ma (ancora) non benissimo

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Sulla digitalizzazione l’Italia accelera e passa dal 20° al 18° posto in Europa affermandosi come il Paese del vecchio continente che ha registrato la maggior crescita negli ultimi 5 anni. Ad attestarlo i risultati dell’indice DESI – Digital Economy and Society Index 2022, pubblicato dall’Unione Europea. Il DESI è l’indice annuale di digitalizzazione dell’economia e della società e rappresenta il principale sistema di monitoraggio delle politiche finalizzate a facilitare la transizione digitale attorno ai 4 pilastri previsti dalla Bussola per il decennio digitale dell’Europa 2030: competenze; infrastrutture digitali sicure e sostenibili; trasformazione digitale delle imprese; digitalizzazione dei servizi pubblici. La presidente von der Leyen vuole fare dei prossimi anni il “decennio digitale” dell’Europa. Entro il 2030, ben l’80% della popolazione europea dovrà avere competenze digitali di base, oltre a 20 milioni di specialisti ICT.

Dagli indicatori di quest’anno emerge che l’Italia, sebbene stia colmando il divario rispetto all’Unione Europea grazie a un rilevante incremento sulla capacità di connessione, è ancora indietro rispetto a capitale umano e competenze digitali: meno della metà dei cittadini italiani (46%) dispone di competenze digitali di base, con 8 punti percentuali al di sotto della media europea (distanza dimezzata rispetto al 2019) e la percentuale di specialisti digitali, all’interno della forza lavoro italiana, è inferiore alla media dell’Ue.

Ma cosa vuol dire essere competente nel mondo digitale e quali sono le competenze da raggiungere?

Per rispondere a queste domande e offrire strumenti di apprendimento e misurazione, il Joint Research Centre della Commissione Europea ha pubblicato la nuova versione 2.2 di DigComp: “Il quadro delle competenze digitali per i cittadini – Con nuovi esempi di conoscenze, abilità e attitudini”. Una versione che segue il primo quadro DigComp del 2013 e successive revisioni. Un quadro completo e aggiornato alla luce dei nuovi sviluppi sociali e tecnologici, soprattutto nel settore dell’intelligenza artificiale.

Sono cinque le aree di competenza digitale:

  1. Informazione e Data Literacy

  • Saper navigare, cercare e filtrare informazione, dati e contenuti digitali;

  • Saperli valutare, analizzare e interpretare (ad esempio, essere consapevoli che gli ambienti online contengono tutti i tipi di informazione e contenuti, comprese la disinformazione; e i dati, da cui dipende l’IA, possono includere pregiudizi che una volta automatizzati vengono peggiorati dall’uso dell’IA);

  • Saper organizzare, archiviare e recuperare dati, informazioni e contenuti in ambienti digitali (ad esempio, molte applicazioni raccolgono ed elaborano dati a cui l’utente potrà accedere o recuperare per monitorare le proprie attività online).

  1. Comunicazione e collaborazione

  • Saper interagire con altri attraverso le tecnologie digitali;

  • Saper condividere dati, informazioni e contenuti attraverso tecnologie digitali appropriate (ad esempio, essere consapevoli che tutto ciò che si condivide pubblicamente online, immagini, video, suoni, potrà essere utilizzato per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale);

  • Saper partecipare alla società e alla cittadinanza attraverso l’uso di servizi digitali pubblici e privati (es. consultare informazioni fiscali o fissare un appuntamento al centro sanitario);

  • Saper utilizzare strumenti e tecnologie digitali per processi collaborativi e per la co-costruzione e co-creazione di dati, risorse e conoscenze (ad esempio, essere consapevoli che al fine di co-creare contenuti digitali con altre persone, le buone abilità sociali sono importanti per compensare i limiti della comunicazione online);

  • Essere consapevoli delle norme comportamentali durante l’utilizzo delle tecnologie digitali e l’interazione in ambienti digitali. Adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico e tener conto della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali.

  • Saper creare e gestire una o più identità digitali, proteggendo la propria reputazione e gestendo i dati prodotti (es. i sistemi di IA raccolgono ed elaborano più tipi di dati dell’utente per creare profili che vengono poi utilizzati per prevedere cosa l’utente potrebbe voler vedere o fare dopo).

  1. Creazione di contenuti digitali

  • Saper creare e modificare contenuti digitali in diversi formati, audio, immagine, testo, video, applicazioni (es. la realtà virtuale e la realtà aumentata consentono nuovi modi per esplorare ambienti simulati e interazioni all’interno del mondo digitale e fisico);

  • Saper integrare e rielaborare contenuti digitali;

  • Sapere come si applicano i diritti d’autore e le licenze alle informazioni e ai contenuti digitali;

  • Saper programmare, ossia pianificare e sviluppare una sequenza di istruzioni comprensibili a un sistema informatico per risolvere un determinato problema o per eseguire un compito specifico.

  1. Sicurezza

  • Saper proteggere i dispositivi e i contenuti digitali e comprendere i rischi e le minacce negli ambienti digitali (ad esempio, il furto di identità);

  • Saper proteggere i dati personali e la privacy negli ambienti digitali (ad esempio, conoscere il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE, il GDPR);

  • Conoscere i rischi e le minacce al benessere fisico e psicologico nell’utilizzo delle tecnologie digitali (es. conoscere i segni delle dipendenze digitali), ed essere in grado di proteggere se stessi e gli altri da possibili pericoli in ambienti digitali (es. cyberbullismo);

  • Essere consapevoli dell’impatto ambientale delle tecnologie digitali e del loro utilizzo (ad es. nello streaming video basato sul trasferimento di dati, l’impatto è dato dall’uso di energia e dalle emissioni di carbonio dei dispositivi, dell’infrastruttura di rete e dei data center).

  1. Risoluzione di problemi

  • Saper identificare i problemi tecnici durante il funzionamento dei dispositivi e l’utilizzo di ambienti digitali e risolverli;

  • Saper adattare e personalizzare gli ambienti digitali in base alle specifiche esigenze (es. l’intelligenza artificiale consente l’uso di comandi vocali che possono migliorare l’accessibilità di strumenti e dispositivi digitali per persone con mobilità o limitazioni visive, capacità cognitive limitate, difficoltà linguistiche o di apprendimento; anche se, le lingue parlate da popolazioni più piccole spesso non sono disponibili, o hanno prestazioni peggiori, a causa della priorità commerciali);

  • Saper utilizzare strumenti e tecnologie digitali per creare conoscenza e innovare processi e prodotti (es. le applicazioni della tecnologia Internet of Things (IoT) hanno il potenziale per essere utilizzate in molti settori: sanità, agricoltura, industria, automobili, attività di citizen science);

  • Saper individuare gap di competenza digitale, per capire dove è necessario migliorare la propria competenza e per essere in grado di supportare gli altri nello sviluppo delle loro competenze digitali (consapevoli che l’IA è un campo in continua evoluzione, il cui sviluppo e impatto sono ancora poco chiari).

Il PNRR

L’Italia, come emerge dagli sviluppi degli ultimi anni, ha individuato nella trasformazione digitale del paese il principale driver della sua crescita economica e la definizione e realizzazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr) sta facilitando tale trasformazione fornendo l’impulso e i fondi necessari alla realizzazione dei processi.

Il piano dell’Italia è, difatti, il più consistente in termini di fondi stanziati e ammonta a 191,5 miliardi di euro di cui il 25,1% (ossia 48 miliardi di euro) è destinato alla transizione digitale.

Tra le varie Missioni e Componenti previste riveste particolare rilievo, anche alla luce di quanto emerso dall’indice DESI, la strategia nazionale volta a favorire lo sviluppo delle competenze digitali, a cui il governo Draghi ha fornito ampia attenzione e tra cui va annoverata la riforma degli Its (istituti tecnici superiori), pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 28 luglio, e che prevede l’utilizzo di 1,5 miliardi di euro del Pnrr.

Ma non solo. Al fine di facilitare l’integrazione tecnologica e la digitalizzazione del sistema produttivo, l’Italia stanzierà ulteriori 9,5 miliardi di euro – derivanti dall’adozione dell’accordo di partenariato Commissione europea e l’Italia siglato il 19 luglio scorso, che ha assegnato al nostro Paese 42,7 miliardi di euro fino al 2027 dai fondi di coesione – al fine di migliorare la competitività dell’industria in tutte le regioni, la digitalizzazione e la produttività delle piccole e medie imprese.

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