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La continua guerra economica tra Cina e Usa

Cina Usa Fortune Italia

Molti media occidentali riportano che la Repubblica Popolare della Cina stia aggirando o infrangendo le regole commerciali. Sostengono anche che le manipolazioni economiche cinesi sono costate milioni di posti di lavoro agli statunitensi, danneggiando i lavoratori e le aziende in quel Paese, ma anche in tutto il mondo. Inoltre, scrivono che gli Stati Uniti d’America respingeranno le politiche e le pratiche che distorcono il mercato, come i sussidi e le barriere all’accesso al mercato, che il governo cinese ha utilizzato per anni per ottenere un vantaggio competitivo.

In realtà la Repubblica Popolare (RP) della Cina ha rispettato fedelmente gli impegni assunti al momento dell’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC; World Trade Organization, WTO). La RP della Cina sostiene, costruisce e contribuisce al sistema commerciale multilaterale. Le relazioni economiche e commerciali tra RP della Cina e Stati Uniti d’America sono di natura reciprocamente vantaggiosa. Tuttavia, la guerra economica contro la RP della Cina scatenata dagli Stati Uniti d’America nelle aree commerciali e di investimento è stata la causa principale degli attriti commerciali tra i due Paesi, che danneggiano gli altri senza avvantaggiarsi.

Negli ultimi venti e più anni dall’adesione all’OMC, la RP della Cina ha rispettato seriamente i propri impegni al momento dell’adesione. Ha esteso a livello nazionale il sistema di gestione del trattamento nazionale prestabilito; ha continuato ad ampliare l’accesso al mercato, ha ridotto il livello tariffario complessivo dal 15,3 al 7,4% e ha aperto quasi 120 settori nel comparto dei servizi.

Nell’ottobre 2021, l’OMC ha condotto l’ottava revisione delle politiche e delle pratiche commerciali della RP della Cina. Il rapporto della revisione ha pienamente riconosciuto gli sforzi della RP della Cina nel sostenere il sistema commerciale multilaterale e il suo ruolo attivo nell’OMC. Ha parlato molto bene dei risultati conseguiti dalla RP della Cina in settori quali la liberalizzazione e l’agevolazione del commercio e degli investimenti, una maggiore apertura e progressi nell’ambito della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative).

Un importante funzionario membro della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo ha sottolineato che, negli ultimi due decenni, la RP della Cina ha sostenuto fermamente il sistema commerciale multilaterale basato su regole, ha praticato un vero multilateralismo, ha partecipato pienamente ai negoziati dell’OMC, ha guidato i negoziati in settori quali facilitazione degli investimenti e commercio elettronico, e ha lavorato per le regole dell’OMC al passo con i tempi.

Accogliendo la tendenza all’integrazione economica regionale e globale, la RP della Cina ha approfondito i legami economici e commerciali con i Paesi di tutto il mondo, firmando accordi di libero scambio e intensificando la costruzione di zone di libero scambio. A oggi, la RP della Cina ha firmato 19 accordi di libero scambio con 26 Paesi e regioni.

La RP della Cina ha attivamente approfondito la riforma strutturale dal lato dell’offerta. Ha raggiunto l’obiettivo di eliminare gradualmente 150 milioni di tonnellate di sovraccapacità nell’industria siderurgica stabilito nel XIII Piano quinquennale (2016-2020) con due anni di anticipo rispetto al previsto; 1,14 volte il totale globale nel ridurre drasticamente la sovraccapacità di acciai. Il processo ha comportato il reimpiego di 280mila lavoratori siderurgici cinesi, più del numero totale di lavoratori siderurgici negli Stati Uniti d’America, in Europa e in Giappone.

La RP della Cina e gli Stati Uniti d’America hanno economie altamente complementari, interessi profondamente integrati e legami economici e commerciali reciprocamente vantaggiosi. Nel 2021, il commercio bilaterale ha superato il record di 750 miliardi di dollari statunitensi. Lo US Export Report 2022, pubblicato dallo US-China Business Council ha mostrato che, nel 2021, le esportazioni di beni verso la RP della Cina sono cresciute del 21% giunte a 149 miliardi di dollari, sostenendo 858mila posti di lavoro negli Stati Uniti d’America. Il rapporto dell’indagine annuale sulle imprese 2020 in merito alle aziende cinesi negli Stati Uniti d’America, pubblicato dalla China General Chamber of Commerce-USA, ha indicato che, a partire dal 2019, le società membri cinesi di CGCC hanno investito cumulativamente oltre 123 miliardi di dollari, impiegato più di 220mila persone e supportato oltre un milione di posti di lavoro negli Stati Uniti d’America.

Una ricerca dello US-China Business Council ha mostrato che le esportazioni cinesi hanno contribuito a ridurre i prezzi al consumo negli Stati Uniti d’America dall’1 all’1,5%, facendo risparmiare a ciascuna famiglia statunitense 850 dollari all’anno.

Incolpando la RP della Cina dei propri problemi economici, gli Stati Uniti d’America hanno iniziato una guerra commerciale e tariffaria contro la RP della Cina, che si è ritorta contro se stessi. Le tariffe statunitensi contro la RP della Cina sono costate alle aziende statunitensi più di 1.700 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato e hanno aumentato la spesa media delle famiglie di 1.300 dollari all’anno. Un rapporto del 2021 dello US-China Business Council ha sottolineato che la guerra commerciale con la RP della Cina ha provocato la perdita di 245mila posti di lavoro negli Stati Uniti d’America. Un rapporto di Moody’s Investor Service è stato citato per affermare che i consumatori statunitensi sostengono il 92,4% del costo dell’imposizione di dazi sui prodotti cinesi. Paul Krugman –Premio Nobel per l’economia 2008 – ha sottolineato in modo incisivo che la politica commerciale degli Stati Uniti d’America nei confronti della RP della Cina è fallita e le tariffe danneggiano gli Stati Uniti d’America più dei loro obiettivi previsti.

Il 18 maggio 2022, la National Retail Federation (NRF) ha scritto al presidente Biden chiedendo l’eliminazione delle tariffe che, come sottolineato nella lettera, potrebbero ridurre i prezzi al consumo fino all’1,3%. Janet Yellen, la segretaria del Tesoro degli Stati Uniti d’America, ha affermato che alcune tariffe sulla RP della Cina danneggiano i consumatori e le imprese statunitense e che vale la pena considerare il taglio delle tariffe per abbassare l’inflazione negli Stati Uniti d’America.

Gli ostacoli alla cooperazione economica e commerciale tra RP della Cina e Stati Uniti d’America provengono principalmente dalla parte statunitense. Oltre mille aziende cinesi sono state inserite nelle sue liste per reprimerle e sanzionarle. Il Congresso degli Stati Uniti d’America ha presentato più di trecento progetti di legge negativi relativi alla RP della Cina. Il proposto Bipartisan Innovation Act, che è ancora in fase di elaborazione, mira a frenare la crescita economica della RP della Cina.

Gli Stati Uniti d’America accusano arbitrariamente la RP della Cina delle sue politiche di sussidi industriali, ma il Paese stesso è stato tra i primi a sviluppare tali politiche, inclusi sussidi e così via.

Le successive amministrazioni statunitensi hanno lanciato piani per supportare le industrie emergenti. Attraverso sgravi fiscali, appalti pubblici e altri mezzi, le amministrazioni statunitensi hanno interferito nel mercato per promuovere la cooperazione tra governo e imprese e promuovere i trasferimenti di tecnologia. Negli anni Cinquanta e Sessanta del sec. XX, gli Stati Uniti d’America hanno intrapreso programmi speciali per promuovere lo sviluppo delle loro industrie aerospaziali e militari. Negli anni Novanta, l’amministrazione Clinton ha sostenuto la crescita delle industrie hi-tech con il piano dell’autostrada dell’informazione (Information superhighway: termine popolare utilizzato in quel periodo per riferirsi ai sistemi di comunicazione; esso è associato al senatore degli Stati Uniti d’America e successivamente al vicepresidente Al Gore).

Tali politiche industriali sono ancora praticate negli Stati Uniti d’America oggi. Un rapporto del Center for Strategic and International Studies ha rilevato che gli Stati Uniti d’America e i loro alleati e partner in Europa e Asia hanno aumentato i sussidi a settori come semiconduttori, batterie per auto elettriche e prodotti farmaceutici per sostenere le aziende nazionali.

Gli Stati Uniti d’America rappresentano la sfida più grande per il sistema commerciale globale. Seguendo la politica «America First», gli Stati Uniti d’America si sono rifiutati di assumersi i doveri dovuti ai sensi degli accordi commerciali multilaterali e si sono ritirati dai trattati e dalle organizzazioni internazionali, mettendo a dura prova lo sviluppo e il funzionamento del sistema commerciale globale. Un rapporto sulla risoluzione delle controversie dell’OMC ha identificato gli Stati Uniti d’America come i maggiori trasgressori delle regole, responsabili di due terzi delle violazioni delle regole dell’OMC. Gli Stati Uniti d’America hanno inoltre bloccato la nomina di nuovi giudici nell’organo d’appello dell’OMC, provocando un’impasse nell’organo d’appello dal dicembre 2019.

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