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Space e dintorni, con Simonetta Di Pippo

C’è un asteroide, il 21887, che IAU International Astronomical Union ha voluto chiamare “dipippo” per premiare l’impegno di Simonetta Di Pippo nell’ambito dell’esplorazione spaziale. Cavaliere ufficiale al Merito dal Presidente Della Repubblica Ciampi.

Nel 2009 ha creato l’associazione Women in Aerospace, di cui oggi è presidente onorario. Perché ha deciso di fondarla e cosa rappresenta oggi?
L’associazione è nata quando sono arrivata in Olanda, dopo quasi 20 anni in Italia. Mi sono resa conto che le problematiche che avevo attribuito al mio paese d’origine erano presenti ovunque. C’erano leggere nuance di differenza, ma il problema era sempre lo stesso, legato a due o tre elementi portanti: il primo è che, trattandosi di ambiente maschile, i parametri di riferimento sono maschili, e i canoni vorrebbero le donne deboli e accomodanti, oppure che seguano in toto il modello maschile, e lo seguano sempre. La donna che ha un comportamento che non rientra nei canoni può riscontrare delle difficoltà nel posizionarsi. Il secondo elemento è che le donne fanno meno networking. Infine, tendono a ripetere gli stessi errori commessi dalle generazioni precedenti, in particolare hanno paura di parlare, di non essere comprese. Più del 50% delle ragazze iscritte all’associazione (aperta ovviamente anche agli uomini, che sono il 10% degli associati) ci chiedeva corsi sul public speaking e su come prepararsi per i colloqui. Succede infatti che le donne tendano a giustificarsi, anche quando sanno… di fronte a una domanda, prima spiegano come arrivano alla risposta, e poi rispondono. Gli uomini, al contrario, prima rispondono e poi, se serve, spiegano. Per una commissione di selezionatori questo è un elemento importante. Assieme alla collega tedesca, con cui ho creato l’associazione Women in Aerospace, volevo aiutare le più giovani ad arrivare, in tempi brevi, in posizioni di leadership. Dobbiamo guardare le persone giuste per il ruolo giusto, così avremo dei team vincenti a livello nazionale ed internazionale.

Prima donna Direttore nella storia dell’ESA e l’unica al mondo a dirigere i “voli umani”, tecnicamente noti come “voli spaziali abitati”. Lei crede che innovazione e trasferimento tecnologico debbano mirare a migliorare il benessere. I dati raccolti dalla ricerca biomedica compiuta nello spazio avvalori, in qualche modo, le tesi sulla medicina di genere?
I Voli Abitati sono delle attività di esplorazione condotte con astronauti, al di là dei confini della terra, che si tratti di stazione spaziale internazionale e/o attività di preparazione, voli suborbitali etc, o anche esplorazione di altri oggetti del sistema. “Volo umano” è tutto quello che ruota intorno a questo pilastro principale, compresi gli esperimenti eseguiti in orbita per preparare al volo umano e presenza umana nello spazio, condotta in maniera sostenibile. Si tratta, di fatto, di “human space lab”, pertanto sulle stazioni spaziali occorrerebbe avere una presenza più bilanciata di genere, negli equipaggi. Sarebbe auspicabile perché c’è talento sia negli uomini che nelle donne e bisognerebbe sempre guardare al merito per puntare al bilanciamento di genere. Dall’altra parte, è utile studiare in modo sistemico la reazione fisiologica di uomini e donne a condizioni di microgravità, al fine di preparare equipaggi umani per lunghe permanenze nello spazio, che si tratti di una base sulla luna o viaggio su Marte, o che ci si prepari alla presenza lunga su orbita bassa. Le stazioni spaziali sono usate, oggi, prevalentemente per esperimenti scientifici, ma in un futuro prossimo potrebbero essere luoghi di produzioni particolari. Potrebbero essere alberghi, dove un individuo può decidere di passare qualche giorno spensierato.

Quindi la colonizzazione della luna può essere un obiettivo Space di breve termine?
Il concetto è più di espansione della specie umana su altri oggetti del sistema solare. C’è insito nello spirito umano il desiderio di scoperta, ma anche discorso economico è interessante: ci sono dei programmi concreti in corso, come il programma NASA Artemis, che punta a riportare gli astronauti sulla superficie lunare, il cui claim recita “We are going forward to the Moon to stay”. E ci sono anche progetti sul lato russo-cinese, se parliamo di esplorazione con equipaggi umani e ci sono stati e continuano ad esserci esplorazioni robotiche. I piani attuali prevedono presenza umana, sulla Luna, già a partire dalla fine di questo decennio.

Progettare, applicare e misurare l’impatto dell’innovazione. Quanto può incidere l’Intelligenza Artificiale in questo campo?
Il punto è sempre quello, la capacità di analizzare scomponendo i problemi e anche pensando out of the box. Non tutto quello che è consolidato può continuare a funzionare, perché cambiano le condizioni di contorno, soprattutto nel settore spaziale che è in costante e rapida evoluzione, e necessità di un approccio multidisciplinare. Se vogliamo uno sviluppo economico sostenibile, vale per l’Italia ma anche per i paesi emergenti in via di sviluppo, dobbiamo accedere al pool di risorse migliori, questo è fondamentale per lo sviluppo. Per quanto riguarda l’AI, è una tecnologia di frontiera che, integrata con tecnologie spaziali, ci consentirà di fare altri passi di innovazione anche nel settore spaziale. Ci sono attività che portano all’aumento dell’uso di Intelligenza Artificiale nei satelliti, ma anche a terra, nell’analisi di dati, il cui numero è destinato a crescere e richiederà l’utilizzo dell’AI per l’enorme mole di dati raccolti. 

La scuola, per vocazione e natura, è chiamata a incidere sulle dinamiche dell’istruzione, ma risulta a volte “asincrona”, con delle tempistiche a rilento rispetto al mondo del lavoro. Quanto costa insegnare ad essere innovativi e creativi?
Stiamo perdendo un concetto di base: la vita è piena di difficoltà, bisogna avere la consapevolezza che occorra essere resilienti, e che per ottener dei risultati bisogna sacrificarsi, essere focalizzati, bisogna studiare, impegnarsi. Spesso i più giovani sono così abituati agli oggetti informatici che hanno un bisogno enorme di assorbire informazioni, si tratta di una generazione che potrebbe andare più rapida di come abbiamo fatto noi, ma tendiamo a dargli un ambiente lento, rilassato. Ognuno va lasciato libero di trovare la sua strada, quello che più si confà alle proprie caratteristiche, ma sul fatto che si debba imparare a essere resilienti, flessibili, focalizzati sull’obiettivo, questi sono concetti di base che andrebbero applicati soprattutto quando si parla di educazione. Io non ho una ricetta, so solo che questo approccio, che io ho utilizzato per il mio di figlio, ha funzionato benissimo. Non lasciamo che i ragazzi si annoino a scuola, portare innovazione è fondamentale e l’approccio alla flessibilità e alla focalizzazione funziona sempre

Fra gli innumerevoli premi ricevuti, il Women in Aerospace Leadership Award, le è stato assegnato per il suo ruolo di Ispiratrice per le giovani donne nel settore.
Credo molto nel valore della divulgazione, credo che sia uno dei compiti degli scienziati, dei manager, perché quello che si impara è corretto provare a ritrasferirlo. Più info si ottengono quando si è giovani, meglio si può sperare di trovare la propria strada in maniera confortevole.  Lo spazio non è solo inspirational per la parte scientifica, ma è un modo di vivere. Più di 20 anni andai a fare una lezione in un liceo scientifico, e un paio dei ragazzi presenti, dopo molti anni, hanno trovato la mia mail per comunicarmi che sei erano laureati in astrofisica. Mi è sembrato importante che si fossero ingegnati, come in una caccia al tesoro, trovare la mia mail al solo scopo di comunicarmi, con orgoglio, che quella lezione aveva deciso del loro futuro. Erano entrambi maschi. Se parliamo di ragazze dobbiamo provare ad agire prima degli 11- 13 anni, quando molte di loro, forse per preconcetti e ragioni di natura sociale, si allontanano dalla scienza, e quando arrivano all’ultimo anno del liceo è già tardi, bisogna intervenire prima. Io faccio anche delle attività con i bambini, e qualche anno fa qui a Milano, nella triennale, partecipai a un evento in cui mi avevano accoppiato a una bambina di otto anni, che aveva il desiderio di fare la scienziata e che, indicandomi con il dito, mi chiese: “come faccio a diventare come te?”. Mi sono sentita responsabile, e mi sono resa conto che quello che dico e che faccio ha un impatto anche più forte di quello che vorrei. Le risposi “non devi diventare come me, devi acquisire le tue capacità per diventare quello che vuoi”. Non so cosa abbia poi fatto nella vita, ma so che questo tipo di approccio, “la vita è tua, fai di testa tua” è un po’ forte ma riscalda gli animi, soprattutto delle ragazze, perché spesso le donne pagano una mancanza di autoconsapevolezza, pensano che sia meglio cimentarsi con una scelta semplice, per essere certe di farcela, di non fallire. È un po’ come scegliere di non giocare una partita per paura di perdere. Ma la partita va comunque giocata, e poi magari si vince!

Simonetta Di Pippo è Membro e co-Presidente del World Economic Forum Global Future Council on Space. Ha diretto l’ufficio degli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico delle Nazioni Unite (UNOOSA) e oggi è direttore dello Space Economy Evolution Lab della SDA Bocconi, SeeLab. Una donna che ha saputo fare la differenza in un contesto prettamente maschile, che da sempre si è distinta per l’impegno a bilanciare la presenza di genere nel settore dell’Aerospazio, che le è valsa il titolo di UN International Gender Champion nel 2017.

 

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