Cerca
Close this search box.

Zuckerberg: il metaverso ci farà bene

Zuckerberg Threads

Mettete da parte per un momento – se ce l’avete – il vostro disprezzo per Mark Zuckerberg. E riflettete su questa domanda: un giorno, il metaverso potrebbe migliorare il nostro disfunzionale mondo online?

Il co-fondatore di Facebook e CEO di Meta, in una lunga intervista andata in onda all’interno del podcast condotto da Joe Rogan, si è espresso relativamente a quelli che dovrebbero essere i meriti del metaverso.

Nella visione di Zuckerberg, la realtà aumentata e virtuale aiuterà a creare esperienze sociali più intime, riunendo le persone – anche se in forma avatar – in contesti che permetteranno relazioni più amichevoli. Piuttosto che ‘chattare’ passivamente l’un l’altro comodamente da una tastiera, Zuckerberg prevede un ritorno a interazioni più attive.

“Penso che sarà probabilmente molto più salutare per noi”, ha detto Zuckerberg a Rogan. “Invece di tenere ogni contenuto nel nostro piccolo schermo del cellulare, potremmo andare in giro. Credo che questo permetterà alle persone di interagire meglio tra di loro e sì: credo proprio che sarà potente”.

Zuckerberg ha proseguito: “Il mio obiettivo per questi prossimi set di piattaforme, è far sì che saranno più coinvolgenti e, si spera, più utili. Non voglio necessariamente che le persone trascorrano più tempo con i computer. Voglio solo che il tempo che le persone trascorrono con gli schermi sia di qualità. Oggi, per la gran parte del tempo sei semplicemente seduto in questo ‘stato beta’, consumando contenuti”.

I dispositivi tecnologici che abbiamo attualmente a disposizione ci hanno resi più connessi digitalmente, ma fisicamente isolati. Un nuovo ecosistema che renda più facile vedersi e ascoltarsi in modo significativo dovrebbe, in teoria, aiutare a riparare il nostro logoro tessuto sociale.

Eppure lo stesso Zuckerberg, insieme al collega pioniere della tecnologia Jack Dorsey, ci ha mostrato perché questa visione utopica è più che altro un sogno.

Nonostante le nobili intenzioni iniziali per Facebook e Twitter, ovvero fornire piattaforme che rendessero il mondo più connesso, entrambe le piattaforme si sono poi evolute in mostruosità incontrollabili, causando danni che i loro fondatori non avrebbero mai previsto.

Per una prospettiva sulla portata di questi problemi, basti considerare come Zuckerberg ha detto a Rogan che Meta, la società madre di Facebook e Instagram, ora spende circa 5 mld di dollari all’anno per i suoi team dedicati alla “integrità delle comunità”. Tali unità, tra le altre attività, sono responsabili dell’identificazione di contenuti offensivi, della rimozione di materiale dannoso e della lotta alla disinformazione.

L’ampiezza della sicurezza, della protezione e dei problemi aziendali di Meta è così vasta che Zuckerberg ha ammesso di svegliarsi quasi tutte le mattine e di sentirsi come se fosse stato “colpito con un pugno nello stomaco”, dopo aver letto un’infinità di messaggi negativi sullo schermo del suo telefono. Di certo, non è quello che sognava nella sua stanza del dormitorio di Harvard.

Dorsey, alla domanda di un utente Twitter che gli chiedeva se la piattaforma fosse “andata come voleva”, ha risposto: “Il mio più grande rimpianto è che sia diventata un’azienda”. Ha continuato affermando che desiderava che Twitter diventasse “un protocollo”, comunemente definito come decentralizzato, uno strumento interoperabile utilizzato per alimentare programmi digitali come e-mail e messaggistica istantanea.

Il commento ha fatto eco alle lamentele di Dorsey sul fatto che Twitter sarebbe diventato “di proprietà di Wall Street e del modello pubblicitario”. Sebbene Dorsey non sia andato nei dettagli di queste lamentele, l’ovvia implicazione è che il lato finanziario è diventato prevalente, portando all’amplificazione di contenuti popolari ma divisivi. Oltre che alla censura della parola.

Per molti versi, Zuckerberg si ritrova come quando Facebook era agli inizi, cercando di creare qualcosa da zero. Anche se questa volta con miliardi di dollari e migliaia di dipendenti a sua disposizione.

“Voglio solo fare in modo che le esperienze che stiamo vivendo non siano solo cose passive”, ha detto Zuckerberg a Rogan.

Eppure il metaverso è già pieno di dubbi sui comportamenti degli utenti, che vanno dalle molestie, all’incitamento all’odio e alla violenza virtuale.

È anche facile immaginare una pletora di imminenti dilemmi etici sul tipo di interazioni consentite, su come il comportamento verrà controllato e su come le motivazioni monetarie di Meta influenzeranno ogni processo decisionale.

Zuckerberg ormai dovrebbe sapere che “fare semplicemente delle cose” non è così semplice.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.