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Il ponte tra 2 mondi: le banche e il salto nel metaverso

metaverso tech

Un’etichetta vuota? Forse per il momento lo è, ma nel 2030 varrà 5.000 mld di dollari: il metaverso è forse il salto verso l’ignoto più grande per la finanza e il mondo delle banche. E saltare potrebbe essere  l’unico modo per non diventare obsoleti. – La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022.

Il metaverso, quell’etichetta che le big tech (Meta in testa, considerando che per il metaverso ha cambiato nome) riescono a usare con disinvoltura, diventa più scomoda per gli attori che tech non sono. Eppure, l’accusa di etichetta vuota potrebbe reggere ancora per poco. Un esempio è il mondo dei servizi finanziari: le banche hanno cominciato a sperimentare sul metaverso, cercando di capire quale sia il vantaggio di trasferire lì i propri servizi. Secondo un report di McKinsey, nel 2030 il metaverso sarà un’etichetta – non tanto ‘vuota’ – da 5.000 mld di dollari.

I casi d’uso sono pochi. Sul metaverso di The Sandbox è sbarcata la coreana Keb Hana Bank, per “allargare il bacino di utenti”. In primavera è stato il turno della britannica Hsbc, sempre nell’ecosistema Sand. E anche JPMorgan ha investito, ma su Decentraland, acquistando uno spazio virtuale nel centro commerciale virtuale Metajuku. Il Banco Santander spagnolo ha organizzato su Decentraland un contest per startup. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di aprire uno spazio all’interno della piattaforma per la loro Banca commerciale internazionale (Cbi).

In Italia ci sono ancora meno iniziative. Una delle principali è il ‘Metaverse 4 Finance Accelerator’, il primo programma italiano di accelerazione per startup – promosso dal gruppo Sella – per lo sviluppo di soluzioni innovative, nell’ambito del metaverso applicato alla finanza. Secondo Stefano Azzalin, Ceo di dpixel (l’accelerator di Sella con cui è stato creato il programma) si tratta di un “percorso per realtà che possano portare a noi e al sistema un osservatorio sulle innovazioni del metaverso che possono impattare sul sistema bancario. Diamo alle startup un ambiente con fondi (100mila euro per ognuna delle prime cinque startup selezionate) e una rete di partner con cui creare connessioni, come Sella Lab, Ogr Tech, Visa e Hype”.

Alla base del progetto, ancora nella fase di ricezione delle candidature, ci sono due ragioni. La prima: le opportunità generate dal metaverso, “che sta già esprimendo dei numeri molto interessanti in termini di asset digitali, si parla di una capitalizzazione pari quasi al Pil della Germania”.

La seconda ragione, dice Azzalin, è la “mitigazione di alcuni rischi”. Quello di diventare obsoleti e quello del mancato investimento sulle risorse umane. “Le competenze che servono a masticare queste tecnologie non sono quelle su cui abbiamo investito negli ultimi anni”. Gli attori finanziari sono “poco preparati”. Per questo il programma di accelerazione “non è solo un osservatorio: serve anche a creare un network per poter essere pronti quando ci saranno casi d’uso che renderanno obsoleto il vecchio mondo dei servizi finanziari”.

Il metaverso è come i telefonini di qualche anno fa, dice Azzalin: “Sappiamo che il potenziale è enorme, perché la componente di pervasività replica gli schemi dei social di oggi, ma nessuno immagina cosa sarà domani, quando si arriverà a un grandissimo livello di adozione e ci sarà un evoluzione dell’hardware. Le banche, in tutto questo, possono avere un ruolo determinante”.

Uno degli scenari plausibili, quando tra 10 anni gli use case saranno maturi, sarà quello di un metaverso che integrerà l’offerta degli istituti finanziari, accanto alla rete fisica e all’home banking.

Proviamo a immaginare come.

L’utilizzatore del metaverso bancario avrà per lo più tra i 18 e i 30 anni (un pubblico di nativi digitali, quindi). La sua giornata tipo sarà simile a quella odierna, soprattutto da quando l’avvento dello smart working ha allontanato molti dagli uffici.

Ma, in più, ci sarà un visore di realtà aumentata da usare dal divano di casa (o magari integrato nelle lenti di un’occhiale), che “potrà permettere di vivere una realtà virtuale con la stessa esperienza del mondo reale. Sarà possibile accedere a bancomat virtuali, filiali virtuali, avatar degli ‘sportellisti’ o del consulente finanziario”, spiega Adriano Gerardelli, responsabile dei Servizi finanziari di Minsait, azienda di digital transformation della società di consulenza Indra che ha presentato la propria offerta per il settore finanziario nel metaverso, del quale fa parte uno spazio virtuale al quale accedere tramite un avatar.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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