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mario draghi governo crisi pnrr

La Commissione Ue ha annunciato l’approvazione ufficiale della seconda tranche da 21 mld di euro nell’ambito del Pnrr dell’Italia. Il Governo Draghi, spiega un portavoce della Commissione in una nota ufficiale, “ha raggiunto tutti i 45 obiettivi” previsti e “la messa in opera degli investimenti sta entrando nella sua fase di pieno svolgimento”.

Che cosa significa? Che i 21 mld della seconda tranche di aiuti all’Italia, sono stati deliberati perchè “il 28 giugno 2022, l’Italia ha presentato alla Commissione una richiesta di pagamento basata sul raggiungimento delle 45 tappe e degli obiettivi selezionati nella decisione di esecuzione del Consiglio per la seconda rata. Tali obiettivi riguardano le riforme nei settori del pubblico impiego (nell’ambito di una più ampia riforma della pubblica amministrazione), degli appalti pubblici, della professione docente, dell’amministrazione fiscale e dell’assistenza sanitaria territoriale. La richiesta di pagamento comprende investimenti in settori chiave, tra cui la banda ultra larga e il 5G, la ricerca e l’innovazione, il turismo e la cultura, l’idrogeno, la rigenerazione urbana e la digitalizzazione delle scuole. La richiesta di pagamento comprende anche un investimento per sostenere la riforma del sistema giudiziario e ridurre l’arretrato”, è scritto in una nota della Commissione Ue.

“Con la loro richiesta – continua la nota – le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate ed esaurienti che dimostrano il raggiungimento delle 45 tappe e degli obiettivi. La Commissione ha valutato attentamente queste informazioni prima di presentare la sua valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento”.

Bruxelles “ha ora inviato al Comitato economico e finanziario la sua valutazione preliminare positiva sul rispetto da parte dell’Italia delle tappe e degli obiettivi richiesti per questo pagamento, chiedendo il suo parere. Il parere del Comitato che dovrà essere emesso entro un massimo di quattro settimane, dovrà essere preso in considerazione nella valutazione della Commissione. A seguito del parere, la Commissione adotterà la decisione finale sull’erogazione del contributo finanziario. Dopo l’adozione della decisione da parte della Commissione, l’erogazione all’Italia può avere luogo. La Commissione valuterà le ulteriori richieste di pagamento da parte dell’Italia in base al raggiungimento delle tappe e degli obiettivi delineati nella decisione di esecuzione del Consiglio, che riflettono i progressi nell’attuazione degli investimenti e delle riforme”.

Come dire: quello che finora il Governo Draghi s’era impegnato a fare è stato fatto e dunque gli aiuti arriveranno come da accordi. In futuro, nulla cambierà. L’Italia riceverà fino a 210 mld di euro dalla Commissione Ue in cambio delle riforme promesse.

La seconda tranche di pagamenti per 21 miliardi, dunque, dovrebbe essere accreditata al Tesoro italiano entro fine ottobre, più o meno negli stessi giorni in cui Giorgia Meloni potrebbe aver giurato come premier. In queste ore Giorgia Meloni e il premier in carica per gli affari correnti Mario Draghi hanno più volte parlato al telefono dell’accreditamento di questa seconda tranche di pagamenti da 21 mld di euro all’Italia e dei lavori preliminari già avviati per la redazione della Legge di Bilancio. Non solo. Fonti di Palazzo Chigi fanno trapelare non solo la soddisfazione di Draghi, ma anche i costanti contatti tra il premier e il capo dello Stato Sergio Mattarella sui progressi del Pnrr.

Il Governo – fa sapere sempre Palazzo Chigi – è al lavoro sui 55 traguardi e obiettivi da conseguire entro fine anno e che daranno diritto a richiedere a Bruxelles la terza rata di finanziamenti, pari a ulteriori 19 mld di euro. L’azione del Governo punta a realizzare in anticipo numerosi obiettivi, già a settembre e poi in ottobre, rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2022. Si tratta di circa il 50% degli interventi, sui quali la Commissione europea eserciterà la sua valutazione. Insomma Draghi sta preparando un ordinato e tranquillo passaggio di poteri al nuovo premier (con ogni probabilità Giorgia Meloni) che dovrà così solo concludere un lavoro già ben avviato.

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