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Digitalizzazione, i ritardi dell’Italia

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In un mondo che corre verso l’ennesima rivoluzione tecnologica, e costretto dal particolare periodo storico a ripensare alle abitudini di vita e alle modalità di affrontare determinate situazioni, risulta sempre più importante andare incontro alle sfide della digitalizzazione.

Il 27% di ‘Italia domani’ – all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza – è dedicato alla transizione digitale. Molte delle azioni che prima compivamo, senza pensarci, di persona (come lavorare, andare in un negozio o banalmente parlare con qualcuno) soprattutto durante il primo anno di pandemia sono state rese possibili grazie all’online (basti pensare al boom dello smart working). E sebbene adesso la ‘fase critica’ sembri essere passata, alcune di queste abitudini sono non solo rimaste: ma si sono ulteriormente affermate. 

Covid-19 ha accelerato il processo di trasformazione digitale ovunque e anche nel nostro Paese. La maggior dimestichezza nei confronti delle nuove tecnologie ha contribuito ad un cambio di passo, che ci si aspetta possa portare a una crescita economica più robusta, sostenibile e inclusiva a livello globale.

E se nel 2021, l’Italia si posizionava al ventesimo posto tra i Paesi europei nell’indice di digitalizzazione Desi (Digital Economy and Society Index), e appariva in ritardo soprattutto sul livello di competenze digitali (un campo nel quale presentava un indice superiore solo a Romania e Bulgaria), nel 2022 l’Italia sale dal 20esimo al 18esimo posto fra i 27 Stati membri.

Guadagniamo posizioni, dunque, nell’indice generale sulla digitalizzazione dell’economia e della società. Ed è la stessa Commissione europea a sottolineare il buon ritmo dei progressi fatti dal nostro Paese negli ultimi cinque anni. Ma le indicazioni per i prossimi mesi e anni sono chiare: siamo ancora indietro rispetto alla media europea per utilizzo dei servizi pubblici digitali e, come sempre, il tasto più dolente riguarda le competenze.

L’anno precedente solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possedeva perlomeno competenze digitali di base (la media Ue è del 56% e l’obiettivo per il 2030 è arrivare all’80%) e solo il 22% disponeva di competenze digitali superiori (31% in Europa).

Attualmente siamo al 25esimo posto nell’indicatore relativo al capitale umano e solo il 46% delle persone possiede almeno competenze digitali di base (contro una media Ue lievemente calata al 54%). Non è una sorpresa, ma una conferma del fatto che politiche e investimenti debbano insistere soprattutto su questa dimensione.

Per rimettersi in carreggiata (e soprattutto rispettare gli accordi con Bruxelles), arrivano allora le linee guida del Piano 20-22 della Cassa Depositi e Prestiti.

Quattro assi. Dalla banda ultra larga alle torri del 5G fino ai data center per i servizi cloud. Lo sviluppo delle infrastrutture di connettività è la prima area di intervento di Cdp sulla digitalizzazione. Si passa poi al supporto alla trasformazione digitale delle imprese, a quello per la pubblica amministrazione e al rafforzamento della sicurezza cibernetica, che ha recentemente assunto “una rilevanza crescente su tutto il territorio”.

“La digitalizzazione avrà un ruolo decisivo per favorire la crescita economica e sociale nel contesto post-pandemico”, ha sottolineato la Cassa Depositi e Prestiti. Riportando che, per esempio, un aumento della penetrazione della banda larga pari al 10% sarebbe in grado di produrre un incremento del Pil pari a circa l’1%. O ancora, che all’aumentare della penetrazione della banda larga fissa, diminuirebbe il livello delle emissioni di CO2.

Una delle direttrici strategiche di azione indicate da Cdp è quella di sostenere gli operatori nella diffusione della connettività nelle aree bianche (quelle a fallimento di mercato) e grigie del Paese. Relativamente alle aree bianche, Open Fiber (società di cui Cdp Equity detiene il 60%) prevede entro il 2023 la copertura totale. E l’intervento del Piano 20-22 indica l’obiettivo di un’accelerazione che ha l’obiettivo di recuperare i ritardi accumulati dal 2015.

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