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Né senza né contro l’Unione europea

von der Leyen vaccini

Alla luce del risultato elettorale, con il trionfo di Giorgia Meloni e FdI, appare doppiamente chiaro quanto sia dirimente per la politica italiana l’approccio e l’indirizzo politico tramite il quale posizionare in questa legislatura il ruolo del nostro Paese nell’Unione europea. Ci sono infatti almeno 3 ragioni che rendono le forme e i modi con i quali scegliere di rapportarsi con l’Europa un vero e proprio fattore discriminante per il nostro futuro. Vediamole.

In primo luogo – come è a tutti noto – di fronte all’alternativa tra una linea più europeista, capace di rafforzare e rilanciare il nostro Paese nel quadro dell’Ue, e una linea più nazionalista e sovranista che miri a ridurre le reciproche interdipendenze, c’è un grande tema comunque sul tavolo del confronto politico, che attende una risposta adeguata. Ossia il finanziamento e l’allocazione dei fondi del Pnrr, cioè l’attuazione, puntuale e concreta, di quei progetti che sono stati proposti (e finanziati) per rilanciare innanzitutto l’economia italiana dopo la pandemia di Covid-19 e dunque permettere primariamente lo sviluppo verde e digitale del Paese.

Si tratta, inutile dirsi, di un’opportunità storica per investire nella forza dell’Italia e nella sua capacità di ritornare a crescere, come ha già dimostrato nell’attuazione della sua prima tranche di finanziamento il governo di Mario Draghi; opportunità che oggi sarà messa alla prova del nuovo governo. Questo, infatti, è chiamato a corrispondere punto per punto a quanto già stipulato, altrimenti i fondi concordati non arriveranno. E poi sarà ancor più chiamato a dare piena forza a quanto già individuato e a mettere a terra, come si dice, tutti i progetti proposti ma non ancora realizzati. Non poco, insomma. Sebbene a molti, invece, tutto ciò non appaia ancora così chiaro. Eppure, al contrario, è meglio prenderne coscienza quanto prima, con intelligente determinazione. E darsi da fare.

Poi c’è tutto il tema dei modi e delle forme di come valorizzare il ruolo del nostro Paese dentro le tensioni geopolitiche che viviamo, in ragione della guerra d’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Vanno poi gestite le conseguenze di queste tensioni: dal costo dell’energia al commercio globale, dal fenomeno migratorio alle politiche di difesa, che toccano tutti e ciascuno, chiamando il nostro Paese (il più esposto nel Mediterraneo per la sua conformazione geografica) bon gré mal gré, a un ruolo non gregario. Tuttavia un conto è farlo sotto la spinta altrui, un conto è farlo con una chiara visione strategica, capace di non abiurare innanzitutto alle nostre storiche radici atlantiste e fortemente, appunto, europeiste.

Infine, come il caso ungherese di Orban è lì a dimostrare, il processo di rafforzamento di interdipendenza reciproca è tale ormai che ogni regressione illiberale, a partire dai diritti fondamentali e dall’attuazione del diritto europeo nel nostro ordinamento, non sarà tollerata; anzi – e giustamente – sarà combattuta, in quanto considerata contro i valori liberaldemocratici, cioè contro i valori italiani ed europei.

Ecco allora perché, sia pur sinteticamente, il nuovo governo non potrà stare né senza né contro l’Unione europea. A buon intenditor… 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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