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Finanza rosa, meno del 10% dei fondi italiani è guidato da donne

donne finanza

Se i conti sono (di questi tempi) spesso in rosso, la finanza non è (ancora) un settore in rosa. E mentre altrove si parla di soffitto di cristallo, in economia e finanza la barriera appare decisamente più spessa. Al di sotto di una punta di aziende guidate da donne, la parte significativa dell’iceberg è ancora saldamente mano agli uomini. Basti pensare che meno del 10% degli 864 fondi italiani è guidato da donne.

Dati in linea con quelli di una indagine internazionale realizzata da Academic Insights on Investing nel 2021: su 9.667 posizioni di responsabile investimenti, capo della ricerca e head of investment banking, in 29 Paesi analizzati, la presenza mediana delle donne nel ruolo di chief investment officer (Cio) era del 9%. Vanno meglio l’Austria con il 20%, seguita dalla Cina con un 19% e dalla Finlandia che ne conta il 16%.

Quando le quote sono equilibrate, però, le aziende hanno performance migliori e reggono ad eventuali crisi: le società con il 30% di donne al vertice sono più stabili di quelle dove sono solo il 20%. “Sembra che donne ed economia siano concetti molto lontani almeno nelle imprese, eppure molto spesso le responsabili di spesa domestiche sono le donne e anche quando non pagano, sono ‘influencer’ delle scelte”, commenta Claudio Barnini, autore del nuovo ebook ‘Donne Controcorrente in Economia e Finanza’, presentato in questi giorni a Roma.

“Ritengo che le aziende finanziarie – e non solo quelle – dovrebbero adottare un approccio ‘gender blind’ in cui la selezione e la scelta avviene sulle competenze, abbandonando anche il concetto di quota rosa, poco gradito”.

“Se nelle aziende finanziarie le donne hanno dimostrato di poter avere performance pari a quelle dei colleghi uomini, c’è ancora molto da fare tra le donne comuni. L’autonomia economica per molte è ancora lontana: quasi il 40% delle giovani (tra i 25 e i 44 anni) dipende economicamente da qualcuno, genitori o partner, tra le più adulte il 30% (tra i 45 e i 54 anni) non può contare su un reddito personale e peggio ancora va tra le over 55 delle quali il 40% non può contare su alcuna autonomia. Mentre solo il 17% delle giovani laureate non possiede un conto in banca personale o dipende da altri per la propria sopravvivenza”, sottolinea Johann Rossi Mason, editrice dell’ebook.

“Da editore – aggiunge Rossi Mason a Fortune Italia – sono stata felice di dare voce alle manager della finanza, ritengo infatti che una maggiore presenza femminile possa rispondere a bisogno nuovi e peculiari. Anche nelle scelte finanziarie le donne hanno una sensibilità diversa che i gestori non hanno ancora intercettato. Le donne hanno bisogno anche di una formazione finanziaria per recuperare un gap storico. Come madre di una studentessa in economia – afferma – sento questo imperativo ancora più impellente. E’ ormai noto che i management misti sono quelli che aumentano la redditività propria e degli investitori. E’ importante mettere in campo tutte le competenze disponibili e le donne possono apportarne di variegate”.

“Una recente ricerca di Episteme – interviene Barnini parlando con Fortune Italia – ha rilevato come in Italia il 37% delle donne non possiede un conto corrente, e questo può avere solo due significati: dipendono economicamente da qualcun altro o affidano la gestione del proprio guadagno al partner. Una donna su tre. Incredibile. Raccontare storie di manager, professioniste, imprenditrici che nel campo dell’economia e della finanza si sono imposte come e più degli uomini in un mondo, quello dove girano soprattutto soldi per intenderci fondamentalmente patrimonio maschile, mi è sembrato importante e utile”. 

Eppure le donne sono interessate ad una gestione delle proprie finanze, anche se non sempre trovano interlocutori adatti. Un’altra ricerca – condotta nel 2022 da un istituto finanziario digitale – ha scoperto che il 56% delle donne che non hanno investito, ha valutato questa opportunità in passato. “Se non lo fanno è per l’assenza di una concreta educazione finanziaria – afferma Barnini – che le penalizza e le mette a rischio di fare scelte sbagliate. Molte per paura di mettere a rischio capitale o risparmi semplicemente rinunciano. Nonostante ambiscano ad una sicurezza finanziaria per la famiglia e i figli (40%) e desiderino massimizzare i risparmi per la pensione (30%)”.

Oltretutto le aziende finanziare guidate da donne mostrano più spesso una vocazione che va incontro alle esigenze di un pubblico di investitrici. Le donne prediligono investimenti in aziende e fondi che rispecchiano prima di tutto i loro valori: sostenibilità, rispetto per l’ambiente, salute.

Christine Lagarde, presidente della Bce, quando era a capo del Fondo monetario internazionale ha calcolato che, nella maggior parte dei Paesi, l’inclusione delle donne potrebbe contribuire a un aumento del Pil fino al 35%.

‘Donne Controcorrente in Economia e Finanza’ sarà disponibile su piattaforma Amazon e Kobo oltre che sul sito masonandpartners.it gratuitamente sino al 31 dicembre per favorirne la massima condivisione (e poi al costo di 3.99 euro). Nove le aziende del settore finanziario che hanno partecipato come sponsor, mettendo a disposizione le loro risorse umane: Arca Sgr, Avm Gestioni, Certimeter Group, Clessidra, Intrum, Irtop Consulting, Permare, Officinecst e Wise Society.

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