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Gas, stoccaggi pieni ma per l’Iea è “allarme per il 2023”

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‘Non è mai troppo presto per prepararsi per il prossimo inverno’. Il titolo del report più recente dell’Agenzia internazionale dell’energia è eloquente, ma forse non rende l’idea di quanto sia urgente pensare a come rimediare alla carenza di gas naturale il prossimo anno. Adesso, dice anche il report, le riserve europee sono piene. In Italia la capacità potrebbe anche aumentare, quando entreranno in funzione i nuovi impianti di Piombino.

Ma dopo l’inverno, riempire le scorte potrebbe essere più difficile di quanto sia stato quest’anno: l‘Europa potrebbe affrontare un gap di ben 30 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale durante il periodo estivo.

Secondo l’Iea, è questo il periodo chiave per il rifornimento dei siti di stoccaggio del gas nel 2023. La soluzione principale, per l’agenzia, si nasconde non nei rifornimenti, ma nella domanda energetica: vanno ridotti i consumi.

Il nuovo rapporto mostra che i siti di stoccaggio del gas nell’Unione europea sono ora pieni al 95%, un 5% in più rispetto al livello medio di riempimento a 5 anni.

In questo modo, con gli stoccaggi si potrà far fronte a circa il 25%-30% della domanda giornaliera del mese di gennaio, ha stimato Snam comunicando i dati di stoccaggio italiani il 31 ottobre, che come quelli europei sono al 95%: tra Italgas, Edison e Snam, stima l’Ansa, l’Italia ha da parte oltre 19 miliardi di metri cubi.

Solo per quanto riguarda Snam il totale è di 15,7, se agli 11,2 mld di metri cubi di gas naturale stoccati quest’anno si sommano i 4,5 miliardi di stoccaggio strategico.

“Il risultato non era ipotizzabile anche solo lo scorso luglio, quando il traguardo fissato al 90% sembrava di per sé molto sfidante” ha commentato Stefano Venier, Ad di Snam. “Questo risultato è stato possibile grazie a una azione “di sistema” che ha visto coinvolti attivamente sia le diverse componenti del governo e di Arera, sia i principali operatori, oltre a Snam”.

Ma il rapporto Iea avverte che, perlomeno nel continente, il cuscinetto fornito dagli attuali livelli di stoccaggio, così come i recenti prezzi del gas più bassi e le temperature insolitamente miti (che oltre a far scendere i prezzi, hanno anche contribuito al raggiungimento della quota del 95%, dice Snam), non devono far dimenticare che l’anno prossimo le cose potrebbero cambiare.

Cosa cambia rispetto al 2022:

1.     Meno gas russo

Il processo di riempimento dei siti di stoccaggio del gas dell’Ue quest’anno ha beneficiato di fattori chiave che probabilmente non si ripeteranno nel 2023. Uno su tutti: siamo stati in grado di riempire le riserve grazie ai flussi dei gasdotti russi. Con l’evolversi della guerra in Ucraina e delle tensioni internazionali, il flusso è stato tagliato, ma se si guarda la prima metà dell’anno è stato abbastanza normale. Nel 2022 sono arrivati, così, 60 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia: è molto probabile che quella cifra scenda drasticamente a zero, nel 2023.

In Italia, è lo stesso Venier a mettere in conto la mancanza del gas russo per il prossimo anno.

L’Ad parla delle grandi navi rigassificatrici acquistate quest’anno, la Golar Tundra e la Singapore Bw, in grado di trattare 5 miliardi di metri cubi di Gnl l’anno, contribuendo al 13% del fabbisogno nazionale. Anche con quei rigassificatori, “l’azione è già volta a ottimizzare l’erogazione invernale e a costruire le condizioni per la campagna della prossima estate, quando sarà necessario anche sostituire i circa 2 miliardi di metri cubi di provenienza russa stoccati quest’anno”.

Secondo Venier la Golar Tundra, nel porto di Piombino, potrebbe entrare in funzione nel maggio 2023: sarebbe quindi una risorsa fondamentale, in un contesto ancora più difficile di quello attuale.

Senza contare che per ottimizzare di più il sistema la Stogit (la società degli stoccaggi di Snam) ha attivato, già oggi, il ‘contro-flusso’, per consentire agli operatori di conferire nei giacimenti gestiti dall’azienda il gas disponibile anche nei mesi di novembre e dicembre, durante la campagna di erogazione. Il gas potrà quindi essere erogato al sistema nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2023. “Grazie a questo strumento, istituito per la prima volta in assoluto, sarà possibile preservare alcuni quantitativi di gas nei giacimenti per il periodo invernale di picco della domanda, garantendo una maggiore prestazione di punta in erogazione nelle giornate più fredde”, dice Snam.

2.     Più domanda cinese

L’Iea fa anche notare che nel 2022 la Cina ha importato meno Gnl, e questo ha consentito all’Europa di averne di più e compensare il calo delle forniture di gas dalla Russia.

Se le importazioni cinesi di Gnl tornassero l’anno prossimo ai livelli del 2021, significherebbe che l’85% dell’aumento previsto dell’offerta globale di Gnl servirebbe a soddisfare la domanda cinese.

E l’offerta non aumenterà molto: si tratta di 20 miliardi di metri cubi, la metà dell’aumento medio che c’è stato negli anni tra 2016 e 2019. Naturalmente, si tratta anche di una cifra molto inferiore rispetto al probabile calo di gas russo all’Ue il prossimo anno.

Meno forniture russe da una parte, maggiore domanda cinese dall’altra: su questa base l’Iea ha calcolato il gap da 30 miliardi di metri cubi in Europa. Tradotto, significherebbe che il 31 ottobre 2023, l’Europa si potrebbe ritrovare con la metà del gas messo in cascina oggi: la quota del 95% sarebbe molto lontana. E l’inverno 2023-24 più difficile.

Secondo il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol “i governi devono agire immediatamente per accelerare i miglioramenti nell’efficienza energetica e accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e delle pompe di calore – e altre misure per ridurre strutturalmente la domanda di gas”.

La risposta del 2022 ha consentito all’Italia di alleggerire le preoccupazioni sul prossimo inverno. Secondo Snam, “gli sforzi intrapresi, in questi mesi, da tutti i soggetti coinvolti hanno consentito – anche attraverso il servizio di ultima istanza istituito per la prima volta lo scorso giugno dal MiTE e da Arera – di recuperare un gap di almeno 3 miliardi di metri cubi, compensando il mancato conferimento da parte di numerosi soggetti presenti negli anni precedenti”. Ma nel 2023 la sfida potrebbe essere ancora più difficile.

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