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Il valore della trasparenza: parla Laura Rovizzi, founder e AD di Open Gate Italia

INCONTRIAMO LAURA ROVIZZI, founder e AD di Open Gate Italia, società di lobbying in continua crescita e con un chiaro piano di sviluppo di medio periodo fondato su valori forti e una precisa visione di quella che deve essere l’evoluzione di questa professione. Qual’è lo stato attuale del mercato dell’attività di lobbying? È un mercato giovane, non compa-rabile col mercato storicamente più strutturato degli USA. E’ anche un mercato dove è difficile identificare chi fa che cosa, se aggreghiamo linee di attività e servizi siamo alla dimen-sione di una media impresa; è certo necessario consolidarlo e renderlo più trasparente e comprensibile. Quali regole servono per ‘consolidare’ questo mercato? La trasparenza è una scelta prima che una regola. In molti (anche se non tutti) siamo iscritti a tutti i registri, quello europeo e quello della Camera dei deputati, ma non basta indicare un paio di clienti e di responsabili, omettendo che spesso il fatturato è composto da attività di studio, ricerca, consulenza, e molto di comunicazione e advocacy. In Italia ed in Europa, di questi tempi non esiste un organismo che verifichi la rappresentanza di ‘interessi esterni’, come il FARA negli USA. Chi sta lavorando oggi per interessi russi o cinesi? Dovrebbe essere noto.

Pensa dunque che serva regolare il settore? Penso innanzitutto che sia il merca-to a regolare il settore. Le aziende multinazionali, e ora anche alcune grandi aziende italiane, chiedono rigorosi controlli, verificano ad esempio che i rapporti instaurati con la Pubblica Amministrazione siano tenuti nel rispetto delle norme in materia di prevenzione della corruzione e dell’illegalità. Ma se serve una legge per dimostra-re che le aziende del settore seguono i principi di correttezza e trasparen-za, ben venga. Noi ci siamo dotati di un codice etico e di un modello di organizzazione Gestione e Controllo, il modello 231. Penso sia auspicabile una norma che ne preveda l’obbligo per tutti. Quale evoluzione prevede per questo mercato? Il rapporto tra Istituzioni, aziende e società civile è sempre stato difficile, ma non basta più un ‘mediatore’, la complessità richiede visione, creazi-one di network attivi e competenti, sintonia tra realtà economiche e decision-makers a tutti livelli. A molte imprese e organizzazioni sfugge lo ‘tsunami regolatorio’ in corso, un’onda sotterranea cui si reagisce in ritardo, perché le norme seguono sempre i fatti, ma condizio-nano le nostre reazioni. L’obbiettivo è che stakeholders pubblici e privati, nazionali ed europei, imprese locali e internazionali siano nello stesso circuito decisionale. Come è imposto anche dalla logica di quello che si definisce capitalismo degli stakeholders, dove persone, istituzioni e privati danno valore, non solo a prodotti e servizi ma ai cosiddetti criteri ESG (ambiente, società, governance).

Quali caratteristiche cercate nei vostri collaboratori? Sicuramente devono rispettare i principi di correttezza e trasparenza, devono essere creativi e avere abilità comunicative, ma soprattutto devono dimostrare competenza nei processi decisio-nali e nei mercati regolati. Noi abbiamo realizzato un Master in collaborazione con l’Università LUMSA di Roma in Relazioni Istituzionali e Regolazione dei Mercati volto proprio alla preparazione – attraverso un approccio multidisciplinare – di ruoli di leadership nel settore dei rapporti con i decision-makers pubblici, della rappresentanza di interessi di organizzazioni, aziende e associazioni non profit. In un mercato prettamente maschile, lei è AD della sua società. Come si trova a ricoprire questo ruolo? Siamo un’azienda a maggioranza femminile. Noi ci crediamo e pensiamo faccia la differenza. La parità di genere non è solo una questione di rappresentanza, ma di alternanza al potere: parola che nel nostro Paese è ancora troppo declinata al maschile. È fonda-mentale che le donne facciano rete, lobbying e che costruiscano insieme nuove realtà. Anche per questo abbiamo organizzato una serie di incontri dedicata alla leadership femminile nella transizione digitale ed abbiamo dato vita ad un panel di 15 donne e 3 uomini, alla testa della trasformazione digitale

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