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Salta norma sul Pos, Governo inserirà crediti di imposta

Dalla manovra in discussione salterà la norma sul Pos. A quanto si apprende da fonti di Governo, nel confronto delle ultime settimane con la Commissione Ue sarebbe emerso che con la misura prevista vi fosse il rischio che alcuni aspetti della norma – con la soglia portata da zero a 60 euro per l’obbligo di accettare pagamenti elettronici – contrastassero con target del Pnrr raggiunti dall’Italia lo scorso anno.

Con un emendamento, il governo dovrebbe sostituire l’articolo in questione, cambiando l’impostazione e inserendo una previsione sui crediti di imposta. Potrebbe essere questa la soluzione anche per giustificare una retromarcia rispetto ad una misura (60 euro limite pagamento in contante) che sembra data per scontata e acquisita.

La possibile retromarcia potrebbe essere accompagnata (in legge di bilancio o più avanti) da una compensazione per gli esercenti, come ha confermato Giorgia Meloni. “Il Pos? È un obiettivo del Pnrr e quindi lo stiamo trattando con la Commissione Ue. Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti”.

Sono queste le parole della premier in mattinata, mentre al Mef si lavorava per trovare coperture e incastri su tutte le misure incluse negli emendamenti dell’esecutivo attesi in serata, da Opzione donna al Reddito di cittadinanza, passando per le pensioni minime e il cuneo fiscale, su cui è possibile un’allargamento della platea (redditi fino a 25mila euro) a cui sarà tagliato di tre punti, ma anche il congedo parentale di un mese per i papà.

L’incertezza sul Pos ha dato alle opposizioni la sponda per attaccare il governo in commissione Bilancio, dove si conta di completare l’esame tra domani e martedì in una seduta notturna, per andare (salvo diversa decisione della capigruppo domani) mercoledì in Aula, dove il voto di fiducia potrebbe arrivare fra giovedì e venerdì, all’antivigilia di Natale. Il Senato completerà l’approvazione prima di capodanno. I tempi sono stretti, e anche per questo le misure divisive sono accantonate.

In tema di pensioni, si va verso la conferma dell’aumento delle minime a 600 euro per gli over 75 (possibile l’introduzione del paletto dell’Isee), e fino all’ultimo si lavora per la piena indicizzazione delle pensioni da ceto medio fino a 5 volte il minimo, come chiesto dalla Cisl. Un incastro legato alla necessità di trovare coperture e, non a caso, da giorni si parla di un’ulteriore stretta al Reddito di cittadinanza, da 8 a 7 mensilità nel 2023.

Negli emendamenti è annunciata anche la proroga al 31 dicembre della Cilas per il superbonus (mentre per una soluzione allo sblocco dei crediti si lavora nel dl Aiuti quater e in altri provvedimenti). E Forza Italia conta anche su un ampliamento fino a 8mila euro delle decontribuzioni per le assunzioni di under 35. Intanto i primi emendamenti del governo hanno ridotto la platea dei produttori e venditori di energia a cui si applica la tassa sugli extraprofitti. Viene fatto slittare di due mesi lo stralcio delle cartelle fino a mille euro, in cui non rientrano più multe e tributi locali. Ci sono poi un sostegno agli enti locali strutturalmente in deficit, e l’Iva ridotta del 50% per chi acquista direttamente dal costruttore abitazioni in classe energetica A e B.

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