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Hex Trust, blockchain e crypto che riscuotono un successo straordinario in Asia: la storia di Alessio Quaglini

Ricostruire i passaggi della storia personale che hanno portato ad un’avventura imprenditoriale è un esercizio stimolante che permette di osservare come talenti ed attitudini individuali si possono fondere efficacemente con le sliding doors dell’essere nel posto giusto nel momento giusto e con background professionali a volte coerenti fin dall’inizio con il punto di arrivo, a volte apparentemente meno logici e tradizionali, che possono però essere saldati in modo creativo soprattutto in settori e business innovativi.

Da questo punto di vista è interessante la storia di Alessio Quaglini (nella foto in evidenza), ingegnere romano di 40 anni, oggi in prima linea in Asia nella costruzione di un “mondo nuovo”, sia geografico sia settoriale, dato che HSBC e KPMG, in un loro recente studio dedicato alle startup tech emergenti in Asia Pacifico, hanno considerato Hex Trust, il suo progetto imprenditoriale in ambito blockchain e crypto, come uno dei leader del panorama digital futuro.

Cosa fa Hex Trust? Può dare una spiegazione semplice, comprensibile a tutti per favore…

Noi siamo nati con una specializzazione molto precisa, la custodia di assets digitali, come crypto ed NFT, che comprende due responsabilità: fare safe keeping per il cliente, e rendere questi assets utilizzabili in sicurezza per il trading, per prestarli, gestirli, metterli a rendimento e così via. Intorno a questa attività centrale abbiamo poi costruito altri servizi complementari che fanno di Hex Trust una one-stop shop solution per attori istituzionali. Oggi supportiamo oltre 250 coins e tokens ed abbiamo circa 200 clienti che appartengono a 3 categorie: banche ed assicurazioni, aziende che approcciano il mondo crypto, e i nuovi soggetti finanziari della blockchain, come ad esempio le piattaforme di trading.

Nata ad inizio 2018, oggi Hex Trust conta più di 150 dipendenti e sta completando un’organizzazione con 3 hubs operativi a Singapore, Dubai e Bahamas, oltre ad uffici commerciali a Hong Kong e Milano, ed un hub tecnologico in Vietnam. Valutata 300M Usd, nell’ultimo round di finanziamento di Serie B ha raccolto 88M Usd accogliendo tra i suoi investitori nomi di primo piano sia dell’evoluzione digital, come Animoca Brands, Ripple e Liberty City Ventures, sia del mondo finanziario e corporate più tradizionale, come Morgan Creek, Primavera e New World Development, gigante immobiliare di Hong Kong.

Perché io?

Perchè non è facile trovare una persona con esperienza di finanza pura, con background tecnologico e che sappia anche di regolazione dei mercati finanziari. E perché mi sono trovato in Asia nel momento giusto. Sai, questo è un business molto tech, in cui è difficile muoversi senza un background tecnico perché rischi di non capire capire cosa sta succedendo e di prendere decisioni sbagliate. Ma essere tech non basta perché il business è finanziario, ed un conto è essere un uomo di finanza, un conto è maneggiare la tecnologia.  Molti imprenditori blockchain sono ingegneri, hanno grande competenza tecnologica ma non hanno esperienza finanziaria e questo può essere un problema nella gestione del business. Inoltre devi capire di regulation, devi capire il quadro attuale e come si muoverà dal punto di vista normativo”.

Queste tre componenti, tecnologia, finanza, regolazione, sono il risultato della sua storia professionale, in cui lei ha fatto cose eterogenee, anche lontane tra loro, che però poi ha saputo fondere in uno spazio nuovo….

Guardandomi indietro, sì, è andata così. Ma ovviamente ho avuto i miei dubbi durante il percorso, tante volte mi sono chiesto se fosse giusto occuparmi di cose così profondamente diverse. Nasco come Ingegnere specializzato in sicurezza nelle reti di telecomunicazioni, ma ho lavorato solo un paio di anno in questo ambito, poi nel 2009 mi sono iscritto ad un MBA che mi ha aperto le porte della Finanza, però nel momento peggiore, durante la crisi finanziaria, per cui non si trovava lavoro facilmente a Wall Street! Quindi sono approdato in Consob con il primo concorso aperto non solo ad avvocati od economisti ma anche ad ingegneri, Phd fisici, matematici: cercavano un gruppo di tecnici per sviluppare un sistema per la rilevazione automatica degli abusi di mercato. 

Come è arrivato in Asia?

Nel 2010 ho fatto un viaggio tra Taiwan e Cina, l’ultimo giorno sono passato da Hong Kong per incontrare un amico coreano dell’MBA e ne sono rimasto folgorato. Camminando per Central vedevo giovani in giacca e cravatta che, appena usciti dall’ufficio, aprivano bottiglie di champagne e festeggiavano per strada, vedevo un’energia che non c’è in Italia.   Mi sono chiesto chi nel nostro Paese potrebbe aprire una bottiglia di champagne il mercoledì alle 6 di sera dopo l’orario di lavoro? In Italia il potere è nelle mani degli anziani, mentre mi è sembrato che Hong Kong potesse offrire spazio e possibilità anche ai giovani. La banca del mio amico stava aprendo in vari paesi e cercava persone con conoscenza di regolazione ed esperienza finanziaria, mi sono proposto e mi hanno preso.

Questo è il periodo in cui metti si gettano le basi del know how che sarà alla base di Hex Trust, ma tra questa fase e la startup c’è una fase intermedia. Come ha scoperto le crypto?

Mi sono sempre interessato al tema della banca centrale, a possibili politiche monetare alternative ed a modalità di controllo diverso: scoprire la DeFi mi ha fatto capire che sono davvero possibili altre opzioni. Nel 2014 ho incontrato un collega italiano, già grande appassionato di bitcoin, ed abbiamo preso un caffè davanti al grattacielo della Finanza. Ricordo ancora che mi disse: “Guarda lì, adesso sono tutte banche, Morgan Stanley, Credit Suisse, Deutsche Bank, ma tra 10 o 20 anni saranno tutte Fintech e molte saranno basate su blockchain e bitcoin. Io non ne sapevo nulla, lui mi ha spiegato qualcosa e poi, una volta tornato in ufficio, ho iniziato a comprare bitcoin: c’è comunque voluto del tempo perchè per anni il tema è rimasto sotterraneo, ed io me sono quasi dimenticato. Poi nel 2016 i valori iniziano a crescere in modo importante, blockchain e bitcoin diventano argomenti visibili e discussi, mi appassiono e capisco che c’è un grande potenziale per cui a fine anno ho aperto un veicolo di investimento in crypto per family and friends. Il fondo è andato molto bene ed a quel punto ho davvero iniziato a pensare seriamente a cosa potessi fare in questo ambito.

Quando e come è partito?

Nel 2017 ho conosciuto il mio co-founder Rafal Czerniawski, un imprenditore con background tecnico attivo con un suo acceleratore di startup: era il perfect match dato che lui è un esperto di tecnologia dei mercati finanziari e sapeva come trovare investitori, quindi abbiamo deciso di lavorare ad un progetto insieme. A dicembre 2017 ho lasciato la banca per cui lavoravo, sono tornato in Italia nelle vacanze di Natale ed ho iniziato a dare forma alle mie idee impostando un business plan, poi sono tornato a Hong Kong ed a gennaio siamo partiti. Mi sono detto o lo faccio adesso o mai più, era l’idea giusta nel mercato giusto con la persona giusta”.

Perché ha scelto la custodia? Non è il primo business che viene in mente pensando a crypto, NFT e blockchain….

La struttura dei mercati non è molto diversa tra finanza tradizionale e blockchain. I mercati primari, i secondari, l’asset management non offrono a mio parere grandi spazi di innovazione tecnologica diversamente dall’area delle infrastrutture come la custodia, il clearing ed il settlement, in cui credo ci siano gli spazi più interessanti.  La custodia poi è veramente diversa perché il mondo finanziario tradizionale è frammentato, basato su molte entità depositarie centralizzate, controllate da stato o banche, che detengono tutti gli assets. Con la blockchain invece queste entità non esistono più e sono rimpiazzate interamente dalla blockchain stessa, il registro vero e proprio che dice a chi appartiene cosa. I custodians tradizionali devono avere connessione con tutte le banche centrali ed il sistema finanziario di ogni paese, parliamo di centinaia di mercati e di entità centralizzate, mentre nella blockchain il custodian crea la connessione con i vari protocolli di Blockchain, che sono circa 30-40. Il cambio tecnologico è importante ma il vero cambiamento è politico.

Questo aspetto mi piace molto e mi ha spinto a partire, perché la blockchain è uno spazio che permette di creare nuovi asset finanziari, ed il bitcoin ne è la prova, essendo una nuova classe finanziaria che non esisteva prima e che si comporta in maniera diversa dal credito, dall’FX, dalle commodities, dal debito, dalle azioni. Non è una cosa che succede tutti i giorni!

Come funziona il modello di business di Hex Trust?

Il nostro modello di business è tradizionale, funziona esattamente come in una banca: siamo un digital custodian che offre servizi finanziari ed addebita commissioni o fa margine sui tassi di interesse.”

Nel 2022 lei ha aperto a Milano il primo ufficio europeo di Hex Trust, perchè in Italia e come vede il nostro Paese in questo scenario?

L’Europa diventerà sicuramente un mercato importante per gli asset digitali, ma al momento non esiste un framework regolatorio armonizzato a livello comunitario. Abbiamo quindi deciso di entrare adesso considerando che Milano è uno dei mercati finanziari più importanti, specialmente a seguito di Brexit, e l’Italia rappresenta un mercato di accesso più semplice per noi, data anche la forte componente italiana del nostro Management Team.

In generale quindi è ancora positivo nonostante il crypto winter e la vicenda FTX?

La vicenda di FTX, per quanto scioccante per via della dimensione e dell’immagine pubblica costruita dall’azienda in alcuni ambienti politici, ricade all’interno di schemi già visti più volte nella storia della finanza tradizionale ed anche nei mercati crypto. Si tratta di una combinazione di euforia della parte finale del ciclo di espansione economica, spinta alla crescita ad ogni costo, eccesso di liquidità, standard creditizi deboli e culto delle persone alla guida delle aziende. Io credo che quello che è successo negli ultimi mesi rinforzerà il mercato degli assets digitali. 

La narrativa che supporta la blockchain come tecnologia in grado di potenziare l’internet of value non cambia, ma ci sarà più attenzione alla professionalità degli attori ed all’integrità delle persone, e ci sarà più spazio e necessità di framework regolatori che proteggano i consumatori ex-ante piuttosto che ex-post. Una delle ragioni per la quale abbiamo creato Hex Trust era proprio per evitare che si verificasse questo tipo di situazione garantendo la segregazione degli assets dei clienti da quelli degli intermediari finanziari e garantendo l’indipendenza del custodian.

Lei è partito dal B2B e dalla custodia per clienti istituzionali ma la velocissima trasformazione digitale in corso apre anche scenari nuovi cui non aveva pensato all’inizio e la qualità degli investitori coinvolti può aiutare l’evoluzione di Hex Trust anche in territori nuovi….

Vero, per noi è strategico avere tra gli investitori Animoca Brands, gruppo leader nel blockchain gaming e venture capital focalizzato sul business del metaverso, che nel suo ultimo fundraising è stato valutato 6 miliardi di Usd. Con la nostra Joint Venture Gryfyn stiamo entrando nel Retail, offrendo servizi simili a quanto offerto alle Istituzioni anche a tutti coloro che usano la blockchain non solo per fare trading ma anche per giocare. Il GameFi è la vera killer application dato che in potenza ci sono miliardi di utenti che in futuro accederanno alla blockchain per entrare nei vari metaversi, giocare online, collezionare, acquistare, fare trading ed investimenti, etc. Oggi non c’è uno strumento che permetta di gestire queste attività in maniera sicura”.

Ci sono i wallet…

Certo ci sono i wallet, ma quello che stiamo creando con Gryfyn è altro, puoi vederlo come un passaporto NFT-centrico per entrare nel metaverso, per presentarti con la tua identità, far sapere alle diverse piattaforme chi sei ed utilizzare i tuoi assets digitali. Il wallet ne è incluso.  Oggi abbiamo iniziato ad avere una vita digitale parallela, cui accediamo tramite social con il nostro vero profilo personale, ma in futuro non sarà necessario utilizzare la nostra identità reale per vivere la vita digitale.  Quando sei un giocatore online di games blockchain based non sei Alessio o Andrea, sei un avatar, identificato da un codice, conosciuto per quanto hai giocato o vinto.

 Il passaporto per il metaverso rappresenta la tua identità digitale, ti lega agli assets digitali che possiedi che, io credo, vedranno aumentare il loro valore perchè tutto quanto rappresenterà lo status di una persona, la popolarità, la ricchezza, la bellezza si sposterà sempre di più verso l’identità digitale”.

Un cambio epocale, un mondo nuovo…

Sì, stiamo costruendo un mondo nuovo, i primi passi ne sono stati l’identità e la moneta, ma siamo all’inizio ed oggi manca tutto: se vai su Sandbox, il metaverse più utilizzato, non c’è nulla, è una mappa ancora quasi vuota, indica cosa appartiene a chi ma ci sono pochissimi servizi o attività. E’ tutto da costruire.

Potrebbe essere spaventoso pensando al Brave New World di Huxley in cui tutti siamo controllati dal regime e dalla tecnologia, ma la differenza è la blockchain, il cui potere rivoluzionario rende tutto questo controllato dagli utenti stessi. I cittadini del mondo decentralizzato sono i creatori, gli utilizzatori ed i possessori del mondo stesso e questa evoluzione non ci fa paura ma ci ispira”.

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