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L’Amazzonia ha perso 3.000 campi da calcio al giorno

cop 26 deforestazione

La foresta amazzonica brasiliana nel solo 2022 ha perso l’equivalente di tremila campi da calcio al giorno. Uno scempio più grande degli ultimi 15 anni, che batte il quinto record consecutivo. L’ultimo sfregio dell’ex presidente sovranista Jair Bolsonaro all’ambiente. Una ferita profonda che l’esecutivo guidato dal progressista Luiz Inacio Lula da Silva ha promesso di curare attraverso una politica continentale di salvaguardia, con l’obiettivo di “azzerare la deforestazione entro il 2030”. Secondo Imazon, organizzazione senza scopo di lucro che dal 2008 si dedica alla conservazione della foresta pluviale con l’utilizzo di immagini satellitari, tra gennaio e dicembre 2022 sono stati devastati 10.573 chilometri quadrati di vegetazione. Un’estensione pari all’incirca quanto il nostro Abruzzo. E i dati rivelano che la deforestazione accumulata negli ultimi quattro anni, tra il 2019 ed il 2022, ha raggiunto i 35.193 kmq, un territorio più grande del Belgio.

Oltre a rappresentare un incremento di quasi il 150% rispetto al quadriennio precedente, tra il 2015 e il 2018, quando le distruzioni si erano fermate a 14.424 kmq. Stando alle stime dalla piattaforma di intelligenza artificiale PrevisIA, se nel 2023 il ritmo di questo saccheggio dovesse proseguire l’Amazzonia potrebbe arrivare a perdere altri 11.805 kmq di foresta nativa – più di nove volte la città di Roma – causando un aumento delle emissioni di gas serra, e di conseguenza una maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi.

Per far fronte a questo rischio, Lula ha già chiesto alle altre nazioni sudamericane che ospitano sul proprio suolo la foresta amazzonica (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Guyana, Guyana francese e Suriname) di mettere insieme le forze e sta lavorando a un incontro con gli otto leader per avviare una politica di salvaguardia comune.

La prima occasione per discutere del progetto (almeno nelle bilaterali) sarà il vertice dei capi di Stati e di governo della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (Celac), previsto per martedì 24 gennaio a Buenos Aires, a cui è annunciata anche la partecipazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. D’altra parte, a Lula non sembrano mancare importanti sponde europee per spingere sull’iniziativa. A fine mese il presidente brasiliano riceverà il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Berlino di recente ha sbloccato 35 milioni di euro per la riattivazione del Fondo Amazzonia).

E ci sono già indiscrezioni su una visita di Emmanuel Macron a febbraio, mentre vale la pena ricordare che la salvaguardia della foresta amazzonica è stata in questi ultimi anni il principale ostacolo sulla strada per l’accordo commerciale Ue-Mercosur. Un’intesa volta a una graduale eliminazione dei dazi e a importanti flussi di scambi. Ma il tema Amazzonia è di sicuro interesse anche per l’amministrazione democratica Usa. Al forum di Davos la ministra dell’Ambiente brasiliana, Marina Silva, oltre all’incontro simbolico con Greta Thunberg, ha visto il rappresentante statunitense per il Clima, John Kerry, che sarà presto in Brasile, forse in preparazione alla trasferta di Lula a Washington da Joe Biden, il 10 febbraio.

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