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A gennaio Piazza affari brilla tra le Borse europee

Un mese così per le Borse europee non si vedeva da tanto. L’ultimo venerdì di scambi di gennaio si colora di verde per i listini del vecchio continente che consolidano il rally iniziato a inizio anno. Milano porta a casa un +11,5% dal primo giorno di contrattazioni del 2023, un risultato che la vede splendere davanti alle altre Piazze che comunque ottengono buoni risultati. Madrid nello stesso periodo segna infatti un +10,1 %, Parigi il 9,6%, Francoforte l’8,8% mentre Londra guadagna un 4,2%. Nonostante queste prime settimane sembrino cercare di superare le criticità vissute nei dodici mesi precedenti, anche grazie al focus sui dati macro e il risultarti delle trimestrali, la possibilità che sulle contrattazioni possa calare l’ombra della temuta recessione resta la principale preoccupazione degli investitori. Per questo il mercato attende alla finestra le risposte che arriveranno, la prossima settimana, dalla Federal Reserve americana e dalla Banca Centrale Europea su quello che è il tema cardine che tiene con il fiato sospeso i listini di tutto il mondo: l’alleggerimento, o meno, delle politiche monetarie restrittive introdotte per contrastare l’aumento del costo del denaro. Un argomento che al momento divide gli esperti tra chi punta in una inflazione ancora elevata e in una economia tonica da chi, più pessimista, scommette sul suo rallentamento e di quello dell’economia globale. 

Il primo febbraio il Federal Open Market Committee deciderà il nuovo rialzo dei tassi 

E così l’attesa è tutta in vista del primo febbraio quando il governatore Jerome Powell si pronuncerà a proposito dei ritocchi che il Federal Open Market Committee avrà deciso di fare sui tassi (si scommette su un accrescimento dai 25 punti base in su) e sulle direzioni che prenderà in tal senso nei prossimi mesi la banca centrale americana. Lo scorso 25 gennaio un segnale interessante è arrivato dalla Bank of Canada che, dopo aver aumentato il costo del denaro di 25 punti base, ha annunciato di volersi prendere una pausa dal ciclo dei rialzi per osservare l’andamento dell’inflazione che già a dicembre evidenziava un rallentamento al 6,3% rispetto all’8,1% del mese precedente.  Questo per molti farebbe presagire un’anticipazione di quella che potrebbe essere la mossa statunitense. Nel quarto trimestre, infatti, l’economia americana è cresciuta del 2,9% (un dato inferiore rispetto al precedente 3,2%, ma un risultato che ha comunque superato le previsioni degli analisti che scommettevano sul 2,6%) e l’inflazione a dicembre ha visto un rallentamento che non si registrava da ottobre 2021. 

Le decisioni sui tassi dividono i mercati

Intanto mentre dall’altro capo dell’Atlantico si inizia a scommettere su una Fed più morbida e una economia più tonica, i listini europei rimangono guardinghi su questa possibilità e si attendono, più che lo sconto dei primi tagli, l’arrivo di nuovi rialzi. Ad accreditare queste previsioni le esternazioni della stessa Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde che ha messo in guardia gli investitori sulla lunga scia che potrebbe avere l’inflazione nel vecchio continente e sulle decisioni rigorose che si continueranno ad avere in merito. Non è infatti un caso che dal 18 gennaio, giorno successivo alla dichiarazione del numero uno dell’Eurotower sull’argomento, i mercati europei e quello americano abbiano iniziato a prendere strade discordanti e a correre, il secondo, più del primo. Anche l’Euro ha visto un rialzo che non succedeva da settembre 2022 ed è arrivato a toccare quota 1,09 sul dollaro, apprezzandosi del 14% da quel periodo. 

La volatilità rimane la vera costante del 2023

Altro tema che non è uscito dal radar degli investitori è quello del conflitto in corso in Ucraina. Il rischio geopolitico e l’aumento delle tensioni tra Mosca e Kiev sono una variabile che rimane estremamente presente nelle riflessioni che prendono forma e influenzano le contrattazioni, soprattutto ora che, oltre ai 14 carri armati tedeschi Leopard 2-A6, in Ucraina dovrebbe seguire l’arrivo di altri 50 carri armati dagli Usa. Le incognite da affrontare, dalla guerra all’inflazione fino alla carenza delle materie prime, dunque rimangono ancora così tante che molti operatori del settore evidenziano come l’unica vera certezza, anche per quest’anno, continuerà ad essere la volatilità daei mercati. 

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