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Visco “ottimista sull’economia”, Bonomi “non vedo recessione nel 2023″

L’incertezza globale rende “difficile” decidere e tracciare “la politica monetaria” e la Bce deve imboccare la strada del “giusto equilibrio” fra repressione dell’inflazione e una frenata non eccessiva del Pil. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dopo il consiglio di qualche giorno fa, sceglie la platea degli operatori finanziari dell’Assiom Forex per rassicurare i mercati che l’Italia può sostenere il cambio di passo di Francoforte.

Il Presidente di Confindustria. Carlo Bonomi

A fargli eco è il presidente degli industriali Carlo Bonomi, che con il governatore ha a lungo parlato al tavolo d’onore del pranzo organizzato dall’associazione. Bonomi spiega di non “vedere la recessione” e riconosce come un tasso del 3% non “è un problema se l’azienda è sana” .”Come industria italiana siamo moderatamente positivi” spiega, tornando però a sollecitare il governo a fare le riforme. Nel suo discorso il governatore insiste su un punto, affrontato già in altre occasioni in questi mesi e che in parte è stato recepito nell’ultimo board. La banca centrale deve svolgere “con cautela” il proprio compito. E le prossime decisioni, dopo i 50 punti già annunciati, per marzo, andranno prese sulla base dei dati di inflazione che ha mostrato un primo segnale di rallentamento a gennaio.

Importante è comunque sottolineare che “i rialzi dei tassi ufficiali sono ampiamente gestibili per le finanze pubbliche del nostro paese” grazie alla vita media del debito e le politiche prudenti del governo, scandisce il governatore. Il Quantitative tightening sugli asset, dopo anni di acquisti a man bassa sul secondario, inoltre “non dovrebbe avere ripercussioni di rilievo sul collocamento e sui rendimenti dei titoli di Stato” afferma.

Certo Visco riconosce come l’inflazione colpisca forte sulle famiglie specie le meno agiate e la crescita sta così rallentando. Per fortuna, ricorda il governatore, il debito privato di famiglie e imprese resta basso nel confronto internazionale e quindi “i rischi sono circoscritti”. Chiaro che per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile l’aumento della rata ha oramai acquisito un peso non indifferente e però, spiega il goernatore, ci sono ampie disponibilità (almeno a livello aggregato) sui conti correnti degli italiani.

Fra famiglie e imprese i depositi ammontano 1600 miliardi di euro. Quello su cui insiste Visco, e anche altri partecipanti al congresso, è la necessità di modificare il segnale, non sempre chiaro o troppo duro, che Francoforte ha inviato ai mercati sulle aspettative non di breve termine. Bonomi sottolinea come “la comunicazione potrebbe migliorare”. Più diplomatico il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro “quello che la banca centrale deve trasmettere al mercato è soprattutto una visione: il mercato non deve aspettarsi l’inflazione e non deve convincersi che ci sara’ perchè in questo modo l’inflazione si genera automaticamente”.

Un invito ‘domestico’, Visco poi lo rivolge alle parti sociali: il primo è al governo nel mantenere cautela e prudenza sui conti pubblici. E quindi le misure a favore delle famiglie e delle imprese più colpite devono essere “mirate e temporanee” evitando di creare nuovo debito. E poi alle parti sociali per prendere “decisioni responsabili” sul costo del lavoro in modo da evitare un ulteriore elemento di spinta all’inflazione. Un tema particolarmente delicato nel nostro paese “dove sia la produttività sia i salari in termini reali ristagnano ormai da troppo tempo, giocheranno un ruolo fondamentale, nel creare condizioni più favorevoli all’attività delle imprese, gli investimenti e le riforme previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

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