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Tim, conto alla rovescia per esame Kkr: tocca a Cdp

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È cominciato il conto alla rovescia verso il consiglio di amministrazione di Tim, in programma venerdì 24 settembre. Sul tavolo del board presieduto da Salvatore Rossi, e nel quale non siedono più rappresentanti del primo azionista Vivendi, ci sarà l’offerta di Kkr, da valutare per avviare, nel caso, la due diligence. Il fondo americano, già socio al 37,5% in Fibercop (la wholesale company di Tim) valorizza Netco, la società dove confluiranno le attività di rete (primaria e secondaria) del gruppo guidato da Pietro Labriola (nella foto in evidenza), circa 20 miliardi di euro mentre una proposta migliorativa è attesa da Cdp e Macquaire.

Su questo secondo fronte ci sono tuttavia ancora passi da fare e non è stato ancora convocato il cda della Cassa Depositi e Prestiti. Non si prevede quindi una riunione nel weekend. Da braccio economico del Mef, Cdp sta lavorando in contatto con tutti i soggetti interessati a partire dal governo all’interno del quale tuttavia non è ancora emersa una posizione comune. Che il dossier Tim sia “molto complesso” lo ha ammesso la stessa premier Giorgia Meloni poco più di una decina di giorni fa dopo che Kkr con la sua offerta all’inizio di febbraio ha sparigliato le carte sul futuro della rete di tlc. Meloni ha comunque assicurato che sulla vicenda il governo è molto attento.

Finora non è chiara la linea che sposerà l’attuale esecutivo che alla fine dello scorso anno aveva bloccato l’offerta per la rete che Cdp e Macquaire erano pronte a presentare attraverso OpenFiber. Da una parte un esponente di Fratelli d’Italia come il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha più volte sostenuto l’idea di una Rete nazionale, dall’altra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha chiuso la porta a una soluzione ‘mista’, ossia a complementare per portare soggetti pubblici, a partire da Cdp, ad affiancare Kkr nella società della rete.

In linea con Meloni, l’esponente della Lega ha riconosciuto che “Tim è una situazione complessa perché ci sono più interlocutori, più azionisti e un’autorità di regolazione”. Tra i nodi da sciogliere ci sono infatti non solo il valore della rete, per la quale Vivendi aveva chiesto 31 miliardi, e le modalità per arrivare a separarla da Tim. Pende pure l’incognita Antitrust che grava soprattutto su un’eventuale offerta concorrente di Cdp-Macquaire perché apporterebbero OpenFiber che, oltre ad avere Cdp come azionista, in molte aree è diretto concorrente di Tim.

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