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8 marzo, ora la premier Meloni può nominare Ad donne nelle aziende di Stato

giorgia meloni governo

La festa delle donne. Un giorno all’anno? Sarà festa quando una donna non dovrà fare tre lavori, lavorare il doppio di un uomo e soprattutto non sarà costretta a percorsi ad ostacoli per realizzare i suoi sogni nella vita di tutti i giorni. La vera parità è non doverla richiedere abbattendo muri di soprusi e ingiuste angherie con artifizi normativi. Nel settore pubblico, purtroppo, la situazione è anche peggiore di quello privato. Potremmo fare mille esempi. I magistrati donna? Sono la maggioranza. I capi degli uffici giudiziari donne? Uno sparuto drappello. In economia va anche peggio. Soprattutto nell’economia di Stato. Nelle aziende di Stato.

Gender gap peggiore tra magistrati: donne il 56% dei giudici, ma 3 capi su 4 sono maschi

L’obiettivo è avere donne amministratore delegato nelle società partecipate dallo Stato. Lo dice la premier alla vigilia di una scelta importante per il governo, ovvero l’avvio delle grandi manovre per il rinnovo dei vertici di 135 società a controllo pubblico i cui organi di amministrazione dovranno essere rinnovati in questi due anni, tra la primavera del 2023 e il 2024. Ma è evidente che il target sotto tiro della presidente del Consiglio appare quello delle big dell’economia a controllo pubblico.

La cosiddetta prima fascia, dove il cambio potrebbe riguardare le grandi partecipate del Mef e di Cdp (Enel, Eni, Terna, Fs, Rai) coinvolgendo una donna nella stanza dei bottoni perché tra le più piccole, Sace (con Alessandra Ricci) o Poligrafico (con Francesca Reich), qualcosa si è già mosso per il ruolo di amministratore delegato, come anche per RFI, il gestore della rete ferroviaria, con Vera Fiorani. Secondo il monitoraggio della Camera, nel 2023 rientreranno nella raffica di nomine affidate al governo Meloni i board di 18 società direttamente partecipate dai ministeri, 49 di secondo livello, a loro volta cioé partecipate dalle grandi controllate, e 3 società di terzo livello indirettamente partecipate da Cassa Depositi e Prestiti.

Entro il 31 dicembre 2023, invece, scadranno e dovranno quindi essere rinnovati nel 2024 gli organi di amministrazione di 10 società direttamente partecipate, 51 di secondo livello e 4 di terzo livello. Con la prossima tornata di nomine, l’equilibrio di genere tornerà quindi a fare la differenza nella scelta dei nuovi consiglieri.

Attualmente nei Cda delle partecipate che stanno per andare a rinnovo nel 2023 siedono 105 donne ed altre 84 fanno parte dei Collegi sindacali, ma solo 3 sono amministratrici delegate, 10 le presidenti. Secondo i dati elaborati dal Centro studi CoMar la componente femminile ai vertici delle società Mef è superiore, già da qualche anno al 35%. “Tuttavia – rileva Massimo Rossi, presidente CoMar – questi incarichi sono soprattutto a livello di presidenze o nei Collegi sindacali, senz’altro importanti, ma meno rispetto alla conduzione operativa e quotidiana di un’azienda”.

In dettaglio, tra le società prossime a rinnovo le amministratrici delegate sono quelle di Amco (Marina Natale), Ipzs (Francesca Reich), Rfi (Vera Fiorani) a cui si può aggiungere la commissaria di Sogin (Fiamma Spena). Ad avere avuto presidenti donne sono Enel (Patrizia Grieco), Terna (Valentina Bosetti), Rfi (Nicoletta Giadrossi), Cdp Venture Capital (Francesca Bria), Infratel (Eleonora Fratesi), Equitalia Giustizia (Maria Grazia Renieri), Consip (Barbara Luisi), Enav (Francesca Isgrò), Eni (Lucia Calvosa). In Eni la carica di a.d è saldamente e sembra lo resterà anche dopo l’assemblea di bilancio 2023 nelle mani di Claudio Descalzi.

Tutta al maschile la prima linea attuale Enel con Michele Crisostomo presidente e Francesco Starace a.d che potrebbe essere interamente cambiata e potrebbe rappresentare una delle prime big ad essere colorata dal pink power. Poste vede una donna alla presidenza (Bianca Maria Farini) e Matteo Del Fante a.d che vanta al suo attivo però notevoli risultati che potrebbero farlo restare a meno di equilibri da cercare tra i vari cda a trazione pubblica.

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