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Burnout, storie di donne che in carriera che hanno scelto di prendersi una pausa

Per la maggior parte della sua vita, la 44enne Tanisha Drummer Parrish è stata iper-focalizzata sui tradizionali ‘indicatori di successo‘: passando dalla business school all’America aziendale fino alle startup.

E la donna ha in effetti avuto successo, a detta di tutti: buoni lavori, una bella casa, bei figli. Tuttavia era esausta. A un passo dal burnout. Mentre lavorava giorno dopo giorno e notte dopo notte, il pensiero di prendersi una pausa dal lavoro le martellava in testa sempre più frequentemente. Non era certa però che fosse quello che facevano le persone di successo. Ragion per cui, ha continuato a lavorare.

Ha capito di aver raggiunto il limite solo quando la figlia maggiore le ha chiesto quando avrebbe chiuso il computer e avrebbe trascorso del tempo con il resto della famiglia. Non poteva continuare così.

“Segnali come questo hanno reso molto chiaro che non volevo vivere in quel modo, e che quella non era la persona che volevo essere”, dice Parrish a Fortune. “Sentivo di essere in burnout fino al midollo”.

Parrish ha impiegato sei mesi per abbandonare il suo lavoro a tempo pieno. Alla fine, nel giugno 2022, ha lasciato il ruolo che ricopriva in una startup  e non ha ripreso un lavoro a tempo pieno fino a gennaio 2023.

Durante i sei mesi di ‘sabato prolungato’, come li chiama lei, Parrish ha letto libri, ha fatto esercizio fisico e ha trascorso molto tempo con i suoi figli. Non ha lavorato affatto. È stata un’esperienza ‘trasformativa’.

“Guardando indietro, non sono in grado di dire cosa ho fatto”, dice. “Ma posso dire che ho trovato tranquillità e chiarezza sui prossimi passi che avrei compiuto.”

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, tanti lavoratori come Parrish si sono trovati alle prese con burnout, malattie e aumento dello stress. Milioni di persone hanno cambiato lavoro negli ultimi tre anni. Altre persone stanno ancora cercando di capire come vivere una vita più ‘leggera’, mantenendo le luci accese: ovvero continuando a impegnarsi ma senza concentrarsi esclusivamente sul lavoro.

Per alcuni, prendere una pausa dal lavoro si è rivelata l’opzione migliore. Ormai un numero crescente di aziende offre ai propri dipendenti periodi sabbatici per fornire loro il tempo di cui hanno bisogno per sentirsi veramente riposati e pronti ad affrontare nuovamente il mondo del lavoro.

Alcuni hanno semplicemente bisogno di una pausa, mentre altri si prendono il tempo per pianificare un cambio di carriera o un riallineamento delle priorità.

È comunque un lusso che non tutti possono permettersi. Parrish e altre due donne che hanno parlato con Fortune hanno potuto farlo. Hanno deciso di lasciare il loro lavoro a tempo pieno per periodi prolungati, che vanno da sei settimane a un anno. Ma non è così facile per tutti.

Le tre donne hanno affermato di non essersi sentite meno ambiziose durante la pausa. Semmai, il tempo lontano dall’ufficio e da incombenze di vario tipo le ha rinvigorite e ha concesso loro uno spazio per riflettere sulla vita, sul lavoro e sul loro posto nel mondo.

“Potrei solo riposare”

Shari Bryan ha lavorato come giurista e poi per un’organizzazione no profit internazionale per oltre vent’anni. Sebbene amasse il suo lavoro, i continui viaggi e le responsabilità del ruolo di vicepresidente esecutivo sono stati impattanti. Ecco perché nel 2021 ha deciso di lasciare il lavoro a tempo pieno.

Nel corso dell’anno successivo, Bryan si è recata in Grecia, ha trascorso del tempo con la madre novantenne, ha preso lezioni al ‘Culinary Institute’ e ha iniziato a fare consulenze, lavorando ad alcuni progetti per una fondazione europea e per una società di sicurezza internazionale. La pausa ha avuto l’effetto previsto: allontanarsi dalla frenesia di Washington, una città che corre veloce, ha guarito la sua anima, dice a Fortune. E dopo pochi mesi era pronta per ricominciare.

Bryan non era più disposta però a contrattare la sua salute con lo stress e l’ansia che derivavano dal suo vecchio lavoro. Così ha deciso di continuare a lavorare per se stessa e ha intrapreso quello che lei chiama un “tour di ascolto” per fare il punto sulle opzioni, incontrando amici, conoscenti, ex colleghi e altre persone del suo network di conoscenze per valutare possibili opportunità.

“Sono pronta a mettermi ancora in gioco. Voglio impegnarmi, ma non nella maniera in cui lo facevo prima”, dice Bryan. “Non voglio che sembri che l’unica cosa che sappia fare è lavorare”.

Ora Bryan ha 62 anni, si occupa di consulenza e lavora con amici e conoscenti su progetti che le sembrano interessanti, inclusi eventi come l’International Jazz Day. Potrebbe tornare nel mondo aziendale se trova il lavoro giusto. A partire da ora, ha in programma di lavorare fino a quando non avrà almeno 67 anni.

“Ho ancora quello che serve e sono ancora capace”, dice. Ma la pausa le ha dato la fiducia necessaria per fare le cose che trova intellettualmente e creativamente appaganti, invece di svolgere un ruolo di supporto per qualcun altro. Da quando ha iniziato a fare consulenza, ha fissato una soglia salariale e non accetterà lavori che offrono meno di quello, cosa che non avrebbe mai fatto prima.

“Ho deciso di aiutare alcune persone volontariamente, ma il lavoro viene sempre pagato, è giusto che io venga retribuita per quello che valgo. Ho detto di no un paio di volte”, dice. “Capire il mio valore è stata un’altra delle piccole rivelazioni che la pausa mi ha offerto“.

“Se hai trovato un lavoro, puoi trovarne un altro”

Ericka Spradley sapeva di non star sfruttando a pieno il proprio valore quando ha lasciato il suo lavoro come responsabile di un negozio al dettaglio nel 2006. Per circa 18 anni, Spradley ha lavorato nella vendita al dettaglio per varie aziende. Voleva un cambiamento. Ma esattamente ciò che voleva fare era ancora un mistero.

All’epoca aveva trentacinque anni e viveva con i nonni. Mentre cercava di capire quali sarebbero potuti essere i suoi prossimi passi, si è trasferita in una casa vacanza in uno Stato diverso.

“Per la prima volta nella mia carriera, potevo semplicemente riposarmi. Non avevo nessun posto dove andare, nessun posto dove stare”, dice Spradley, che ora ha 50 anni. “Mi sono sentita centrata. Questa sensazione mi ha cambiato la vita.”

Dopo sei settimane, una banca le ha offerto un ruolo nella gestione di un centro finanziario, qualcosa per cui non avrebbe mai pensato di essere qualificata. Ma il suo anno sabbatico le ha insegnato che “le abilità sono trasferibili”. Negli anni successivi, si è fatta strada in banca. Alla fine è approdata in un ruolo che le ha permesso di istruire altre dipendenti donne. Aveva trovato il suo scopo.

Nel 2018 ha avviato una società di gestione delle carriere, ora chiamata ‘Confident Career Women’. Niente di tutto ciò sarebbe successo se non si fosse presa il tempo per capire se stessa, dice. Il suo consiglio: “Osa più spesso e credici”.

“È incredibile come discutiamo di così tante cose ogni giorno”, dice, notando che comprensibilmente le persone siano in ansia all’idea di lasciare un lavoro per prendersi una pausa. Ma: “Se hai trovato un lavoro, puoi trovarne un altro.”

Per prendersi una pausa bisogna organizzarsi

Certo, è più facile prendersi una pausa quando si hanno le risorse finanziarie per farlo. Tutte e tre le donne sono state concordi nell’affermare che è un lusso poter fare un passo indietro dal lavoro a tempo pieno per un certo periodo di tempo. Questa non è una possibilità che hanno tutti, almeno non senza una pianificazione significativa.

Parrish ha pianificato la sua uscita dal lavoro con il marito. Hanno risparmiato per alcuni mesi e lui lavorava ancora a tempo pieno. Tuttavia, essere se stessa senza lavoro significava cambiare la sua mentalità riguardo al denaro: il denaro faceva parte dei suoi indicatori di successo, ma ha imparato che c’erano altri indicatori più preziosi.

“Sono sempre stata il tipo di persona che quando vede calare il conto in banca va in panico”, dice Parrish. “Mi rassicurava pensare: abbiamo risparmiato, non dobbiamo preoccuparci dei soldi che escono questo mese. Non dover pensare ai soldi mi avrebbe reso più felice perché mi avrebbe evitato queste preoccupazioni”.

Bryan ha svolto lavori ben pagati per decenni e ha risparmiato una notevole quantità di denaro. La storia di Spradley è leggermente diversa. Era single e viveva con i nonni prima di prendersi la sua pausa di sei settimane. Per permetterselo, ha ritirato denaro dal suo 401 (k). Non è qualcosa che consiglierebbe, ma ha funzionato per lei e non se ne è mai pentita.

Ora guadagna più soldi di quanto facesse con la vendita al dettaglio. La scommessa su se stessa è stata vinta. “Credevo che ci fosse di più, e se avessi fatto soldi prima, sicuramente li avrei fatti di nuovo”, dice Spradley. “Avevo ragione. Avevo ragione più di quanto pensassi”.

Tutte e tre le donne hanno affermato di avere fiducia che sarebbe arrivato altro lavoro. Ed è successo: Parrish sta costruendo la sua compagnia di coaching, Bryan offre consulenza ai clienti grazie alle referenze che ha costruito nel corso dei suoi decenni a Washington.

Riformulare le priorità

Parrish ha ancora “grandi obiettivi”. Ma non è più interessata a salire la scala aziendale o spuntare le caselle che una volta pensava fossero così importanti. Ciò che rende una vita ‘bella’ è cambiato per sempre ai suoi occhi. Ora ambisce a prendersi cura della sua salute e passare del tempo con i figli.

“La parola ‘ambizione’ è stata quasi eliminata dal modo in cui guardo ai miei obiettivi, alla mia vita e all’impatto che voglio avere”, dice. “Prima, si trattava di risultati o riconoscimenti, o di quanto velocemente potessi arrivare in cima. Le cose che contano ora sono la mia pace interiore e la mia salute”.

Le pause non sono state prive di momenti difficili. Ma nessuna delle tre donne si pente delle proprie scelte o sente la mancanza del suo vecchio lavoro. Ovviamente, col senno di poi, avrebbero fatto alcune cose in modo diverso. Sia Bryan che Spradley affermano che avrebbero fatto più progetti per il loro tempo libero.

“Se qualcuno avesse intenzione di seguire questo percorso, si assicuri di avere un supporto adeguato al di fuori della cerchia familiare e di amici“, aggiunge Spradley, dicendo che ha iniziato a vedere un terapista. “Potremmo ritrovarci a chiedere supporto a famiglia e amici che non sarebbero in grado di fornircelo”.

Se Parrish potesse tornare indietro, non aspetterebbe di essere “sfinita al 100%” per andarsene”. Farebbe il salto prima. “Se c’è una cosa in cui credi, c’è un modo per pianificarlo e per realizzarlo”, dice. Anche se lì per lì ti sembra possibile soltanto fantasticarci.

“Non deve sembrare un anno sabbatico di sei mesi. Conosco persone che non si prendono nemmeno una pausa tra un lavoro e l’altro”, continua. “Nel tempo della pausa puoi capire cosa vuoi e quale strada percorrere per ottenerlo”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

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