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Liquidity event nelle aziende familiari italiane, un fenomeno da 300 miliardi

Alessandra Losito liquidity event

Se per spiegare la bontà dei ‘liquidity event’ delle aziende familiari italiane, si scomoda la ‘distruzione creativa’ di Schumpeter, significa che si tratta davvero di un fenomeno economico con risvolti positivi. Un fenomeno che Alessandra Losito (nella foto in evidenza), Equity Partner, Country Head di Pictet Wealth Management in Italia, definisce a Fortune Italia come “particolarmente adatto ad un Paese che vanta una delle classi imprenditoriali più dinamiche e innovative al mondo” e che quindi “acquista un’accezione positiva e completamente rivoluzionaria rispetto alla visione negativa che alle volte i commentatori economici gli attribuiscono”.

Quando si parla di vendite aziendali, in effetti, si pensa subito ad ipotetici fenomeni negativi come causa scatenante della cessione. Con un cambio di paradigma, si possono considerare queste vendite come mere ‘strategie di uscita’ totale o parziale in cui i proprietari riescono a ricevere un ingente flusso di liquidità, diventando “a loro volta dei veri e propri investitori istituzionali”, come ci dice Losito commentando la ricerca “Liquidity event nelle aziende di famiglia italiane. Analisi degli ultimi 10anni (2013-2022)” di Pictet Wealth Management (Pictet WM), uno dei principali gestori patrimoniali indipendenti in Europa, realizzata in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano. Un’inedita analisi sugli ‘eventi di liquidità’ che negli ultimi 10 anni sono stati originati dalla cessione di aziende familiari italiane. Per intenderci, parliamo della cessione di quote del capitale azionario di aziende del nostro Paese, da parte di famiglie di imprenditori (o singoli imprenditori) a investitori terzi. Eventi che, come messo chiaramente in luce da questa analisi, hanno un sempre maggior peso nel settore finanziario con conseguenti ricadute anche sul tessuto economico italiano.

“I liquidity events – afferma Losito – sono diventati un tema strategico per il Paese. Il Wealth Management può quindi ricoprire oggi un ruolo centrale, attraverso una gestione strategica e di valore dei flussi di ricchezza generati da queste operazioni che impattano sempre più aziende familiari in Italia. In questo processo, noi di Pictet Wealth Management, supportiamo i nuovi investitori nell’allocazione ottimale di tali risorse, con l’obiettivo di proteggere, sviluppare e trasmettere il patrimonio tra le generazioni e attraverso gli eventi della vita”. L’obiettivo è, in pratica, quello di creare un circolo virtuoso dove i flussi risultanti da questi deal vengano poi reimmessi nel mercato sotto forma di investimenti in nuove idee e progetti, generando un impatto positivo nell’economia reale tanto quanto sui mercati finanziari.

Negli ultimi 10 anni si sono intensificati i processi di passaggio generazionale e di spinta alla crescita di aziende di piccole e medie dimensioni. I liquidity events  non sono quindi solo argomento di nicchia per addetti ai lavori. “Da un lato – afferma Alessandra Losito – a seguito di un liquidity eventl’azienda continua il suo percorso con un nuovo azionista, perseguendo in molti casi l’obiettivo di una maggiore espansione internazionale e di aggregazione con imprese di settore simili. Questo processo genera un impatto su clienti, fornitori, dipendenti e territorio che orbitano intorno all’azienda. Dall’altro lato, l’imprenditore fondatore o azionista vive un momento di creazione di nuova liquidità importante, spesso la più grande mai ricevuta. E, dopo essere stati per molti anni imprenditori, il passaggio al ruolo di investitori istituzionali segna un momento di profondo cambiamento a livello umano, oltre che professionale. In molti casi, è necessario acquisire nuove competenze, costituire una nuova governance familiare e farsi assistere da operatori specializzati nella gestione della ricchezza”. “In Pictet Wealth Management – continua – abbiamo imparato come la comprensione profonda delle esigenze di chi ha venduto la propria azienda e l’assistenza su temi di asset allocation strategica, governance familiare, investimenti alternativi, filantropia ed arte rappresentino veramente un percorso di lungo periodo, basato su un autentico rapporto di fiducia fra investitore e consulente”

liquidity event

La ricerca di Pictet WM e School of Management del Politecnico di Milano, in sintesi

La ricerca ha individuato nei 10 anni 2.365 liquidity events, di questi in 853 casi (pari al 36,1%) il controvalore è noto ed è maggiore di € 10 milioni, mentre in 202 casi (8,5%) è inferiore a € 10 milioni. L’importo medio del deal, dove disponibile, è pari a € 134,3 milioni, mentre quello mediano è molto più basso (€ 33,7 milioni), per la presenza di alcune mega-cessioni di importo elevato (sopra €1 miliardo). La maggioranza delle operazioni è sotto i € 50 milioni.

Per i 1055 liquidity events con controvalore noto, l’importo complessivo dei deal sui 10 anni è pari a € 141,66 miliardi. Proiettando questo valore su tutto il campione dei 2.365 liquidity events, si può stimare un flusso complessivo pari a circa € 300 miliardi nel periodo considerato. Focalizzando l’attenzione sugli 853 liquidity events con valore noto e superiore a € 10 milioni, (soglia considerata rilevante) la grande maggioranza delle imprese coinvolte (91,2%) non è quotata in Borsa. Più del 40% di esse ha un’età compresa fra 20 e 50 anni e il 47% è attiva nel Nord-Ovest. Quasi la metà appartiene al settore manifatturiero (codice Ateco C). Spesso si tratta di piccole e medie imprese, con attivo inferiore a € 50 milioni. Nel 57% dei casi la proprietà è suddivisa fra membri della stessa famiglia, nel 14% dei casi fra membri di più famiglie mentre nel 29% abbiamo un unico imprenditore proprietario. La cessione riguarda mediamente il 74,3% del capitale ed è totalitaria nel 40,9% dei casi.

Chi sono gli acquirenti

Più di metà degli acquirenti (437) è rappresentata da una corporate, quasi in egual misura italiana o estera. In generale, i fondi di private equity si rivelano attori importanti nei liquidity events delle aziende familiari: questi hanno partecipato (sia come lead investor che come investitori secondari) in 190 casi, con una buona presenza di player stranieri. Considerando che il numero totale di operazioni di buyout condotte in Italia, nei 10 anni 2013-2022, da fondi di private equity supera i 1000 investimenti – che comprendono sia le operazioni (su aziende familiari e non) con controvalore disclosed (divulgato) che quelle undisclosed (non divulgato) – l’analisi conferma che le aziende familiari rappresentano un importante ‘bacino’ per l’origine dei fondi.

Per Giancarlo Giudici, Professore ordinario della School of Management del Politecnico di Milano e referente scientifico della Ricerca, “l’’ingente liquidità liberata negli ultimi 10 anni da questa tipologia di operazioni ha rappresentato un importante flusso di nuove risorse, che si è sicuramente riversata anche nell’economia reale del Paese. Tra i principali attori coinvolti, i fondi di Private equity, dopo i soggetti corporate, sono il più importante investitore nei liquidity events delle aziende familiari italiane. E questa tipologia di investitori professionali svolge un ruolo determinante nell’accompagnare le imprese familiari (soprattutto di piccola e media dimensione) ad approcciare il mercato dei capitali, per crescere ed organizzarsi in maniera più strutturata e manageriale”.

“Dalla ricerca – ha concluso Losito – risulta evidente che tra gli attori coinvolti in questo processo, il Private Equity ricopre un ruolo chiave. Dalle oltre 2.300 operazioni individuate nei 10 anni osservati, se si considerano solo quelle con controvalore noto, sono passati di mano oltre €141 miliardi. Alla luce di tutto ciò, il Wealth Management ha ad oggi un’opportunità unica di ricoprire un ruolo centrale per il Paese, attraverso una gestione strategica e di valore dei flussi di ricchezza generati dai liquidity events delle aziende familiari in Italia”.

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