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Ubs festeggia, a Credit Suisse tremano per i tagli

Credit Suisse

Gli investitori rifanno i conti del salvataggio del Credit Suisse. L’idea è che Ubs non deve aver fatto un cattivo affare rilevando per 3 miliardi di franchi una banca che solo venerdì ne valeva più del doppio. A questo si aggiunga che è stata irrobustita dall’azzeramento di 16 miliardi di costosissime obbligazioni. E poi ci sono le garanzie su eventuali nuove perdite per 9 miliardi e 100 miliardi di liquidità messa a disposizione dalla banca centrale.

Morale: alla Borsa di Zurigo Ubs è salita del 12,1%, a 19.425 franchi, con una capitalizzazione lievitata, in due sedute, di oltre 8 miliardi di franchi. L’operazione, che pure ha suscitato molte polemiche e rischia di provocare decine di migliaia di tagli, sembra dunque essere riuscita nel suo obiettivo principale: mettere in sicurezza una banca ‘too big to fail’ che si stava avvitando in una crisi di fiducia in grado di mettere a repentaglio la stabilità finanziaria globale.

I mercati ne hanno preso atto, con le Borse europee in gran spolvero al traino del comparto bancario (+4% l’indice Stoxx di settore). Il salvataggio e le iniezioni di liquidità delle banche centrali hanno ridotto “le probabilità di un contagio più ampio del sistema bancario”, ha rilevato S&P, che ritiene gli istituti europei “in grado di reggere alle turbolenze di mercato” e definisce “uniche” le “carenze commerciali e di gestione del rischio” all’origine della crisi del Credit Suisse.

Rassicurante anche il capo della vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria, che ha definito “cruciale” la solidità delle banche europee in questa fase di turbolenza, superata con depositi “stabili”, a testimonianza della “forte fiducia” di cui godono gli istituti, e con “posizioni di finanziamento e di liquidità” che non hanno risentito dei crolli borsistici. Enria ha però chiesto attenzione alle “perdite non realizzate” nei portafogli titoli delle banche, che “potrebbero diventare un problema”.

Se Ubs festeggia, incurante del fatto che l’outlook sia stato tagliato da Moody’s, S&P e finito sotto la lente di Fitch, in Svizzera montano le polemiche, con i sindacati che temono un’ondata di esuberi che, secondo il Financial Times, potrebbero spingersi fino a un quarto dei 120 mila dipendenti delle due banche, concentrati soprattutto in Svizzera e nell’investment bank di Credit Suisse, di cui molte attività verranno chiuse.

La situazione “è drammatica”, ammonisce il sindacato dei bancari (Asib), che chiede “un pacchetto di salvataggio” per i dipendenti, con limiti ai licenziamenti e piani sociali, mentre l’Unione sindacale svizzera si schiera contro “tagli brutali” causati degli “errori” di “dirigenti e autorità”.

Le polemiche si aggiungono a quelle per l’azzeramento dei bond subordinati At1, che ha scatenato la rabbia tra gli obbligazionisti, inviperiti per aver dovuto contribuire più degli azionisti. Ma provoca sconcerto anche l’entità delle risorse messe a disposizione dalle autorità svizzere: un quarto del Pil della Svizzera, calcola Bloomberg, pari a 12.500 franchi pro-capite.

La Fondazione Ethos, che rappresenta i fondi pensione svizzeri, ha già detto che valuterà “tutte le opzioni”, incluse “quelle legali, per determinare le responsabilità di questa debacle”, lamentando l’esautoramento delle assemblee dei soci, e i rischi per la concorrenza dalle nozze. Il governo svizzero intanto è intervenuto “sospendendo temporaneamente” i bonus differiti fino al 2022 per i dipendenti del Credit Suisse.

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