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Ferrari (Bending Spoons): “Così trasformiamo Evernote. Ma l’AI ha rischi enormi”

Luca Ferrari Bending Spoons

Parlare con Luca Ferrari, il co-fondatore e Ceo di Bending Spoons, offre due opportunità. La prima è quella di capire i piani della ‘fabbrica’ italiana delle app: con 500 milioni di download e 100 milioni di utenti attivi al mese, è ormai una protagonista del tech europeo, che ora vuole potenziare con l’AI la sua ultima scommessa, Evernote.

La seconda opportunità è più ‘futuristica’, ma neanche tanto: Ferrari ha le idee chiare su quali siano i rischi dell’intelligenza artificiale, tanto che qualche mese fa al tema ha dedicato un convegno, Synapse. Da allora, è successo di tutto. Più che altro, è successo ChatGpt. E i rischi, naturalmente, non sono diminuiti.

Dare un ordine ai vostri pensieri: ecco cosa vuole fare Bending Spoons con Evernote

L’acquisizione della statunitense Evernote ha rappresentato una tappa storica per il tech italiano e per l’ex startup milanese, che quest’anno festeggia i dieci anni di età. La productivity app nata per prendere appunti è entrata nell’universo Bending Spoons a gennaio di quest’anno. “Stiamo lavorando tanto su Evernote”, dice Ferrari. “Abbiamo grandi piani per il miglioramento del prodotto”, racconta a Fortune Italia.

“Vogliamo fargli fare un salto di qualità, e questo piano darà i suoi frutti in uno o due anni. Evernote è un prodotto molto complesso. Tra poco, contiamo di rilasciare nuove funzioni basate sull’AI anche su Evernote”.

Una di queste funzionalità, racconta Ferrari a Fortune Italia, consentirà “al clic di un bottone” di trasformare anche la nota più confusa dell’utente di Evernote, presa di fretta durante una riunione o una lezione, in qualcosa di utile: “Trasformerà gli appunti più confusi applicando una sintassi e grammatica corretta, e rendendo il testo più fruibile e piacevole. Tutto in un secondo”.

Quella di rimettere ordine nei pensieri dell’utente non è una funzione facile da implementare, per vari motivi: “Ristrutturare i pensieri in maniera chiara è un’azione non banale, se si considera il fatto che molti dei nostri pensieri non sono catturati correttamente dalla nota. Quando prendiamo appunti, c’è qualcosa che rimane nella nostra testa: quando rileggi tu gli appunti, ti sono chiari, ma quando li leggono altri, AI comprese, sono poco intellegibili. In alcuni casi decifrarli è una sfida insuperabile. Dai nostri test interni, invece, questa nuova funzionalità di Evernote ha dato risultati molto convincenti”.

La nuova soluzione, dice il Ceo di Bending Spoons, dovrebbe debuttare in un paio di mesi, ma sarà solo una delle funzionalità AI che Bending Spoons inserirà in Evernote. Ferrari, però, ancora non svela le altre.

I licenziamenti nel tech (e in Evernote)

Intanto, dopo l’acquisizione di Evernote, sono arrivati i licenziamenti, che secondo quanto riferito hanno coinvolto circa il 50% (129 persone) dei dipendenti dell’app americana. Secondo Ferrari “Evernote era in perdita da tanti anni, e non era sostenibile nel tempo. Ogni business dovrebbe a un certo punto essere redditizio: è stata una scelta non facile, ma necessaria, per mettere Evernote nelle condizioni di essere qui tra dieci anni”.

Uno spunto per parlare di uno dei grandi temi del tech: quello dei licenziamenti che hanno caratterizzato l’intero panorama delle aziende tecnologiche, a partire da quelle americane. ‘Layoffs’ dovuti a una contrazione dei mercati nel 2022 e a un riposizionamento di tutte le Big tech, che simultaneamente sono entrate (soprattutto alcune, come Google e Microsoft tramite Bard e ChatGpt) nella guerra dell’intelligenza artificiale.

Quest’ultima competizione, in grado di alleggerire anche il lavoro degli sviluppatori, avrà ulteriori conseguenze sui dipendenti dell’universo tecnologico? “Secondo me non diminuirà il numero di posti di lavoro per gli sviluppatori, almeno non nei prossimi anni”, dice Ferrari. “L’effetto delle AI usate per la programmazione è che aumenteranno la produttività degli sviluppatori stessi. Poiché non abbiamo già saturato il bisogno di software da creare, si continueranno ad assumere persone e a creare più software. Il futuro potrebbe essere meno positivo per altre professioni dove la saturazione della domanda, magari, è più vicina”.

I numeri di Bending Spoons

In ogni caso, il momento difficile del mercato tecnologico non ha influenzato Bending Spoons. “Abbiamo un business profittevole e siamo meno alla mercé di un momento difficile per il mercato”.

Anzi, “il fatto che sia più difficile ottenere finanziamenti ci avvantaggia come acquirenti”, nell’ottica di ulteriori acquisizioni, dopo quella di Evernote. Infatti, “ci possono essere società disposte a vendere a un prezzo più ragionevole, rispetto ad un anno fa”.

Intanto, a Fortune Italia Ferrari svela i numeri del 2022: “Abbiamo realizzato circa 160 mln di dollari di ricavi e quest’anno saranno più o meno il doppio”. Il margine non è stato intaccato: rimarrà stabile rispetto al 2022, anno in cui, a sua volta, “è rimasto molto simile, in termini percentuali rispetto ai ricavi”.

Facendo i conti, rispetto al 2021 la fabbrica italiana di app (quella più famosa, in Italia, è Immuni) ha fatturato 30 mln di dollari in più, e ne registrerà addirittura 320 nel 2023, con margini invariati. Una buona notizia per investitori come Tamburi investment partners, che recentemente, presentando il bilancio 2022, ha elencato Bending Spoons tra gli attori che hanno tutti i numeri per puntare a una quotazione in Borsa.

Per Bending Spoons, in ottica acquisizioni, la liquidità non dovrebbe essere un problema.

Sempre nel 2022 sono stati raccolti 340 mln di dollari: 300 di debito e 40 di equity, con operazioni che hanno coinvolto Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e altre grandi banche, ma anche diversi ‘Vip’ come l’attore Ryan Reynolds e l’ex Ad di Vimeo Kerry Trainor. Tra gli investitori c’è già l’ex numero uno di Google, Eric Schmidt. Ma anche Fedez, Andre Agassi e il calciatore Keisuke Honda. Tra i fondi, oltre a Tip, c’è anche H14, holding della famiglia Berlusconi, Nuo Capital e Cherry Bay Capital.

Gli obiettivi di Bending Spoons, dice Ferrari, passano anche dagli altri prodotti, e non solo da Evernote. L’approccio è quello di AI verticali, usate per le diverse app dell’azienda italiana. “Con l’AI stiamo rendendo sempre più utili tutti i nostri prodotti. Ad esempio stiamo lavorando molto per migliorare il montaggio video offerto da Splice”, editor video targato Bending Spoons, che sull’AI ha basato anche Remini, che migliora con l’intelligenza artificiale immagini e fotografie.

Cosa resterà di noi, dopo l’AI

Il concetto chiave espresso da Ferrari sul palco di Synapse, il convegno organizzato a settembre scorso da Benging Spoons per parlare degli sviluppi più dirompenti dell’intelligenza artificiale, era abbastanza semplice.  Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale deve essere “nell’interesse di tutti” e rendere il mondo “più equo e inclusivo”. ChatGpt non era ancora stato svelato dalla OpenAI guidata da Sam Altman, e Google non aveva ancora emesso il suo ‘codice rosso’ interno sulla possibilità di rimanere indietro nella corsa all’AI.

Per il Ceo di Bending Spoons l’AI ci toglierà il lavoro. Ma potrebbe essere un bene

Dopo tutto questo, la prospettiva di Ferrari qual è? L’intelligenza artificiale, e il cammino verso l’Artifcial General intelligence (Agi), è nelle mani giuste? “Non lo so, ma non sono ottimista. L’impressione è che ci sia un’eccessiva concentrazione dell’AI in poche mani. Ad oggi il grosso dello sviluppo di modelli che hanno le migliori probabilità di evolvere nel tempo fino a diventare parte di una vera Agi, cioè un’intelligenza artificiale che superi le abilità collettive di tutte le menti umane in ogni aspetto e ambito del pensiero, pare avvenire a Google e OpenAI. Queste aziende hanno tanti dei migliori talenti, enormi risorse finanziarie”.

Insomma, anche solo dal punto di vista della potenza di calcolo necessaria ad alimentare gli algoritmi, da una parte c’è Google Cloud e dall’altra Azure di Microsoft (l’azienda di Redmond ha puntato miliardi di dollari su OpenAI, integrando ChatGpt nei suoi prodotti).

Per il Ceo di Bending Spoons la situazione “non è rosea. Le persone che ci lavorano credo siano ben intenzionate. Ma quando sei catturato emotivamente dal progetto che stai facendo e hai incentivi anche economici ad andare velocemente e a prenderti dei rischi, è difficile che tu proceda con le dovute cautele. La società nel suo complesso, invece, si prende tutti i rischi e, relativamente parlando, una parte molto minore dei benefici”.

“Sono convinto da anni che sia necessario intervenire, scrivere nuove norme e farlo a livello internazionale”, dice Ferrari. Norme “che mettano dei paletti, che mitighino i rischi. Dopo aver visto in questo ultimo anno questa accelerazione impressionante non posso che esserne ancora più convinto. Da un lato c’è un grande entusiasmo per le enormi potenzialità che questi strumenti hanno: possono consentirci di superare limiti altrimenti forse insuperabili. Ma allo stesso tempo ci sono rischi sui quali i regolatori stanno facendo troppo poco”.

 

AI, le tre tappe dello scenario peggiore

Il blocco del garante italiano della privacy a ChatGpt è un’iniziativa ragionevole, dice il Ceo di Bending Spoons. Ma non si parla ancora dei veri rischi esistenziali ai quali si riferisce Ferrari, convinto che “si porrà il problema di come possiamo ottenere il massimo possibile dall’AI senza arrivare a un rischio esistenziale per l’umanità: dovremo accettare di rinunciare ad alcuni dei benefici che l’AI potrebbe altrimenti fornirci”. Ferrari vede nel futuro 3 momenti diversi, che si materializzeranno con “un livello di rischio incrementale”. Eccoli:

  1. Eliminazione di posti di lavoro. Spariranno tante tipologie di lavoro, e si ridurrà il numero di posti in molte altre. E non è detto che il numero di posizioni che si creeranno in professioni nuove sarà sufficiente a compensare questo effetto. Pertanto, la società potrebbe trovarsi di fronte a sfide difficili, per adattarsi: “È probabile che ci troveremo con un tasso di disoccupazione molto alto. Non sarà banale gestire la situazione. Nel lungo termine il rimedio sta nel ridistribuire al meglio la straordinaria ricchezza che l’AI produrrà attraverso l’aumento di produttività che ne deriverà, ma la transizione potrebbe essere molto difficile”.
  2. Un vantaggio devastante: il secondo scenario ipotizzato di Ferrari diventa più ‘geopolitico’. A un certo punto, verrà sviluppata un’AI abbastanza abile da dare a chi la possiede un vantaggio enorme. Se pochi dovessero avere accesso ad AI così potenti, potrebbero “letteralmente far vincere un’elezione a chi vogliono, spostare gli equilibri economici in modo enorme e repentino, addirittura porre rischi alla salute dei cittadini di Paesi in opposizione, per esempio attraverso lo sviluppo di nuovi virus”.
  3. Un’intelligenza “divina” – Ultima tappa, simile a quello scenario Terminator immaginato, tra gli altri, da Elon Musk. “Un’AI talmente superiore alle menti umane che potrebbe fare di noi letteralmente quello che vuole. Potremmo finire per essere eliminati o soffrire le pene dell’inferno nel caso quell’AI ci consideri un ostacolo rispetto a qualsivoglia obiettivo si trovi a perseguire”, dice Ferrari, convinto però che “non è uno sviluppo che avverrà nei prossimi anni, ma è plausibile che accada durante le nostre vite”.

 

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