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Il primo maggio Giorgia Meloni farà festa varando il decreto lavoro: più soldi nelle buste paghe

Meloni Fortune

La prossima riunione del Consiglio dei Ministri si farà “il primo maggio”. La data l’ha scelta Giorgia Meloni. Il primo maggio il governo varerà il decreto lavoro. Saranno irrobustite le buste paga dei dipendenti a basso reddito con un nuovo taglio del cuneo fiscale. L’idea, raccontano, è stata proprio della premier: riunire i ministri nel giorno della Festa del Lavoro, un unicum almeno negli anni più recenti, è un gesto “simbolico”, ripetono dall’esecutivo, che segna in modo “chiaro” la direzione di marcia.

Il taglio del cuneo fiscale sarà varato mentre i sindacati saranno impegnati a Potenza e con il tradizionale concertone in piazza San Giovanni a Roma. Sul piatto ci sono poco meno di tre miliardi e mezzo, il ‘tesoretto’ portato in dote dalle nuove stime di Pil e deficit contenute nel Def. Una volta autorizzato dal Parlamento – il voto delle risoluzioni a maggioranza assoluta è previsto il 27 aprile – il governo potrà procedere con il decreto legge che dovrebbe aggiungere un ulteriore punto di riduzione dei contributi che “ci avvicina all’obiettivo di legislatura di un taglio di 5 punti”, come aveva ricordato qualche giorno fa Marina Calderone.

La ministra del Lavoro è al lavoro da tempo per correggere il decreto Dignità del primo governo Conte e, spiega di essere a lavoro sul dossier per rafforzare la contrattazione nell’ambito dei contratti a tempo determinato (dovrebbe essere rivisto il meccanismo delle causali per i rinnovi dei contratti dei precari). Ma la ministra Calderone sta lavorando alla revisione del Reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia del governo di centrodestra.

L’ordine del giorno del Cdm ancora non è stato fissato, e gli approfondimenti delle misure sono in corso, a via Veneto come al Mef. Per il cuneo l’idea è quella di intervenire sulla falsariga di quanto già fatto per il 2023 in manovra, incidendo sulle buste paga probabilmente già a partire dal mese di maggio. Anche se non si esclude qualche aggiustamento del meccanismo che, “potrebbe anche essere di due punti” di taglio per qualcuno, come ha detto in audizione il ministro Giancarlo Giorgetti. Secondo i calcoli della Banca d’Italia potrebbe portare una sforbiciata di 200 euro all’anno.

Ma la misura dovrebbe essere transitoria per gli 8 mesi che mancano di qui a fine 2023, poi con la manovra si vedrà. Si arriverebbe intanto a un taglio di 4 punti per i redditi sotto i 25mila euro, come ha osservato Confindustria che plaude alle intenzioni ma chiede di più, come i sindacati. Meno indolore sarà invece la riforma del Reddito di cittadinanza, su cui sono puntati anche gli occhi delle opposizioni. Secondo le ultime bozze circolate la misura di sostegno alle fasce più fragili si dividerà in tre: da un lato la Garanzia per l’inclusione (Gil) dall’altra due strumenti per le politiche attive del lavoro, la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal, transitoria fino a fine anno) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal).

Saranno rivisti, al ribasso, gli importi per i cosiddetti “occupabili” che avranno al massimo 350 euro al mese e dovranno accettare le proposte di lavoro di almeno un mese pena la decadenza dal beneficio. Col decreto si dovrebbe anche sanare il buco normativo creato con la manovra, che aveva cancellato il reato per chi riceveva indebitamente l’assegno, con un inasprimento delle sanzioni per dichiarazioni false e truffe con pene fino a 6 anni di carcere. In via di valutazione anche una serie di altri interventi, dalla tutela dell’Inail agli studenti impegnati nel percorso scuola-lavoro, agli incentivi per le assunzioni dei neet under 30, fino al raddoppio della soglia delle deduzioni per i contributi di colf e badanti. Tutte misure che devono fare i conti con le coperture.

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