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Napoli Comicon, non solo fumetti

Intervista a Claudio Curcio, fondatore e presidente del Comicon. La 23esima edizione del festival in scena alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 28 aprile al 1 maggio

Se gli avessero detto che quel manipolo di appassionati che si riuniva fino a notte fonda nel retrobottega della sua fumetteria avrebbe un giorno messo insieme in un solo evento 150.000 persone, Claudio Curcio avrebbe pensato a uno scherzo. Oggi Napoli Comicon è un appuntamento irrinunciabile per tantissimi appassionati di fumetto, videogiochi, cinema e serie tv.

Ci racconta la genesi del Comicon?

Siamo nati nel 1998 nel retrobottega di una fumetteria. Organizzavamo eventi e incontri con gli autori e ad un certo punto iniziammo a pensare a un salone del fumetto. Con lo slancio e l’incoscienza dei vent’anni, mettemmo in piedi il primo evento a Castel Sant’Elmo. La location suggestiva e bellissima ha fatto la nostra fortuna. In origine il festival era dedicato solo al fumetto. Puntammo da subito sulla presenza degli autori e sulle mostre e pian piano siamo cresciuti. Abbiamo dato vita ad un’associazione culturale proprio insieme ai clienti della fumetteria: qualcuno è ancora qui dopo venticinque anni, una cosa bellissima.

Quando è arrivata la consacrazione?

Fra il 2007 e il 2009 abbiamo raggiunto la notorietà anche oltre i confini nazionali. A quel punto il castello incominciava a starci stretto e ci siamo spostati alla Mostra d’Oltremare. Ci siamo aperti anche ai videogiochi e ad altre forme di intrattenimento. Nel 2012 il Comicon è esploso: siamo arrivati a 100.00 visitatori e poi addirittura a 150.000, impiegando l’intero parco della Mostra.

Quando siete partiti il fumetto era un prodotto di nicchia. Com’è cambiata negli anni la percezione di questo mondo?

All’inizio ci rivolgevamo a una cerchia ristretta di appassionati. Il fumetto era considerato una forma di intrattenimento solo per bambini ed adolescenti e i grandi autori internazionali erano lontanissimi dal successo che avrebbero poi conosciuto in seguito. Cercavamo di coinvolgere le istituzioni e gli sponsor ma predicavamo nel deserto, ci guardavano con un misto di curiosità e compassione. Poi il settore ha iniziato a recuperare terreno. La Marvel ha riscosso enorme successo coi suoi
personaggi al cinema e il manga si è affermato in modo definitivo. Oggi parliamo di un fenomeno culturale e sociale di dimensioni pari alle altre forme di intrattenimento culturale.

Che cosa la affascina del fumetto come forma espressiva?

Trovo che la forza di questo medium stia proprio nella sua incompletezza. Quando guardi un film, vedi tutto ciò che accade, ascolti i suoni e le voci dei personaggi. Non c’è tanto spazio per l’immaginazione. Nella letteratura ricevi solo delle indicazioni dall’autore e tu devi fare tutto il resto. Il fumetto ti dà invece la giusta dose di informazioni e la tua mente può viaggiare nello spazio bianco tra le vignette.

Quali sono le ragioni che spiegano la crescita costante e la longevità del Comicon?

Siamo rimasti sempre noi stessi, con la passione degli inizi. Siamo stati attenti all’evoluzione dell’industria e dei gusti del pubblico. Non ci siamo mai posti limiti e abbiamo esplorato il fumetto popolare, erotico, d’autore. E poi abbiamo trasformato la manifestazione. Oggi il Comicon non è più il ‘Salone Internazionale del Fumetto’, ma il ‘Festival Internazionale di Cultura Pop’. Aprirci ad altri media ha contribuito al nostro successo. Non ha senso dividere il mondo entertainment in compartimenti stagni: hai autori di fumetto che sono anche registi, personaggi dei fumetti che vengono trasformati in videogiochi e così via. Tutte le nostre sezioni sono interconnesse.

Ci anticipa le novità dell’edizione 2023?

Torneremo finalmente ai numeri pre-pandemia. Avremo ospiti dal Giappone e dagli Stati Uniti, come Jim Lee e Warren Johnson. Ospiteremo l’anteprima mondiale dell’adattamento a fumetti de Il nome della rosa, realizzato da Milo Manara. I premi Micheluzzi saranno assegnati da una giuria culturale di altissimo livello che includerà Caparezza e Mastandrea. La sezione cinema e serie tv si avvale del lavoro del nuovo curatore Francesco Marchetti. La sera del 28 aprile Cristina D’Avena
aprirà le danze con un concerto nella suggestiva cornice dell’Arena Flegrea.

Quest’anno Comicon raddoppia.

Insieme a Promoberg lanciamo Comicon Bergamo dal 23 al 25 giugno. Il format sarà molto simile e anche il programma è in parte condiviso. Giorgio Cavazzano sarà il magister di entrambi gli eventi e Mirka Andolfo ha realizzato il manifesto in due versioni diverse. Terremo eventi anche a Bergamo e Brescia Capitale della Cultura, fra cui una mostra personale di Milo Manara a Bergamo il 22 giugno.

Qual è lo stato dell’arte del fumetto in Italia?
Quando siamo partiti era tutto più complicato. Io sono ottimista perché oggi il mondo del fumetto è diventato un’industria creativa a tutti gli effetti. Il nostro Paese ha una tradizione importante di autori che hanno fatto la storia del fumetto: Pratt, Crepax, Battaglia, Toppi. Oggi stiamo riprendendo le fila di quel discorso; la scuola italiana si è affermata a livello internazionale e in Europa è seconda solo alla Francia.

Le istituzioni stanno facendo la loro parte per valorizzare il settore?

Purtroppo questa affermazione non è coincisa ancora con un pieno riconoscimento delle istituzioni. Alla Direzione generale della creatività contemporanea non c’è una sezione dedicata al fumetto. In qualità di RIFF, Rete Italiana Festival di Fumetto, abbiamo dialogato con Franceschini e ora stiamo cercando di portare avanti questa interlocuzione con l’attuale ministro della Cultura. Qualcosa si muove. Vorremmo che il fumetto fosse inserito a pieno titolo nella programmazione annuale del
ministero.

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