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Forum Innovazione: internet delle cose ed edge computing, leve per la digital transformation

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La prossima rivoluzione industriale sarà quella digitale. Un processo che è già in atto e che grazie all’impiego di strumenti quali il cloud, l’internet of things (IoT) e i big data, ha già innescato una rapida evoluzione dei modelli di business, delle infrastrutture e delle modalità lavorative. È stato questo un importante asset di confronto, uno dei temi portanti del Forum Innovazione di Fortune Italia, di cui si è discusso nel corso della tavola rotonda: “Internet delle cose ed edge computing: due grandi leve per la digital transformation della nostra quotidianità”, che ha visto sul palco Ladislau Matekovits, Professore Associato del dipartimento di elettronica e telecomunicazioni del Politecnico di Torino, Giulia Pastorella, Membro IX commissione della Camera dei deputati, Sabino Trasente, business solution strategy director di VMware South Emea, e Alessandro Vietri, partner Lutech Next, con la moderazione di Carlo Maria Medaglia di Fortune Italia.

La trasformazione digitale

Dal confronto fra gli esperti è emerso un elemento certo: il successo della trasformazione digitale si fonda sul dato, si parla sempre più spesso di ‘data economy‘ e questo significa che la vera sfida è capire se la rivoluzione digitale renderà i nostri dati più sicuri di prima. E’ quindi chiaro il ruolo fondamentale svolto dall’Iot e dall’Edge computing, che sono appunto “due grandi leve per la digital transformation della nostra quotidianità”, ma anche importanti facilitatori del processo di transizione tecnologica in atto.

I pionieri investono in ricerca e sviluppo

Il dibattito ha sottolineato l’importanza di investire in ricerca e sviluppo. “Siamo il terzo player sul digitale, per diventare il primo dobbiamo lavorare sull’innovazione, non basta puntare alla normale conquista del mercato, dobbiamo essere diversi dagli altri”, ha sottolineato Alessandro Vietri di Lutech Next, che spiega come “per noi è fondamentale la collaborazione con le università. Abbiamo creato due centri di innovazione: il centro di ricerca a Bari, in collaborazione con il Politecnico, con centinaia di persone che ci lavorano, di quelli una buona parte verranno a lavorare con noi. Più di recente abbiamo costruito anche un secondo punto di innovazione nel milanese, in cui incubiamo startup, per imparare da loro e spingere le soluzioni presso i nostri clienti, questo per dare la view di quello che siamo e che facciamo. Abbiamo altri piccoli centri sparsi sul territorio, ma questi due sono i più importanti”. L’innovazione è la leva strategica su cui il settore dell’Iot deve puntare “noi facciamo innovazione e ricerca con le università questo è un punto fondamentale”. A valle di questo duplice processo di ricerca e ‘formazione delle risorse’, Vietri ha anche annunciato che per migliorare la propria capacità di innovazione, Lutech ha in programma di reclutare più di mille persone, già dal prossimo anno, proprio attingendo ai centri di innovazione creati con le università, in particolare con il Politecnico di Bari.

Alessandro Vietri, partner Lutech Next

In tema di Iot, aggiunge Vietri, Lutech “è stata uno dei pionieri: negli ultimi 5 anni abbiamo sviluppato tantissimo, anche attraverso acquisizioni aziende, sviluppato soluzioni, nel mondo del manufacturing, lavoriamo su parte sensoristica, su gestione delle macchine e ultimamente ci stiamo spostando verso il mondo dell’Intelligenza artificiale applicata alle Iot, e lo stiamo facendo con le startup”.

Lo scenario normativo

In merito alle tematiche di innovazione, e in particolare in riferimento all’Internet of thing ed all’Edge computing, la normativa è in continua evoluzione. Nel suo intervento, l’on. Giulia Pastorella, membro IX commissione della Camera dei deputati, ha evidenziato come la normativa, sia italiana che europea, in merito alla cybersecurity,  è un tema caldo. “L’augurio è che sia più presente nel dibattito anche italiano, anche se io sono convinta che, soprattutto nell’ambito del digitale, le soluzioni normative vadano trovate a livello europeo” dove, ad esempio “si è già ad uno stadio avanzato nei negoziati rispetto all’adozione di uno standard minimo di sicurezza per tutti i dispositivi connessi e i servizi”. In pratica, una sorta di marchio CE simile a quello che garantisce sulla sicurezza fisica degli oggetti che utilizziamo, ma declinata e proposta per gli oggetti connessi.

Giulia Pastorella, membro IX commissione Camera dei Deputati

Va poi esaminata la questione delle “certificazioni di dispositivi e servizi, di cui si occupava Agid e che ora è in capo alla neonata agenzia di cybersecurity nazionale”. C’è molto fermento, in questo settore, ed è necessario essere pronti, perchè: “La tecnologia è in continua evoluzione e la norma è sempre un passo indietro, lo abbiamo visto con l’intelligenza artificiale e l’applicazione del Gdpr, una norma che non è molto vecchia ma è già datata, e fa fatica ad essere declinata rispetto ad una applicazione come ChatGPT e servizi simili,  che non sono solo dei database con dati da proteggere, ma molto di più”. Il nodo focale, per l’onorevole Pastorella, è che “la normativa va considerata in costante evoluzione, in un’ottica di sviluppo”. In ultimo, aggiunge la Pastorella, “si ha tendenza a vedere la cybebrsecurty,  quando si parla di Iot, come qualcosa che si aggiunge, io la vedo anche come un settore interessante dal punto di vista economico, per l’Italia, un settore da sviluppare”. Ed è importante che si lavori perché ci sia una maggiore disponibilità di esperti, di figure tecniche preparate e di livello, “persone con le competenze necessarie per implementare le normative create a livello europeo”.

Un settore in continua evoluzione

Di Iot si parla da 20 anni, ma nel tempo si è assistito a una trasformazione costante, basata sull’evoluzione di applicazioni, protocolli e industria. “Diciamo che una volta che si possono interconnettere oggetti distanti, i dati generati da questa connessione possono essere trasmessi e raccolti in remoto”.   Ladislau Matekovits, Professore Associato del dipartimento di elettronica e telecomunicazioni del Politecnico di Torino, porta una interessante analisi accademica che considera l’aspetto più teorico del tema, ma fornisce anche degli esempi pratici esplicativi: “Prendiamo il caso delle macchine che vanno ad alta velocità in autostrada, queste possono essere messe nella condizione di comunicare fra loro e fornire dati che consentano di realizzare un assetto di guida più sicura”.

Ladislau Matekovits
Ladislau Matekovits, Professore Associato del dipartimento di elettronica e telecomunicazioni del Politecnico di Torino

Dal punto di vista applicativo, gli esempi possono essere tanti, dice il professore, “di base c’è il poter trasmettere, cioè acquisire e trasmettere dati in un certo formato, e qui interviene la parte di cybersecurity, perché i dati della salute di una persona, i dati bancari, i dati sensibili di tutti i tipi devono essere anche protetti, e questo genera una parte di protocolli, richiede la presenza di nuove figure professionali che noi, come Politecnico, abbiamo provato ad intercettare e preparare, anche modificando il percorso formativo, e creando corsi nuovi che in alcuni casi sono stati sviluppati insieme all’industria,  e parlo di agrifood, o di communication engineering”. In merito poi all’interconnessione degli oggetti, che è alla base dell’Iot, il professore regala un aneddoto: “io mi occupo di antenne, nessuno le vuole ma tutti le vogliono usare, partendo dai telefonini fino a questi meeting da remoto. I dati che vanno gestiti, anche in tempo reale, devono però essere gestiti in sicurezza. Le tecnologie permettono di sviluppare dispositivi sempre più piccoli, veloci, e  questa velocità deve essere supportata anche dai vari protocolli di sicurezza”.

Il valore dell’edge computing

Si tratta di una forma di elaborazione dei dati che può essere realizzata in prossimità del device che li genera, riducendo la necessità di trasferirli in remoto perché possano essere elaborati in un apposito data center, superando di fatto la modalità più tradizionale di gestione del dato. Come funziona il processo, in pratica, lo ha spiegato Sabino Trasente, business solution strategy director di VMware South Emea: “Questo tipo di applicabilità per l’offerta di Iot interconnessa contempla la parte di edge – la parte computazionale – che permette di elaborare i dati loco, prima di mandarli verso il cloud o verso il core”. Le applicazioni che girano sull’edge sono quelle più innovative, “più orientate al business: utili per fare raccolta di dati, per fare analytics e per operare una prima scrematura dei dati che vengono poi destinati all’elaborazione centrali”. Ci sono già diverse realtà industriali che utilizzano questo tipo di strumenti, “come il mondo del retail, dove questi strumenti vengono utilizzati per prevedere furti e per la ‘fraud detection’, utilizzando la logica della connettività della telecamere che analizzano il comportamento delle persone alle casse”. Ma questo sistema può anche essere utilizzato “per fare il personalized shopper, in base alle preferenze pregresse dell’utente”. Altra applicazione possibile è quella della  “manutenzione predittiva, ma anche fino alla linea produttiva, per abilitare use case che coinvolgono augmented reality o virtual reality, con i visori. Ci sono poi i mercati dell’energia, in cui la tecnologia edge può essere utilizzata per la smart grid, ovvero per prevenire l’interruzione della fornitura elettrica, per avere la telemetria che arriva dall’edge che previene l’intervento fisico della persona. In fine, un altro campo di applicazione può essere quello del mondo finanziario, il così detto ‘bank branch of the future’, che riguarda non solo il bancomat ma anche, ad esempio, il palmare del consulente, e tutti i device che vengono utilizzati, con un’elaborazione dei dati in loco, prima che vengano inviati per l’elaborazione centrale.

Sabino Trasente
Sabino Trasente, business solution strategy director di VMware South Emea

Per ciascuna industry ci sono delle soluzioni dedicate, e soprattutto la parte digitale è dettata dalle potenzialità delle nuove applicazioni che si possono distribuire, e l’edge è distribuito perché conosce molte declinazioni, tante quanti sono i device su cui si può applicare. Il futuro viaggia in parallelo, sulla parte core e sulla parte edge.

Le applicazioni pratiche dell’Iot

Il vero valore delle aziende di innovazione? E’ la creatività italiana. Ne è convinto Alessandro Vietri. Lutech Next, infatti, realtà di consulenza e system integration, è di proprietà di un fondo inglese, e questo è interessante, considera Vietri “perché spinge la creatività italiana, ed è motivante rispetto al raggiungimento di obiettivi sfidanti, come quello di superare il mld di fatturato”. E in cosa si concretizza la creatività made in Italy? In particolare nel realizzare soluzioni innovative per settori tradizionali. Un esempio: “Lavoriamo nel riciclo, lo chiamiamo smart worst. Noi operiamo con le multi-utility per gestire la parte di Iot di sensoristica nei raccoglitori della spazzatura, e questo  permette ai nostri clienti di risparmiare tanto denaro nella fase di pianificazione del giro di raccolta, perché normalmente questo viene fatto con regolarità, sulla base della stima dei consumi reali. Altra cosa innovativa che stiamo sviluppando è una sorta di smart video: abbiamo connesso un motore di intelligenza artificiale ad una serie di telecamere”, che possono essere di proprietà, ma il sistema può anche connettersi con le telecamere pubbliche, “e il sistema di intelligenza artificiale, imparando dalle situazioni, può reagire: nel caso della sicurezza, può connettersi direttamente con i carabinieri, se registra delle situazioni di pericolo”. E’ il machine learning, per Vietri, la parte più sfidante, “dobbiamo insegnare alla macchina, e l’apprendimento è la parte più difficile e interessante, e questo rende l’Iot 5.0, passiamo dalla smart factory a qualcosa di innovativo, garantendo ovviamente la sicurezza”.

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