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Lavoro e competenze, Federterziario: ripartire da istruzione e formazione | VIDEO

federterziario mismatch

Un milione di posti di lavoro “senza risposta”, da qui a luglio. Si è parlato soprattutto di mismatch tra domanda e offerta di lavoro durante il convegno di Federterziario “Istruzione e Formazione leve strategiche per il mercato del lavoro” organizzato oggi, 18 maggio, dall’organismo datoriale all’Associazione Civita in Piazza Venezia a Roma e moderato dalla giornalista Sara Garino. Politica, parti sociali e mondo della scuola insieme per dialogare su come costurire un futuro migliore garantendo le giuste competenze per la domanda sempre più crescente che esisterà in alcuni settori.

A guidare e ad incidere profondamente su tutto il contesto, una fase di cambiamenti radicali, alimentati anche dalla transizione digitale e dalle esigenze sul fronte della sostenibilità e dell’innovazione. Il mondo del lavoro è da anni in attesa di riforme abilitanti e resta dominato da un’asimmetria tra offerta e domanda che riguarda le figure professionali più disparate: dai lavoratori del turismo e della ristorazione fino ai laureati in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche indispensabili per segmenti produttivi a più alta intensità tecnologica. Una considerazione confermata dai numeri – nel 2022, 6 imprese su 10 avevano in programma nuove assunzioni ma il 41% ha avuto difficoltà nel reperimento (dati UnionCamere) – che “necessita di rendere sempre più interconnessi istruzione, formazione e lavoro, accompagnati dal concetto di orientamento – ha sottolineato nella sua introduzione il Segretario Generale di FederTerziario, Alessandro Franco – per costruire dei percorsi che mettano assieme capacità individuali e acquisizione di competenze indirizzate verso reali opportunità occupazionali”. “La filiera della formazione – ha aggiunto Franco a Fortune Italia – andrebbe riformata, bisogna avvicinare il mondo dell’istruzione e della formazione alle attività produttive. Finché non avverrà questa riforma, difficilmente riusciremo ad avere studenti che diventeranno lavoratori competenti e formati”.

La formazione al centro di tutto. Una formazione che deve partire presto, da scuola, e che deve aiutare il singolo individuo da un lato a capire i propri riferimenti, le proprie passioni, dall’altro a comprendere cosa vuole il mercato, come ha detto a Fortune Italia Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat: “Credo che il consiglio da dare ai giovani per avere il bagaglio necessario a valorizzare la propria formazione è di scegliere il proprio percorso non solo in base ai propri interessi, ma anche a ciò che è opportuno fare. Pensiamo, ad esempio, all’esigenza di dedicarsi alle materie Stem”. Tra i tanti elementi di criticità anche la denatalità, di cui ha parlato Blangiardo: “L’inevitabile riduzione del numero di giovani dovuta agli effetti del calo della natalità che stiamo vivendo – afferma – dovrà necessariamente venir compensata da una maggiore qualità del loro apporto specifico al sistema Paese. Per questo la leva della formazione rappresenta la risposta più efficace, per dare valore ai percorsi individuali e garantire risorse alla collettività”. Le recenti proiezioni di Eurostat delineano per l’Italia un decremento di popolazione pari, da qui al 2100, a oltre 8,8 milioni di persone: in termini assoluti, il calo più consistente fra tutti i 27 Paesi dell’UE.

“Dopo il decreto lavoro del primo maggio è fondamentale parlare di istruzione e formazione perché cresce l’occupazione, anche il tempo indeterminato, ma le aziende faticano a trovare il personale”. Le parole di Massimo Temussi, presidente Anpal Servizi, legano i temi portanti dell’evento, dando numeri e sostanza del paradosso tutto italiano di imprese alla ricerca di lavoratori con qualifiche adeguate che si traduce in un “sistema – spiega Nicola Patrizi, presidente FederTerziario – che non riesce a produrre lavoratori con competenze in un contesto con forti transizioni dove diventano fondamentali le capacità di adattamento”. Il mercato richiede adattabilità rispetto ai fenomeni in atto della sostenibilità e dell’innovazione e cambiano anche le richieste dei lavoratori: “Il Covid – ha aggiunto Patrizi ai nostri microfoni – ha portato a riconsiderare la vita lavorativa; e poi c’è il fenomeno delle grandi dimissioni che è partito dagli Usa e ha interessato anche l’Italia per molte figure professionali perché le persone cercano oggi un riequilibrio tra la vita e il lavoro”.

Nel 2022, la domanda di laureati ha superato le 780 mila unità (dato excelsior), ovvero oltre il 15% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare. Il 47% di questi profili risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca di almeno 4-5 mesi. “La difficoltà di trovare laureati da parte delle impreseaggiunge il presidenteè persino superiore al già elevato dato medio riferito a tutte le entrate programmate. Il mismatch ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, con 8 punti percentuali in più rispetto al 2021 e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019”.

“L’Italia – ha detto il Segretario Generale di Fedeterziario, Alessandro Franco – necessita di un importante investimento di risorse ed energie in un sistema di politiche attive del lavoro che coinvolga tutti i protagonisti del mondo produttivo e della filiera della formazione, utilizzando e mettendo a frutto le capacità, il know-how e le competenze di ciascuno”. Occorre, in altri termini, “cambiare il paradigma dell’istruzione e della formazione, perché la mancanza di lavoratori – ha poi aggiunto il presidente Temussi – si certifica sia nell’area dei lavori entry level del settore dell’edilizia, della logistica, della ristorazione, del turismo e dei servizi e anche nelle professioni digitali per l’assenza di lavoratori con lauree Stem”. Un percorso che deve necessariamente mobilitare tutti i soggetti responsabili in un’attività di formazione e orientamento che sola ci potrà permettere di alzare il nostro tasso di occupazione, soprattutto quello femminile, la produttività e la qualità del nostro lavoro. “Dobbiamo intervenire – ha sottolineatoFrancesco Verbaro,  presidente Formatemp – in ogni ambito della filiera formativa e rendere la formazione in grado di aiutare le persone a superare gli impatti delle tante transizioni che ci attendono in vite lavorative lunghe. FormaTemp per questo costituisce una buona pratica perché consente di accompagnare i lavoratori somministrati durante l’intero ciclo della loro attività lavorativa: dall’ingresso alla ricollocazione”.

Una formazione adeguata è anche “un ottimo investimento per le imprese”. Lo ha precisato Egidio Sangue, Vice Presidente di FondItalia, che a Fortune Italia ha evidenziato anche come oggi l’ascensore sociale sia bloccato. “In un mercato del lavoro in continuo mutamento – ha detto – le compagnie che riconoscono l’importanza della formazione e dello sviluppo dei propri collaboratori sono quelle in grado di rimanere competitive”. A questo proposito incoraggiare la formazione, nell’ottica di FondItalia, significa “investire sulle competenze, favorendone la valorizzazione e la messa in trasparenza, così da promuovere l’occupabilità dei lavoratori lungo tutto l’arco della vita personale e professionale e così fornire il proprio contributo alla ripresa economica e produttiva del Paese”.

E poi ci sono le problematiche della nostra scuola che sono nazionali, ma anche e soprattutto regionali, con differenze sostanziali da territorio a territorio, come dice a Fortune Italia Vito Andrea Vinci, presidente Fedeterziario Scuola: “Il primo obiettivo da raggiungere è coinvolgere le aziende in un ambito didattico. I programmi ministeriali vengono scritti, ma devono essere aggiornati e devono essere legate ai singoli territori con le loro peculiarità. Il coinvolgimento delle aziende serve ad avere un’analisi dettagliata dei fabbisogni, captare l’esigenza da parte delle realtà lavorative e capire se e come la scuola può declinare il proprio percorso scolastico per raggiungere gli obiettivi formativi di cui le aziende hanno bisogno per assumere”.

Per Giulio Centemero, membro della VI Commissione Finanze alla Camera bisogna “investire sull’educazione Stem, come il ministro Valditara sta già facendo, ascoltare di più gli stakeholder e quindi le imprese e osservare i modelli positivi degli altri Paesi”.

“Bisogna puntare sugli istituti tecnici per professionalizzare nuove figure in grado di rispondere alle esigenze delle aziende”, aggiunge Alberto Gusmeroli, Presidente X commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera. “In Italia abbiamo eccellenze per quanto riguarda gli ITS, anche figure che possono essere propedeutiche al proseguimento dell’Università nell’ambito dell’ingegneria”.

Lavoro, chi assume in Italia e perché non sempre si trovano le competenze adeguate

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