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Verso il vertice di Hiroshima

Si è tenuto lo scorso aprile a Tokyo il summit del Women7 (W7), il gruppo di interesse ufficiale del G7 sulle pari opportunità, istituito dalla presidenza canadese nel 2018 con lo scopo di alzare la voce della società civile sui temi di uguaglianza ed equità

Sono 70 gli advisor internazionali che hanno contribuito, sotto la guida della presidenza giapponese, a preparare un set di raccomandazioni per i leader G7. Si tratta di rappresentanti di grandi organizzazioni non profit dei 7 Paesi ma anche di diverse regioni del mondo, con l’obiettivo di dibattere con una prospettiva multilaterale su 5 macro-aree tematiche: women empowerment, partecipazione e leadership; giustizia economica ed economia della cura; autonomia e autodeterminazione; politiche estere femministe su sostenibilità e giustizia, e meccanismi di accountability.

Il documento riportante le rispettive raccomandazioni (noto anche come ‘Communiqué’) é stato poi consegnato al Premier giapponese Fumio Kishida perché se ne facesse portavoce davanti agli altri leader durante il Vertice di Hiroshima di maggio.

In tema di partecipazione e leadership, di grande attualità rimangono le cosiddette ‘quote di genere’, ormai ampiamente conosciute e riconosciute in Europa ma ancora oggetto di discussione e talvolta scetticismo in molti Paesi extra-Ue. A tal proposito, il Gruppo del W7 ne richiede il riconoscimento assieme a piani d’azione nazionali volti ad accelerare l’emancipazione delle donne a tutti i livelli del governo e della vita politica. Grande rilevanza viene attribuita al tema dell’educazione, con un focus particolare sulla formazione non convenzionale e allo sviluppo delle cosiddette soft skill, ovvero quelle abilità che si apprendono sul campo ma che sono poi fondamentali per ogni leader di successo. Ad oggi, secondo l’European women on boards, la percentuale di donne Ceo in Italia è solo del 3%.

Il Women7, inoltre, si è soffermato sull’urgenza di garantire l’accesso a dati trasparenti, sia disaggregati per genere che con una prospettiva intersezionale. L’obiettivo è avere un quadro completo sulla rappresentanza e leadership delle donne, in ogni loro diversità. Solo misurando l’entità numerica della disuguaglianza di genere, di fatto, è possibile poi porre in essere soluzioni efficaci che garantiscono effettiva equità per tutti.

Il riconoscimento del lavoro di cura non retribuito è tra le istanze prioritarie portate alla luce dalla società civile dei 7 Paesi, con particolare riferimento rispetto alla lotta contro gli stereotipi di genere che, vorrebbero il tema della cura ad appannaggio prettamente femminile, e all’importanza di rafforzare concretamente l’infratturazione sociale (es. asili nido) ed equiparare i congedi parentali.

Centrale anche il tema dell’adozione e dell’attuazione di politiche estere cosidette ‘femministe’ in ogni area della politica estera, a partire dalla diplomazia, fino a sicurezza e difesa, commercio, assistenza umanitaria e sviluppo, in linea con quanto sancito dai numerosi trattati delle Nazioni Unite sui diritti umani, dalla CEDAW, e dall’Agenda per la pace e la sicurezza delle donne.

E nello specifico, la richiesta di garantire che almeno il 20% degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (Aps), ovvero l’insieme di risorse pubbliche da usare in attività e progetti di cooperazione con Paesi a basso tasso di sviluppo, vengano incanalati in programmi per l’uguaglianza di genere e volti ad associazioni impegnate sulle pari opportunità.

Per le organizzazioni riunite a Tokyo, inoltre, rimane di particolare rilevanza e urgenza la questione della giustizia climatica, e in particolar modo il finanziamento di programmi a lungo termine volti a investigare e trovare soluzioni rispetto all’impatto di genere del cambiamento climatico, con particolare attenzione all’equità intergenerazionale e intragenerazionale. L’iniziativa del W7 è avvenuta in concomitanza con il summit del Youth7 (Y7) l’engagement Group del G7 sulle questioni giovanili e del Civil7 (C7) il vertice della società civile. Il compito di questi gruppi di interesse rimane sempre quello di far sentire la voce di tutti e tutte e sensibilizzare i leader a prendere impegni giusti, che non lascino nessuno indietro.

Ora appuntamento a fine maggio, quando i leader dei 7 Paesi si riuniranno ad Hiroshima per concordare impegni condivisi di natura economica, ma anche sociale e geopolitica. E a 78 anni dalla famosa bomba atomica che ha scoinvolto il Giappone e il mondo, si auspica che re-incontrarsi in un luogo così simbolico per la pace, sia anche una opportunità senza precedenti “per rinnovare gli impegni di costruire un futuro equo, giusto e pacifico, in cui il militarismo sia superato e i principi della non violenza e dei diritti umani siano pienamente rispettati”, si legge nel Communiqué.

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