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Record di fallimenti nell’Unione Europea, in Italia +2,9% tra aprile-giugno

corruzione

Il secondo trimestre dell’anno ha portato con sé un record di fallimenti delle imprese nell’Unione Europea, registrando un aumento dell’8,4%. Questo dato rappresenta il massimo sin dalla raccolta dei dati nel 2015 da parte dell’ufficio europeo di statistica, Eurostat. Questa tendenza all’aumento dei fallimenti si riflette sia nell’intera Unione Europea a 27 stati membri, dove gli insuccessi aziendali sono in crescita da sei semestri, sia nell’eurozona, dove si è registrato un incremento del 9%.

In Italia, pur avendo sperimentato un aumento più contenuto rispetto al contesto europeo, i fallimenti aziendali sono aumentati del 2,9%. Questo interrompe una tendenza positiva che aveva caratterizzato otto trimestri consecutivi a partire dall’inizio del 2021. Già nel primo trimestre del 2023 si era osservato un aumento del 7,7%, invertendo così la direzione presa negli anni precedenti.

L’anno del Covid-19 ha contribuito a un andamento altalenante nell’ambito dei fallimenti aziendali. Nel terzo trimestre del 2020 si è assistito a un balzo del 159,9%, seguito da un calo del 65,3% nel trimestre successivo e del 2,8% nel primo trimestre del 2021. Tuttavia, il trend attuale italiano sembra meno pronunciato rispetto all’andamento dell’Unione Europea e dell’area dell’euro.

Questo aumento dei fallimenti aziendali coinvolge diversi settori economici. Si è verificato un incremento nei servizi di alloggio e ristorazione (+23,9%), nei trasporti e magazzinaggio (+15,2%) e nelle attività di istruzione, sanità e servizi sociali (+10,1%). Rispetto al quarto trimestre del 2019, cioè prima dell’avvento della pandemia, nel secondo trimestre del 2023 si è registrato un aumento significativo delle dichiarazioni di fallimento in vari settori dell’economia. I settori che hanno subito i maggiori incrementi sono stati quelli dei servizi di alloggio e ristorazione (+82,5%).

Tuttavia, alcuni settori hanno mostrato una tendenza opposta. L’industria ha visto un calo del 11,5% nei fallimenti, mentre il settore dell’edilizia ha registrato una diminuzione del 2,7%. Analizzando i dati dei singoli Paesi, emergono aumenti particolarmente intensi in Ungheria (+40,8%) e in Estonia (+24,6%). Alcuni Paesi, come Cipro (-48,5%), Croazia (-23,6%), Danimarca (-15,9%), Bulgaria (-14,3%) e Polonia (-9,1%), hanno invece registrato cali significativi nei fallimenti aziendali.

Nell’ambito dei grandi Paesi, non sono disponibili i dati della Germania, mentre in Francia si è registrato un aumento del 4,6% nei fallimenti aziendali. Per quanto riguarda le nuove imprese, le iscrizioni sono leggermente diminuite nell’Unione Europea (-0,6%) nel confronto con il trimestre precedente, dopo un aumento del 2% nel primo trimestre.

In sintesi, l’Unione Europea sta affrontando un periodo di significativo aumento dei fallimenti aziendali, con cifre che rappresentano un nuovo record. Questo fenomeno è visibile anche in Italia, dove l’andamento è stato altalenante negli anni recenti. La tendenza coinvolge diversi settori economici e paesi, richiedendo un’analisi attenta delle cause sottostanti e delle possibili strategie per mitigare gli impatti negativi su economia e occupazione.

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