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Affitti brevi, Trovato (Airbnb): perplessità sul limite delle due notti, bene il codice unico

Airbnb_Giacomo trovato
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I piccoli ‘host’ sono la causa di tutti i mali delle città italiane o ambasciatori del Made in Italy? Nei giorni in cui alberghi e Comuni commentano la nuova proposta del ministero del Turismo per regolamentare gli affitti brevi la piattaforma più famosa per chi mette in affitto la propria abitazione privata ai turisti, Airbnb, lancia un’iniziativa che strizza l’occhio proprio alle città e ai borghi italiani. E lo fa, oltre che con la collaborazione della Confederazione nazionale dell’artigianato, proprio con il patrocinio del ministero guidato da Daniela Santanchè. Ma qual è l’impressione di Airbnb Italia sulla nuova proposta annunciata dal ministro?

Giacomo Trovato, country manager in Italia di Airbnb (nella foto in evidenza), dice a Fortune Italia che “la proposta appena diffusa ha una parte condivisa da tutti: il tema di un codice di registrazione nazionale obbligatorio su tutte le piattaforme che creerà sicuramente trasparenza e completa legalità nel settore. Su questo tutti eravamo d’accordo. Credo che i borghi siano al centro dell’azione dell’esecutivo e riteniamo che gli affitti brevi possano dare un grosso contributo ai borghi proprio perché spesso non hanno un’offerta ricettiva adeguata: è un’opportunità importante. La proposta ha tanti altri aspetti su cui ci aspettiamo un dibattito in Parlamento che arrivi al testo definitivo”.

Affitti brevi, il limite delle due notti

Tra le misure proposte da Santanchè, anche quella relativa agli affitti brevi nelle ‘zone territoriali omogenee di tipo A’, che secondo la bozza non possono avere una durata inferiore a due notti consecutive (con multe fino a 5mila euro per i trasgressori).

Trovato dice che “sul limite alle notti nutriamo qualche perplessità, perché va a toccare alcune località in cui l’offerta alberghiera è meno diffusa, nonostante la proposta riguardi i centri storici delle grosse città metropolitane, più qualche altra zona”.

Talvolta, spiega, è la mancanza di offerta ricettiva che porta a utilizzare una casa per una notte. In ogni caso “non si riesce bene a capire per quale motivo gli host proprietari di casa debbano essere penalizzati se affittano per una notte”, dice Trovato. “Ci sarà un iter parlamentare e il testo che ne uscirà potrebbe essere anche diverso da quello attuale. L’iter andrà a chiarire alcuni aspetti che non sono perfettamente chiari”.

Tra gli aspetti più importanti della normativa, il country manager di Airbnb in Italia torna sull’importanza del codice identificativo nazionale per ogni immobile, assegnato dal ministero, che andrà a sostituire i Cir regionali. Anche le piattaforme avranno l’obbligo di indicare il Cin. In questo caso la misura del Governo è “molto valida”.

Trovato è anche d’accordo con dei limiti agli immobili da tassare con la cedolare secca sostitutiva dell’Irpef. La bozza del Governo ha abbassato per i proprietari il limite da 4 a 2 immobili. “Credo sia giusto distinguere la piccola proprietà privata dal mondo dei professionisti che secondo la definizione di questa proposta di legge hanno più di due case di proprietà: si tratta di due mondi diversi e credo sia corretto separarli”.

Si può discutere, dice Trovato, se il numero limite di appartamenti per usufruire della cedolare secca “sia quello giusto, ma il principio è corretto. Credo che la platea di soggetti che verranno equiparati ai professionisti venga allargata con questo intervento”.

Affitti brevi, chi vince con le nuove regole proposte dal Governo

L’iniziativa Made in Italy di Airbnb

In cosa consiste l’iniziativa di Airbnb? La piattaforma ha annunciato una partnership con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato (Cna), per aiutare gli ospiti a scoprire i distretti artigianali in Veneto, Toscana e Sicilia. L’obiettivo è “promuovere e valorizzare l’artigianato italiano attraverso la rete degli host, che ne diventeranno ambasciatori” dice Airbnb, che con la Cna ha scelto tre distretti artigianali di eccellenza per inaugurare l’iniziativa: il distretto d’Oro a Vicenza, in Veneto, il distretto dell’Alabastro a Volterra (Toscana); il distretto della Ceramica a Caltagirone (Sicilia).

Tra le iniziative previste ci sarà una pagina Internet in italiano e inglese che mostra gli artigiani di ciascun distretto e i principali monumenti della città; dei webinar informativi per gli host delle regioni interessate per fornire loro approfondimenti sull’iniziativa; una campagna di sensibilizzazione via e-mail e copertura mediatica su stampa e piattaforme digitali.

“L’artigianato locale svolge un ruolo importante come attrazione turistica, sostegno all’economia locale, fornitura di esperienze autentiche. Una fonte di grande orgoglio per il nostro paese in tutto il mondo così che l’esperienza di soggiorno in Italia non può prescindere dalla visita ai distretti artigianali”, afferma Marco Misischia, Presidente Cna Turismo e Commercio.

Secondo Airbnb l’iniziativa non fa bene solo agli artigiani, ma anche alle destinazioni rese celebri dall’artigianato stesso. Un sondaggio condotto sulla community di Airbnb rivela che per il 68% degli ospiti viaggiare tramite la piattaforma crea una connessione più profonda con la cultura locale rispetto al soggiorno tradizionale in un hotel o resort. Gli host, dice Airbnb, “offrendo raccomandazioni agli ospiti svolgono un ruolo fondamentale nelle loro community, condividendo suggerimenti per siti o attività culturali, negozi o attività commerciali e aree poco conosciute dai turisti”.

Gli host di Airbnb “ambasciatori” del Made in Italy con il patrocinio del ministero del Turismo

Giacomo Trovato spiega che l’iniziativa serve a sostenere i piccoli imprenditori italiani attraverso la rete di proprietari iscritti sulla piattaforma. E che a trarne giovamento è tutto il settore turistico: efficace promemoria dei concetti spesso rimarcati da chi sostiene l’importanza del settore extra-alberghiero per l’economia italiana. Questa collaborazione tra Airbnb e Cna “punta a sostenere l’economia di micro e piccoli imprenditori in Italia attraverso iniziative personalizzate. Crediamo fermamente che questo impegno non solo promuova viaggi più sostenibili, ma contribuisca anche alla vitalità del settore turistico”, spiega.

“L’iniziativa non riguarda solo le città ma anche i centri minori come i borghi, mette in collegamento i nostri host locali, che sono i migliori conoscitori del territorio, e la tradizione artigianale di alcune località; gli host possono essere i migliori ambasciatori di questa tradizione e possono collegare l’ospite con questi elementi culturali di diverse zone”, dice Trovato a Fortune Italia.

L’iniziativa si allargherà ad altre località? “Possiamo pensare che queste siano le prime tre di tante altre. Il tema è riuscire a utilizzare gli host locali per la promozione del territorio, e su questo abbiamo in mente tanti progetti. Ne parleremo anche con interlocutori politici del governo perche crediamo sia interesse del nostro Paese, così ricco di cultura e tradizione”.

Da sottolineare come la nuova iniziativa sia patrocinata dal ministero del Turismo. Mentre cerca di dare una stretta sull’abusivismo e sulla speculazione nel mondo degli affitti brevi, il dicastero sembra riconoscere un certo ruolo alla piattaforma dal punto di vista dell’impatto economico.

In realtà credo che il ministero del turismo riconosca il ruolo fondamentale dell’extra-alberghiero per il sistema ricettivo italiano. Si parla spesso di competizione per forme di ospitalità diversa, invece credo si debba parlare di complementarietà. Anche perché a volte gli ospiti hanno esigenze che non possono essere soddisfatte da un albergo: possono avere il desiderio di cucinarsi i pasti, o uno spazio di lavoro dedicato. Sono due sistemi di ospitalità che si integrano, e credo che il governo questa cosa la riconosca. Inoltre l’extra alberghiero va a coprire borghi e zone rurali, che non sono molto coperte dall’ospitalità tradizionale”.

Uno studio del Politecnico di Torino ha rivelato come dal momento in cui viene creato il primo annuncio in un borgo a distanza di 4 anni l’attività imprenditoriale locale si sviluppi del 23%, con benefici anche per ristorazione, intrattenimento e trasporti.

Tra borghi e grandi città

“Il tema dei borghi, peraltro centrale per il governo, è il classico tema in cui si dimostra che avere un’ospitalità diffusa, poter valorizzare case già presenti, è un modo per portare benessere a questi borghi che rischiano di spopolarsi”, dice il country manager.

Al centro del dibattito sugli affitti brevi non ci sono però i borghi, ma le grandi città e i pericoli di spopolamento e over tourism, secondo molti amministratori locali. “Se parliamo in termini generali, le case dedicate ad affitti brevi in Italia rappresentano meno dell’1%, è un fenomeno abbastanza limitato. Riconosciamo che ci possono essere città che hanno una situazione con una maggiore densità. Siamo assolutamente disponibili a discutere quali possono essere le misure adatte con linee guida da seguire”.

Il primo principio da tenere a mente è quello di fare riferimento a qualche dato, secondo il country manager. “Noi abbiamo tutti i dati su quanta è l’incidenza di queste case non solo nelle città ma anche nei singoli quartieri, quindi si potrebbe ragionare in maniera molto mirata”.

Il secondo principio raccomandato da Trovato è quello che riguarda la speculazione: “Legittimamente i sindaci sono preoccupati dalla speculazione immobiliare in cui alcuni imprenditori professionisti sottraggono case per l’uso residenziale destinandole a, se vogliamo, degli alberghi diffusi: questa può essere una preoccupazione comprensibile in certe località. Per questo secondo noi è importante distinguere la piccola proprietà privata dai professionisti, come dicevo prima: la piccola proprietà privata è fatta di persone normali; hanno una casa da mettere in affitto e talvolta quegli introiti servono loro per continuare a risiedere nella città stessa. Viceversa i professionisti possono avere logiche completamente diverse. Se si pensa a una legislazione per governare questi fenomeni, allora, facciamolo solo dove serve e andiamo a colpire le situazioni preoccupanti invece che il piccolo proprietario”.

Il valore del Cin

Che incidenza hanno i professionisti rispetto al mondo degli affitti brevi? “Non hanno un’incidenza enorme ma è chiaro che possa essere maggiore nelle città più turistiche. È un dato che varia da città e città”.

“Non abbiamo informazioni in dettaglio per un semplice motivo”, sottolinea Trovato. “Vediamo chi è l’host ma non sappiamo chi è il proprietario. Uno dei motivi per cui siamo contenti di questo codice identificativo nazionale (Cin) è che le autorità pubbliche potranno finalmente risalire al proprietario e mappare i piccoli proprietari che magari hanno in affitto una sola casa e chi ne ha invece di più”.

Il Cir regionale attuale, spiega Trovato, “non era diffuso in tutto il territorio nazionale, in alcune regioni non c’era. E al di là del Cir la cosa importante con la nuova proposta è la condivisione dei dati da parte di tutte le piattaforme. Con la nuova legge trasmetteremo tutti i dati alle autorità pubbliche che potranno consolidare i dati di tutte le piattaforme e quindi mappare il fenomeno a livello nazionale. Una bella novità di questa proposta di legge”.

Scongiurato in ogni caso l’approccio di New York, in cui sarà possibile affittare solo la casa in cui si risiede. “Consideriamo che a New York l’incidenza delle case in affitto breve è di una ogni mille. Se l’obiettivo era favorire la residenzialità, dubito che una casa su mille possa fare la differenza”.

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