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Rome Future Week, Maximo Ibarra (Engineering): ci vediamo nel futuro

L’innovazione si mette al servizio dell’uomo e delle comunità. Si può sintetizzare così il concetto di Umanesimo digitale, secondo la lettura che ne dà Maximo Ibarra – Ceo di Engineering – ospite dell’Open Stage di Rome Future Week.

Le riflessioni sul tema “Evoluzione tecnologica e umanesimo digitale”, titolo del suo intervento, raccontano il percorso che la tecnologia ha fatto negli anni, fino all’avvento dell’ecosistema digitale che impatta in modo pervasivo e continuativo sulle nostre vite.

“L’evoluzione della tecnologia è stata inizialmente fine a se stessa, caratterizzata da un approccio utilitaristico”, dice Ibarra. In pratica,  l’innovazione serviva a scopi specifici, ma con l’avvento dell’umanesimo digitale, un concetto molto recente, “la tecnologia ha smesso di lavorare con l’approccio ‘stand alone’ ed ha cominciato ad interagire con altre piattaforme, con l’intento di risolvere problemi ed emergenze”.

La tecnologia diventa quindi un driver in grado di creare benessere per tutti? “Abbiamo assistito a una evoluzione esponenziale e convergente delle tecnologie” commenta Ibarra.

“E’ il caso del vaccino Covid: la tecnologia intesa come potenza di calcolo, l’intelligenza artificiale, i data analytics, sono stati messi al servizio di un tema specifico” per risolvere un’emergenza che era sanitaria, in quel frangente, ma a cui ora fanno eco altere emergenze a forte impatto sociale, come ad esempio il cambiamento climatico. “Anche in questo caso la tecnologia potrebbe essere portatrice di soluzioni”, scaturite dal cambio di approccio, e da una diversa consapevolezza.

“Prima si guardava a questo settore con disincanto, era un tema per addetti ai lavori, ma ora è diventato un aspetto che riguarda tutti gli stakeholder”, abbiamo cominciato a leggere la tecnologia come una possibile soluzione ai problemi delle comunità.

E, per poter sancire un reale cambiamento di paradigma, è necessario che cambi anche lo storytelling.
Ne è convinto Ibarra, che sottolinea: “Mentre prima, quando raccontavamo la tecnologia lo facevamo tecnicamente, ora ci si concentra non sul funzionamento ma sul caso d’uso”, sull’applicazione, e questo consente di usare anche un linguaggio più semplice, intellegibile.

“Alle persone non interessa la tecnologia fine a se stessa, a loro interessa la soluzione che porta, la risposta che la tecnologia può dare” e questo segna un cambiamento epocale. Oggi è molto più facile raccontare l’importanza dello sviluppo tecnologico, sostiene Ibarra, perché “se devo parlare di Ai non lo faccio tecnicamente, ma racconto quello che può fare:  perderei tempo se non raccontassi cosa significa quella tecnologia e cosa comporta”. La forza di questo cambiamento sta nella nascita degli ecosistemi digitali: le tecnologie cominciano a lavorare in un sistema di interconnessione, un ecosistema, appunto, che nelle sue ricadute pratiche si connota come ecosistema sociale.

Queste realtà sono ora interconnesse, lo abbiamo capito, dice Ibarra, che aggiunge: “ora cominciamo ad esserne consapevoli: siamo di fronte ad una evoluzione tecnologica antropocentrica”. La tecnologia non è più una semplice commodity, ma sta creando cambiamenti disruptive perché le tecnologie si integrano fra loro, portando un concreto cambiamento nel nostro quotidiano, nella vita delle persone comuni e delle imprese, della pubblica amministrazione, che sta vivendo una fase di digitalizzazione profonda.

Le aziende hanno due approcci rispetto a questo tema. Il primo, quello che ha connotato gli ultimi anni è ‘ho un problema perché piattaforma tecnologica deve essere modernizzata e devo lanciare nuovo prodotto’. Ora però la visione sta cambiando, e la richiesta è: come faccio a migliorare il mio prodotto, come riduco il go to market, o come posso avere un maggiore impatto reputazionale in una certa comunità, grazie alla tecnologia? La comunicazione si è spostata quindi dall’ aspetto tecnico all’approccio di marketing.

La parola chiave è interconnessione. La cosa importante è che le tecnologie vengano intese nel loro insieme: “oggi quello che dà efficacia all’ecosistema è un insieme di tecnologie che convergono fra loro”. L’intelligenza artificiale sta permeando tutto il mondo produttivo, è un mattone trasversale a tutte le tecnologie, ai sistemi che permettono di strutturare soluzioni. Parliamo di Intelligenza artificiale, più digital twin nel manufacturing, della blockchain e della virtual reality.

E nel futuro, che in parte vediamo già palesarsi oggi, ci sono già pronte due altre grandi rivoluzioni tecnologiche: il quantum computing, che permetterà di accelerare la capacità di calcolo, una tecnologia che diventerà matura probabilmente intorno al 2030 “e ci farà fare un salto quantico, veramente rivoluzionario. Quello che fai in un mese domani lo farai in un secondo”, annuncia Ibarra.

L’altra è l’evoluzione definitiva dell’intelligenza artificiale generativa, che avrà le stesse capacità dell’essere umano. Ibarra chiarisce: “Non si tratta solo di un algoritmo che aiuta ad automatizzare i processi, ma potrebbe sostituirsi un giorno a te, è un altro salto quantico. Dobbiamo farci trovare pronti, perché vivremo dei salti tecnologici di cui non conosciamo le conseguenze”

E se ci ritrovassimo fra un anno, sul palco della seconda edizione della Rome future Week, dice Ibarra “potrei arrivare qui e dire tutto il contrario di quello che ho detto oggi, perché le cose che sono poi successe le avevamo sottostimate”. Ci vediamo nel futuro.

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