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Addio al glitter: la stretta Ue sulle microplastiche

Addio in Europa al glitter e ai piccoli pezzi di plastica che popolano i campi di calcetto sintetici. La Commissione Ue stringe sulle microplastiche, ovvero le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri. La Commissione ne vuole ridurre del 30% l’inquinamento entro il 2030, e si muove con un provvedimento che colpisce quelle ‘aggiunte intenzionalmente’.

Il che vuol dire andare a vietare la vendita di “microplastiche in quanto tali”, ad esempio il glitter, “e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati”, dice la Commissione che fa riferimento alla legislazione Reach sulle sostanze chimiche.

L’Ue è convinta che con la misura si impedirà il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di particelle che hanno invaso mari e fiumi, ma che si possono trovare anche nel cibo e, si è scoperto recentemente, addirittura nel cuore umano.

Microplastiche, i prodotti vietati

Il provvedimento va a colpire un ampia gamma di prodotti. Tra questi:

  • il materiale granulare utilizzato per le superfici sportive artificiali, come i campi di calcetto. Secondo la commissione, i piccoli pezzi di plastica dei campi artificiali costituiscono la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente rilasciate nell’ambiente. Spesso sono prodotti da pneumatici a fine vita, ridotti in pezzetti, e il loro uso negli ultimi 15 anni è aumentato molto grazie all’aumento dei campi sintetici. In questo caso il divieto si applica dopo 8 anni per dare proprietari di campo e manager il tempo di passare a alternative e consentire alla maggior parte dei campi sportivi esistenti per raggiungere la loro fine della vita.
  • i cosmetici, dove le microplastiche vengono ad esempio utilizzate per l’esfoliazione (i micrograni degli scrub) o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore.
  • Tra gli altri prodotti colpiti c’è il glitter, naturalmente, che è fatto con lo stesso materiale delle bottiglie di plastica. Ma ci sono detergenti, ammorbidenti per tessuti, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici.

Microplastiche, i prodotti consentiti

Alcune microplastiche si salveranno: secondo la Ue i prodotti utilizzati nei siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante il loro impiego sono esentati dal divieto di vendita. È il caso dei materiali da costruzione. In ogni caso i fabbricanti dovranno fornire istruzioni su come utilizzarli e smaltirli per evitare emissioni di microplastiche.

I prodotti per i quali le microplastiche non sono state aggiunte appositamente ma sono presenti involontariamente non rientrano nel campo di applicazione della restrizione.

Quando iniziano le restrizioni

Si inizia tra 20 giorni: la restrizione entrerà in vigore subito proprio per il glitter. Per altri prodotti il periodo di attesa prima del divieto sarà più lungo, per attendere che le industrie sviluppino alternative.

Il divieto di vendita si applica immediatamente anche ai cosmetici contenenti microsfere (cioè le piccole perle di plastica utilizzate per l’esfoliazione), e il loro uso è già in fase di eliminazione. In Italia ad esempio le microplastiche nei cosmetici da esfoliazione sono state già regolamentata nel 2020.

Per altri cosmetici il divieto è previsto in quattro dodici anni, in base alla complessità del prodotto, all’esigenza di riformularlo o al numero di alternative sostenibili esistenti.

Le conseguenze economiche

L’inquinamento da microplastiche viene affrontato dall’Ue nel piano d’azione per l’economia circolare e nel piano d’azione per l’inquinamento zero. Per “affrontare il problema dell’inquinamento da microplastiche prevenendo nel contempo il rischio di frammentazione nel mercato unico”, dice la Commissione, è stato chiesto (nel 2017) all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di valutare il rischio rappresentato dall’aggiunta intenzionale di microplastiche ai prodotti e l’eventuale necessità di un’ulteriore azione normativa a livello di UE.

L’ECHA ha rilevato che le microplastiche aggiunte intenzionalmente a determinati prodotti sono rilasciate nell’ambiente in modo incontrollato, e ha raccomandato di limitarle. Per questo la Commissione ha fatto una proposta di restrizione ai sensi del regolamento REACH già approvata degli Stati membri dell’UE, del Parlamento europeo e del Consiglio.

No alle microplastiche, un impatto da 19 mld

Ma quale impatto avrà la decisione? È stato calcolato anche questo dall’Echa. I costi per tutte le parti interessate, l’industria, le società sportive, i comuni, sono stimati a 19 mld di euro nei prossimi 20 anni. Un costo che secondo l’Echa vale la pena affrontare, rispetto ai benefici ambientali.

Secondo Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, “questa restrizione contribuisce alla transizione verde dell’industria dell’UE e promuove prodotti innovativi e privi di microplastiche, dai cosmetici ai detergenti fino alle superfici sportive. I cittadini dell’Ue disporranno così di prodotti più sicuri e più sostenibili, mentre le realtà industriali dell’Ue, soprattutto Pmi, che hanno investito e sviluppato determinati prodotti innovativi diventeranno maggiormente competitive e resilienti”.

Quanto è grave l’inquinamento da microplastiche

Una volta nell’ambiente, le microplastiche non possono essere rimosse. Si accumulano negli animali, compresi pesci e crostacei, e di conseguenza vengono consumati anche come cibo dall’uomo.

Se ne trova traccia sempre più spesso, e rappresentano un terzo di tutta la plastica in mare, secondo uno studio  dell’International union for conservation of nature.

Dai mari ai fiumi e ai laghi: in Italia sono presenti nel 98% dei campioni raccolti nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco, secondo l’analisi di ‘Life Blue Lakes’, il progetto coordinato da Legambiente.

Secondo l’Echa, ogni anno nell’Ue vengono usate 145.000 tonnellate di microplastiche. E un report del WWF dice che ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229mila tonnellate di plastiche, con una quota del 15% dovuta all’Italia. Quello del nostro mare è un primato mondiale: abbiamo la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino. Ovvero, 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato.

Microplastiche nel cuore

Le microplastiche sono presenti in cibo e acqua potabile, con effetti negativi sulla salute. Addirittura, recentemente in uno studio dell’Environmental Science & Technology dell’American Chemical Society tracce di microplastiche sono state trovate nel cuore umano.

“Il divieto di aggiunta intenzionale di microplastiche risponde a una grave preoccupazione per l’ambiente e la salute delle persone. Le microplastiche sono presenti nei mari, nei fiumi e nel terreno, oltre che negli alimenti e nell’acqua potabile. Pur riguardando particelle molto piccole, la restrizione odierna rappresenta un grande passo verso la riduzione dell’inquinamento provocato dall’uomo”, ha detto Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca.

Ambiente invaso dalla plastica, numeri di un’emergenza

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