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Convegno AIDEA, l’importanza del dialogo tra mondo accademico e imprese

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“L’aziendalismo crea valore. Il ruolo dell’accademia nelle sfide della società, dell’economia e delle istituzioni”. È questo il tema che accompagna la due giorni – cominciata questa mattina – di AIDEA, Accademia italiana di economia aziendale. Presso l’aula magna del Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems dell’Università degli studi di Salerno, economisti, politici e capi aziendali si confrontano su tematiche varie: dalla necessità di ‘svecchiare’ il linguaggio della ricerca, mantenendolo al contempo alto, per arrivare a tutti; all’urgenza di declinare nuovi paradigmi culturali in un’ottica di sostenibilità, coerentemente con le esigenze di una società che cambia. “Il futuro è dietro l’angolo”, ha detto Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, durante il suo discorso. Questo incontro mira a prefigurare gli scenari più prossimi entro cui tracciare raccomandazioni utili per quanti, a vario titolo, studiano e si interfacciano con le discipline aziendali.

Quasi 900 partecipanti, come rimarcato dal presidente AIDEA Michele Pizzo, già intervistato da Fortune Italia. “La quarantesima edizione di un meeting che ci dà grande soddisfazione. Supportare l’aziendalismo significa indirettamente contribuire a una legittimazione sociale di ognuno”.

AIDEA, a Salerno il 40esimo convegno su “L’aziendalismo crea valore”

“I contributi della ricerca aziendale sono un passo importante per tutti”, ha esordito Vincenzo Loia, rettore Università degli studi di Salerno, nei suoi saluti istituzionali.

“C’è qualcosa che mi colpisce e riguarda il mondo delle aziende e i giovani”, ha continuato. “Siamo in università, un luogo pieno di giovani. Oggi c’è penuria di giovani manager. Non rispondono perché sentono il ruolo di manager troppo chiuso, esposto, carico di responsabilità. In parte è vero: come sempre la verità sta nel mezzo. Ma trovo triste che si rimanga in una zona grigia perché è più comodo. Ecco perché ritengo che rendere stimolante la formazione sia uno dei compiti degli accademici. Occorre continuare a educare non solo nelle competenze. Ai miei colleghi che lavorano con i giovani, dico: facciamo capire meglio qual è la realtà, quanto sia importante mettersi in gioco e quanto valgano le idee di ciascuno”.

Vincenzo Loia, rettore UNISA

Pensieri ripresi dal direttore del Dipartimento di Scienze aziendali Raffaele D’Alessio e dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che sempre durante i saluti ha inoltre sottolineato come ci sia spesso la tendenza a guardare l’impresa come luogo di sfruttamento. “L’azienda è una cellula viva della società e del progresso economico. Se vogliamo distribuire ricchezza, c’è bisogno di qualcuno che la ricchezza la produca”.

Vincenzo De Luca, presidente Regione Campania

Il ruolo dell’Accademia: generare (e co-creare) valore

Più che produrre – e quindi ‘creare’ – ricchezza, bisognerebbe concentrarsi però sul ‘generare’ valore. Lo ha chiarito bene Anna Fasano, presidente Banca Etica, che nel corso della tavola rotonda si è soffermata sul significato della parola valore. “I dati economici del nostro Paese sono poco incoraggianti. Nel ventennio 2000-20, lo ha ricordato anche il presidente De Luca, il Pil italiano nel contesto europeo è passato dal 18 al 14%. Ma sul Pil viene misurata la ricchezza, non il valore. Sono due concetti diversi”.

A moderare la discussione della tavola: il segretario AIDEA Gennaro Iasevoli. Iasevoli ha invitato gli ospiti a riflettere sulle implicazioni manageriali che spesso le dinamiche accademiche, pur consapevoli dell’ibridazione tra formazione, ricerca e terza missione, tralasciano a favore dei cosiddetti “articoli di fascia A”. In che modo allora, favorire una co-creazione di valore tra gli accademici e gli stakeholder di riferimento?

“In questo momento il settore agricolo è il primo comparto che contribuisce al Pil del Paese. Tuttavia nelle aziende agricole c’è carenza di collaboratori professionalizzati. Ecco perché ritengo che diventerà sempre più importante la collaborazione con il sistema universitario. Abbiamo davanti a noi una grande sfida: uno spazio enorme di mercato che come imprenditori dobbiamo coprire. Non basta essere passati dai 28 mld di euro di esportazione del 2015 agli oltre 60.000 attuali. Occorrono professionalità e quindi formazione, dialogo tra accademici e imprese. Sono questi gli elementi che generano valore”, ha affermato il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Luigi Gallo, responsabile Incentivi e Innovazione di Invitalia, ha evidenziato come Invitalia da sempre sostenga la nascita e la crescita delle imprese. “Sui nostri tavoli passano progetti. Attraverso di essi abbiamo contezza delle evoluzioni, di ciò che accade all’interno della società. Se guardiamo un programma di investimenti presentato 10 anni fa rispetto a oggi c’è una differenza enorme. Oltre alla tecnologia, ora ci si orienta verso la sostenibilità. Verso le tematiche ESG. Sono soprattutto i giovani a farlo. Vuol dire che i percorsi formativi seguono questa direttrice ed è importante che tutti lo colgano, anche gli imprenditori più vecchi anagraficamente”.

Un momento della tavola rotonda. Da sinistra: Antonio Naddeo, Anna Fasano, Gennaro Iasevoli, Luigi Gallo, Massimiliano Giansanti

L’impatto della tecnologia sul mondo aziendale e non solo

A proposito di tecnologia, una bella riflessione che mette insieme mondo aziendale e mondo accademico, è arrivata dal presidente Aran Antonio Naddeo. Alla domanda di Iasevoli sul come dovrebbe contribuire una realtà come AIDEA a favorire l’innovazione nel mondo della Pubblica amministrazione, Naddeo ha anzitutto dichiarato che quello dei ‘ritardi’ sulla digitalizzazione nelle PA è un “luogo comune”.

“Ci sono PA che non hanno nulla da invidiare a nessuno da un punto di vista tecnologico. Certo, un problema esiste e riguarda la capacità di organizzazione. Alcune strutture sono organizzate secondo modelli costruiti trent’anni fa. Nel frattempo il mondo è cambiato. Un collegamento con AIDEA risulta determinante perché introdurre una cultura aziendalistica all’interno della PA, una capacità manageriale all’interno di un’organizzazione, può dare ordine. Siamo un Paese noto per la sua burocrazia. Per avere efficacia ed efficienza c’è bisogno di ordine“, ha concluso.

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