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Acqua e droni: agricoltura e nuovi ecosistemi del mondo del cibo

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Roma è la città agricola più grande d’Europa, ed è stata candidata ad ospitare il World Water Forum 2027. La notizia viene data a margine della tavola rotonda “Innovazioni e nuove professionalità per un ecosistema nel mondo del cibo”, che si è svolto a conclusione della terza conferenza cittadina sull’agricoltura, dal titolo ‘Coltiviamo Roma, Terra, Cibo’.
L’acqua è stata fra i grandi temi che hanno connotato gli interventi del panel moderato da Andrea Martina Di Lena, giornalista di Food&Wine Italia, che ha raccontato l’innovazione nella comunicazione, il ruolo della formazione che deve preparare i cuochi di domani a rappresentare anche a tavola la qualità dei territori, per passare alla tutela delle specie locali, come accade nell’apicoltura di qualità, e alla valorizzazione della politica delle food policy.

Fra gli interventi chiave, quello di Fabio Ugolini ceo di Innova Srl, che ha presentato il progetto di Acquacoltura realizzato con acque idrofoniche. “L’acquacoltura è considerato un sistema di approvvigionamento sostenibile di proteine, e rispetto l tema delle acque raffinate, l’Europa consente ad oggi di utilizzarle per l’agricoltura. Col nostro progetto sperimentale, che stiamo realizzando a Castellana Grotte, in Puglia, stiamo dimostrando che potremmo usarle anche per l’acquacoltura”. Le nuove tecnologie potrebbero consentire la potabilizzazione diretta delle acque trattate, e dal punto di vista chimico-fisico queste sono indistinguibili rispetto all’acqua potabile.
Ovviamente non si possono bere, ma ne è consentito l’uso in agricoltura. Questo progetto sperimentale prevede anche la coltura di piante, “le piante puliscono l’acqua, è un sistema circolare e sostenibile  e questo progetto pilota sperimentale all’Eu è piaciuto molto, e il pesce , dal punto di vista tossicologico e del sapore, è equivalente a quello da acquacoltura tradizionale”. Il progetto prevede la coltura di una specie poco nota in Italia, la tilapia, che è però molto commercializzato in America, e la coltivazione  della lattuga. Se questo progetto dovesse essere approvato dall’Eu, si dovrà anche poi lavorare ad una policy che regolamenti l’allevamento di pesce con acqua affinata di qualità.
La coltura abbinata di pesce e vegetali è, di suo, già realtà, come dimostra il progetto presentato da Thomas Marino, founder di The Circle. “Con questo sistema completamente sostenibile e circolare, l’agricoltura viene proiettata nel futuro, e diventa un settore che può fare la differenza nel settore della tecnologia”.

L’innovazione in agricoltura riguarda anche il settore della formazione, come ha raccontato Laura Michelini, professoressa associata di economia e gestione delle imprese all’Università Lumsa. L’obiettivo generale è quello di ridurre sprechi delle risorse e garantire cibo di qualità per tutti. “Vi porto la voce dell’università”, ha detto la Michelini “uno sguardo diverso rispetto all’innovazione nel settore agricolo, siamo chiamati a formare le figure professionali del futuro, la nostra università non ha facoltà scientifiche ma si sente parte di questo processo importante di formazione, perché il settore agricolo è fortemente contaminato da tantissime altre discipline, le figure che si vanno a formare devono avere nuove competenze, penso all’importanza dell’analisi dei dati, informatica e blockchain”. La Michelini sottolinea come sia oggi diventato necessario parlare di innovazione in riferimento non più solo al prodotto, ma considerando l’innovazione del modello di business in un’ottica sostenibile. L’università del futuro dovrebbe essere ‘university without walls‘, custode e rifugio delle risorse e della conoscenza – un ambiente in cui studenti e studentesse possano confrontarsi – ma anche aprirsi al dialogo con gli attori del territorio. L’università senza confini deve essere internazionale, basata su open access e interdisciplinarità, “la ricerca mette insieme competenze differenti che provengono da dipartimenti differenti, e questa è la sfida del futuro”, conclude Michelini.

 

Un momento della conferenza: “Innovazioni e nuove professionalità per un ecosistema nel mondo del cibo”

E i frutti di  questo approccio multidisciplinare li vediamo nel prototipo presentato da Diana Zagarella, Ceo di Olivar. Lei è un’ingegnere negli uliveti, “abbiamo diversi uliveti in famiglia, in Calabria, e di solito andavo a dare una mano per la raccolta. Un processo solitamente faticoso”, che le ha dato lo spunto per  inventare un sistema nuovo per la raccolta delle olive, che non danneggi le piante e sia in simbiosi con la natura: un drone che raccolga le olive. “Non sarà piccolino, 2,5mt di diametro, con principio di funzionamento del vento che esce dalle eliche e fa cadere le olive dai rami“. Per una quesitone di regolamenti non può essere più grande di 3 mt, Zagarella racconta: “ho fatto percorso di incubazione dell’Università Roma tre, Dock3, abbiamo vagliato il mercato scoprendo che quello della raccolta era un problema diffuso fra agricoltori che non riescono a trovare manodopera o sostengono costi molto elevati, e stanno per abbandonare gli uliveti. Abbiamo sviluppato l’idea anche seguendo i consigli di questi agricoltori, e il drone sostituirebbe la pratica della raccolta con  scuotitore da tronco,  molto costoso e che non può essere utilizzato nelle zone scoscese, che sono il 60% in Italia e 30% nel mondo”.

L’innovazione e l’agricoltura possono tracciare percorsi comuni, cominciando col formare le nuove risorse e preparare gli scenari del futuro.

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