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Ecco le 3 aziende italiane (su 47) scelte dall’Europa per i finanziamenti dell’Eic Accelerator

Climate tech spectrum ape

Sono 47 le aziende europee selezionate per un nuovo giro di finanziamenti (da 350 mln) da parte del Consiglio europeo per l’innovazione nell’ambito del suo EIC Accelerator. Ai fondi hanno avuto accesso circa il 5 % delle imprese europee che hanno presentato le loro proposte (648 in tutto). Un terzo delle vincitrici vengono da Francia (25%) e Germania (11%). Meno sono quelle che vengono dall’Italia.

Dopo un processo in cui 140 aziende sono state intervistate da investitori e imprenditori esperti, infatti, solo tre imprese italiane sono riuscite ad accedere al finanziamento.

Eic Accelerator, le tre startup italiane

  • 3BEE, la climate tech che sviluppa tecnologie innovative per il monitoraggio e la tutela della biodiversità e degli insetti impollinatori (nella foto in evidenza), si è aggiudicata un finanziamento ‘grant first’ per la sua proposta sulla biodiversità: un framework scalabile e scientifico per misurare la biodiversità terrestre. Il nome del progetto è Biodiversity credits.
  • D-ORBIT: la scaleup italiana di Fino Mornasco attiva nella space economy (che collabora già con Asi ed Esa) è stata premiata con un finanziamento in blend finance (quindi sovvenzione più investimento in equity) grazie al Progetto ASTROLIFT, acronimo di Autonomous Spacecraft Technology for Repair Operations, Lifespan Improvement and Flight Testing.
  • NANO-TECH SPA: la terza italiana che accede al finanziamento europeo è Nano-tech, autrice del progetto C-PREG 400: materiali innovativi per l’industria aerospaziale che resistono alle alte temperature e alle fiamme, sono riciclabili e hanno un impatto ambientale contenuto. Anche in questo caso il tipo di finanziamento è Grant First e prevede la sovvenzione iniziale dell’Eic.

 

Come funziona il finanziamento: il progetto di 3Bee

L’EIC Accelerator offre alle startup e alle pmi sovvenzioni fino a 2,5 milioni di euro, combinate con investimenti azionari attraverso il Fondo EIC, che vanno da 0,5 a 15 milioni di euro o più. Nella maggior parte dei casi, le aziende riceveranno il finanziamento a fondo perduto entro i prossimi due o tre mesi, mentre le prime decisioni di investimento saranno prese entro due mesi.

Il Ceo di 3bee Niccolò Calandri spiega a Fortune Italia che il grant europeo ‘conquistato’ dalla startup fondata nel 2017 è da 2 mln, che arrivano a tre con il milione che impegnerà l’azienda.

In tutto, in realtà, il progetto potrebbe arrivare a 10 mln: dopo il grant first iniziale, ci sarà un piano investimento a 18-24 mesi con la negoziazione per un finanziamento da 3,5 mln in equity, con la condizione che altri 3,5 arrivino da altri investitori per bilanciare l’investimento europeo. Fino ad oggi, raccolta Calandri, 3Bee ha raccolto 4 mln di euro in round di investimento.

 

Il primo sistema per i crediti della biodiversità

L’obiettivo del progetto è “sviluppare i primi progetti di crediti di biodiversità in Europa”, con l’attivazione di nuove oasi in Europa, come quelle già aperte in Italia della startup che si occupa di tutelare la biodiversità (e le api) attraverso la tecnologia.

Le nuove oasi verranno aperte “in aree agricole, industriali e urbane, con progetti di rigenerazione monitorati con satelliti e sensori in campo. Così generiamo dei crediti di biodiversità” da utilizzare in offset, cioè per compensare l’impatto della propria organizzazione sulla biodiversità. Le regolamentazioni europee stanno infatti spingendo per portare le imprese a compensare non solo le proprie emissioni, ma anche il proprio impatto sulla biodiversità. Per misurare questi impatti e i modi di compensarli servono strumenti, e la 3Bee di Calandri vuole essere la prima a metterli a punto.

Il progetto finanziato dall’Ue durerà un paio di anni, permettendo a 3Bee di portare le sue oasi in Spagna, Francia e Germania, con il supporto europeo (tutti i progetti finanziati dall’Eic potranno beneficiare dei servizi di accelerazione aziendale che forniscono l’accesso a competenze, altre aziende, investitori e attori dell’ecosistema).

Il lavoro da fare è tanto, spiega il Ceo: bisognerà lavorare sulla parte tecnica ma anche sulla parte di certificazione, quindi sul protocollo da presentare con Accredia (l’ente italiano di accreditamento); molto spesso le etichette green non fanno tutti questi step per le certificazioni”.

Eic Accelerator, le startup europee

Le 47 startup europee selezionate vedono una forte presenza di società specializzate in tecnologia, che sono il 25%, dietro solo alle aziende di health tech, tradizionalmente al primo posto, che rappresentano il 30% del totale.

Le 47 aziende selezionate riceveranno complessivamente quasi 350 milioni di euro di finanziamenti. La grande maggioranza delle società selezionate (68%) riceverà l’opzione di finanziamento misto, cioè la combinazione di sovvenzioni e investimenti azionari. Questi ultimi vengono effettuati attraverso il Fondo Eic.

 

 

Le aziende selezionate vengono da 15 Paesi. Oltre ai progetti italiani, ecco alcune delle iniziative europee: molte hanno a che fare con l’intelligenza artificiale.

  • Axelera AI (Paesi Bassi): progetto Axelera Europa – una nuova piattaforma hardware e software per rivoluzionare l’intelligenza artificiale (AI) nella fase di edge.
  • Vsora (Francia): progetto Superchip – un processore unificato scalabile che migliora l’elaborazione, sfruttando le prestazioni integrate per l’AI edge, la guida autonoma, l’AI generativa e le applicazioni AI-oT decentralizzate.
  • Quside Technologies (Spagna): progetto RPU – unità di elaborazione della casualità (RPU) basate su quantum per il calcolo ad alte prestazioni e la sicurezza dei dati.

Quando si presentano le domande

Le aziende possono presentare in qualsiasi momento le loro idee all’EIC Accelerator, che vengono poi valutate entro circa 4 settimane. Il prossimo limite per le proposte complete nell’ambito dell’Acceleratore sarà annunciato nel programma di lavoro del CEI 2024, la cui adozione è prevista per dicembre 2023.

Nella selezione appena conclusa, oltre alle 47 vincitrici, altre 91 candidature che hanno soddisfatto tutti i criteri nella fase di valutazione a distanza e che sono state valutate positivamente dalla giuria del CEI, ma non raccomandate per il finanziamento, riceveranno un marchio di eccellenza per  aiutarle a trovare fonti alternative di finanziamento, tra cui i recovery fund nazionali e i fondi europei di sviluppo regionale.

 

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