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Autonomia strategica aperta, un nuovo paradigma europeo per la sicurezza

Complice la consapevolezza della fragilità ormai sistemica delle catene del valore globale, l’equilibrio tra gli interessi nazionali e la tutela del mercato è diventato un tema di primaria importanza. Caso esemplare della necessità di raggiungere questo bilanciamento è rappresentato dal concetto di ‘Open Strategic Autonomy’ sviluppato dalla Commissione Europea e riferito all’esigenza di garantire l’autonomia politica ed economica dell’Unione, nel riconoscimento dell’importanza di cooperare a livello internazionale laddove necessario.

Si tratta di un approccio che va oltre la gestione delle catene di approvvigionamento, incorporando fattori geopolitici e globali nelle decisioni di policy, inserendosi nel percorso di deglobalizzazione in corso. Tracciare nuovi percorsi di sviluppo che si innestino sui trend internazionali che legano l’interesse nazionale alla capacità di apertura dei mercati può costituire una grande opportunità.

La Open Strategic Autonomy europea implica una visione sistemica e proattiva delle dinamiche geopolitiche e delle loro implicazioni. Si basa sulla capacità del sistema di policy-making di prevedere minacce potenziali e di adottare risposte tempestive e appropriate per garantire la resilienza del sistema socioeconomico europeo. Una visione di decision-making che incorpora analisi approfondite per comprendere le conseguenze a lungo termine delle decisioni prese.

Si tratta di un nuovo modo di affrontare le criticità, agendo in ottica preventiva e non più solo emergenziale, trend che emerge anche guardando alla produzione normativa internazionale sui meccanismi di controllo degli investimenti diretti esteri (FDI), che prevedono un’espansione dei settori soggetti al controllo, la riduzione delle soglie per l’attivazione del potere di intervento pubblico e l’ampliamento delle definizioni di investimento e controllo.

Considerando anche l’accelerazione della transizione verso modelli di sviluppo sostenibili e digitalizzati, che richiedono un approvvigionamento di materie prime e la costruzione o riconversione di know-how e competenze, diventa imperativo dotarsi di una strategia unitaria e condivisa a livello europeo, che guardi in modo diverso anche all’impatto sui privati. Le aziende si trovano ad affrontare nuovi obblighi normativi e politiche sempre più stringenti, da cui deriva che un approccio eccessivamente protezionista potrebbe non solo rendere meno attrattivo un Paese, ma anche ostacolare la condivisione di conoscenze e competenze chiave.

Risulta quindi essenziale poter implementare un modello di tutela dell’interesse europeo e nazionale che valuti le diverse sfaccettature in ottica di lungo periodo e di ampio spettro, che consenta di influenzare positivamente la scena internazionale, divenendo un benchmark per altre regioni del mondo e dando vita ad una nuova visione globale di sviluppo: la capacità di collaborare quando necessario e di agire in modo indipendente quando richiesto rappresenta l’essenza di una nuova gestione delle relazioni internazionali.

*Founder e Managing Director di Futuritaly, strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale

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