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MOSE: la più grande opera idraulica

IL MOSE rappresenta senza dubbio la più grande opera di ingegneria marittima realizzata in una laguna, effettuata mantenendone le caratteristiche proprie di connessione e scambio con il mare. Ad oggi rappresenta una realizzazione unica, per concezione, dimensione, funzionamento. Sono certo che sarà fonte di ispirazione e confronto per altre opere altrove in tutto il mondo. Di fronte ad una tale opera realizzata e funzionante, diversi sono i motivi di orgoglio, ma desidero sottolinearne alcuni in particolare.

Le imprese che hanno partecipato alla costruzione del MOSE sono imprese italiane. Nel 1982 erano partite, costituendosi in Consorzio, alcune grandi aziende, le sole che potevano accettare una sfida così grande ed incerta. Nel tempo esse sono state integrate ed oggi sostituite da molte aziende più piccole, anche di tipo cooperativo, dimostrando la capacità di adattamento del sistema produttivo del nostro Paese all’evoluzione delle condizioni determinate dalla congiuntura economica. Un sistema solido e resiliente.

Il progetto prima e la realizzazione poi hanno stimolato le migliori intelligenze dell’ingegneria italiana. Esso è stato sottoposto all’attenzione critica della comunità scientifica internazionale, risultando sempre più forte delle perplessità sollevate. La dimostrazione del funzionamento del MOSE, l’efficace difesa di Venezia operata dall’ottobre 2020, è la prova migliore della bontà non solo dell’idea, ma delle capacità realizzative delle imprese italiane e della capacità di indirizzo del Governo del nostro Paese, anche al di là del suo colore politico. Risulterebbe facile, sull’onda di questo successo, ridicolizzare le posizioni di chi si è vivacemente opposto alla sua realizzazione, frapponendo ogni tipo di ostacoli ed utilizzando ogni arma a propria disposizione.

Se non fosse per i ritardi che queste posizioni hanno determinato, e il conseguente aumento del degrado di palazzi, monumenti ed ambiente, paradossalmente sarebbe quasi da ringraziare gli oppositori, poiché oggi il MOSE è vincente e le critiche lo hanno rafforzato “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

I lavori per la realizzazione del MOSE hanno preso avvio nel 2003 contemporaneamente alle tre bocche di porto. La costruzione ha visto 18 chilometri lineari di cantieri a terra e in mare, che hanno coinvolto direttamente o indirettamente quasi 4000 dipendenti. Durante tutti questi anni, i cantieri hanno utilizzato un numero enorme di macchine, attrezzature e materiali da costruzione. L’ingegneria richiede organizzazione ed oggi più che mai rispetto per l’ambiente. Sono stati usati gli accorgimenti più moderni per le realizzazioni e i controlli ambientali più severi, i cantieri sono stati aperti alle visite di numerosissimi esperti e normali cittadini.

Appare controcorrente l’affermazione che il modello tanto criticato tra un Concessionario di Stato ed il Ministero delle Infrastrutture è stato positivo antesignano della logica di Partenariato Pubblico-Privato, oggi prevalente per realizzazione di Grandi Opere, non sono in Italia, ma nel mondo. Certamente la realizzazione di un’opera di questo tipo e dimensione non sarebbe stata possibile con i meccanismi amministrativi usuali in vigore negli anni 80 del secolo scorso, nei quali essa è stata decisa.

Più accettata nel comune sentire è l’affermazione che il MOSE è parte della grande storia delle opere realizzate dal Magistrato alle Acque, antico ministero della Repubblica Serenissima di Venezia e poi ufficio periferico del moderno Ministero delle Infrastrutture. D’altronde, ancor prima della realizzazione del MOSE, il Piano generale degli interventi del Ministero delle Infrastrutture è partito con il restauro ed il consolidamento delle difese a mare, i “murazzi” ideati dal matematico ed architetto Beniamino Zendrini e completate nel 1782 dalla Repubblica Serenissima di Venezia, uno degli ultimi atti prima dello scioglimento del 1796.

Il Magistrato alle Acque di Venezia ha oltre 500 anni ed è giusto che la nuova Autorità per la laguna, istituita nella scorsa legislatura, ne conservi il nome, per assumerne storia e tradizione. Infatti, gli sforzi per la Salva- guardia di Venezia non sono ancora conclusi, e non c’è alcun dubbio che lo Stato italiano e per quanto mi riguarda questo Governo, continuerà a porvi attenzione, impegno e risorse.

Ma qui mi preme sottolineare che da questo esempio di realizzazioni concrete a Venezia, città del mondo, può e deve partire la modernizzazione delle infrastrutture di questo Paese, che non solo può e deve tenere il passo rispetto gli sforzi europei, ma che può indicare una strada di sostenibilità per il mondo intero, che vive le stesse pressioni globali.

Quanto realizzato con successo a Venezia, gli ingegneri e le imprese italiane sono pronti a replicarlo, mutatis mutandis, nelle altre parti del mondo e il Governo del Paese sarà al loro fianco.

Per leggere integralmente lo speciale Mose, Ingegno Italiano clicca QUI

*Matteo Salvini, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Meloni. È Senatore della Lega.

 

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