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La difesa della città in armonia con l’ambiente

Nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO è iscritta “Venezia e la sua laguna”. Non solo i monumenti costruiti dall’uomo, ma anche la laguna. Per la legge dello Stato la Salvaguardia di Venezia coincide e non può essere separata dall’elemento, geografico e naturale, che la contiene. Cultura e natura, mai come a Venezia, stanno indissolubilmente insieme.

Sin dai suoi primi passi, cinquant’anni fa, il progetto di difesa di Venezia assunse il paradigma del minimo impatto ambientale e della sostenibilità, anche se allora questa parola non era ancora diffusa nel significato odierno. Barriere mobili, invisibili se non azionate, in grado di difendere la città quando serve e poi scomparire, permettendo il normale flusso della marea. Un approccio assai diverso da quello adottato in altri Paesi, dove le opere di difesa hanno profondamente modificato il rapporto del territorio con il mare e con l’acqua dei fiumi. Il programma generale degli interventi ha messo in atto una serie vasta di azioni, in laguna, nelle isole del litorale, nella gronda lagunare e nel bacino scolante, che hanno il precipuo scopo della salvaguardia ambientale, attuando ante litteram un vero “restauro ecologico”, secondo una dizione efficace oggi molto diffusa. La laguna di oggi, da molti punti di vista, ad esempio per l’inquinamento, è migliore di quella di 30 anni fa.

Ma desidero qui sottolineare come l’opera principale, più grande ed imponente, il cuore della difesa della città, ovvero il MOSE, sia stato realizzato avendo piena coscienza e considerazione della necessità della tutela dell’ambiente. E così oggi, anche se l’attenzione di tutti continua a essere rivolta, per certi versi giustamente, alle grandi paratoie che galleggiando proteggono la città dai flutti tempestosi, pochi si accorgono che sopra di esse stormi di uccelli continuano a disegnare le loro traiettorie, che adiacenti ad esse continuano a sussistere habitat delicati e preziosi e che la vita sottomarina vive rigogliosa.

Sono state clamorosamente smentite, nei fatti, le catastrofiche previsioni di chi per fermare la realizzazione dell’opera paventava “devastazioni ambientali” causate dai cantieri. In realtà anche l’esercizio delle paratoie dall’ottobre del 2020 ad oggi ha fatto misurare un impatto ambientale pressoché nullo. I cantieri sono stati lunghi ed imponenti, oltre 4000 persone all’opera in un contesto delicato e sottile come le isole del litorale che separano la laguna dal mare. Se da un lato va dato atto alle imprese di aver organizzato i cantieri con grande attenzione e consapevolezza, alle autorità pubbliche va ascritto il merito di avere instaurato un sistema efficace di controlli, basato sulle più aggiornate conoscenze scientifiche.

I monitoraggi ambientali organizzati da un organismo pubblico terzo, CORILA (associazione di Università e Enti pubblici di ricerca), ulteriormente controllati da ISPRA e da ARPAV, hanno coinvolto i migliori enti scientifici del nostro Paese. Oltre 80 esperti hanno vigilato, suggerito, talvolta anche “fischiato il fallo”, per riprendere la partita secondo le regole e non per sospenderla sine die. Quello che è successo durante i lavori dei cantieri del MOSE è la dimostrazione che si può essere attenti all’ambiente senza bloccare gli interventi da fare, se essi sono progettati adeguatamente e monitorati seriamente, usando la scienza e non l’ideologia nella loro esecuzione. È la dimostrazione che invece del “no a tutto” si può adottare lo slogan “si a quanto viene fatto bene”. L’orgoglio dell’Italia e degli italiani deve risiedere non solo nel fatto che il MOSE salva Venezia, ma che lo fa mantenendo vitale il delicato ecosistema lagunare.

Infine, siamo tutti consapevoli che il livello del mare si alzerà nelle prossime decadi e che quindi il MOSE interromperà più frequentemente il flusso tra mare e laguna. Siamo consapevoli che dobbiamo pensare già ora a quando, nel prossimo secolo, a causa dell’inevitabile salita del livello del mare, il paradigma della protezione della città dovrà basarsi su diversi principi e che serviranno nuove opere. Nei prossimi anni, tuttavia, grazie anche a un’osservazione accurata delle variabili ambientali, sapremo intervenire per aiutare l’adattamento del sistema ecologico a chiusure del MOSE che saranno via via più frequenti.

Ma questo accadrà mantenendo Venezia sempre e comunque salva dai fenomeni meteorologici che l’hanno messa in pericolo già troppe volte nell’ultimo secolo, per garantire che anche le generazioni future possano godere del meraviglioso e dinamico equilibrio tra natura e cultura che Venezia rappresenta.

Per leggere integralmente lo speciale Mose, Ingegno Italiano clicca QUI

*Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica del Governo Meloni. Già membro del Governo Draghi durante il quale ha ricoperto il ruolo di Viceministro dello Sviluppo economico.

 

 

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