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L’intelligenza artificiale generativa sconvolgerà il mondo del lavoro?

Le discussioni sull’intelligenza artificiale nella forza lavoro oscillano ormai tra i campanelli d’allarme della disoccupazione di massa e le fantasie di un’utopia futura in cui ognuno è libero di perseguire le proprie passioni invece di intraprendere una carriera. Sebbene i dettagli su come l’intelligenza artificiale generativa trasformerà la forza lavoro possano essere discutibili, esperti e lavoratori ritengono che il cambiamento sia inevitabile e sarà di grande rilievo.

L’AI è stata un tema caldo tra i leader aziendali nell’ultimo anno, guidando la corsa all’oro di Wall Street ma dividendo gli esperti su come esattamente la tecnologia cambierà il mondo. Come è noto dall’ascesa fenomenale di ChatGPT centinaia di milioni di dollari sono stati investiti nello sviluppo dell’ AI. Tuttavia questo boom ha suscitato avvertimenti sul fatto che milioni di lavoratori potrebbero essere sostituiti dalle macchine, aumentando potenzialmente gli utili aziendali ma ampliando il divario di ricchezza.

Nei giorni scorsi durante una discussione sul palco con il Ceo di Fortune Alan Murray – al Fortune Global Forum di Abu DhabiAlexander Sukharevsky, senior partner e leader globale della società di intelligenza artificiale QuantumBlack (proprietà di McKinsey), ha insistito sul fatto che l’AI generativa è molto più che una moda. È un cambiato epocale che si abbatterà sul mondo del lavoro. Ma come esattamente?

Un interessante rapporto di McKinsey risalente a qualche mese fa (luglio 2023) ha cercato di quantificare questi cambiamenti imminenti, analizzando come il mix di posti di lavoro potrebbe cambiare nel tempo e in che modo. La ricerca in questione raggiunge un punto di vista finora insolito nel dibattito: l’intelligenza artificiale non spazzerà via posti di lavoro nel lungo termine ma cambierà il modo in cui vengono svolti determinati lavori, costringendo milioni di lavoratori a rafforzare o mutare le proprie competenze.

Il rapporto stima che 12 milioni di persone negli USA cambieranno carriera entro il 2030, il 25% in più rispetto a quanto previsto solo due anni fa.

Ciò accadrà a causa di una varietà di fattori. Anche se alcuni potrebbero vedere il proprio lavoro scomparire, altri graviteranno verso campi più remunerativi o in cui le loro competenze sono più richieste. La sfida, quindi, non è tanto mitigare questi cali quanto garantire che i lavoratori siano adeguatamente formati per i nuovi ruoli. Per coloro che manterranno il posto di lavoro attuale, la natura della loro occupazione potrebbe mutare notevolemnte poiché il 30% delle ore lavorative sarà automatizzato dall’intelligenza artificiale generativa.

“È importante notare che l’adozione dell’automazione non equivale all’eliminazione di posti di lavoro”, afferma il rapporto di McKinsey. Di recente il Ceo e General Manager di Engineering, Maximo Ibarra, ha confermato in qualche modo questa tesi: “Il mondo del lavoro sta cambiando a una velocità elevata, ma non dobbiamo avere paura“.

Molti lavori con alcune attività automatizzabili saranno quindi supportati o rimpiazzati parzialmente dall’ AI, ma questo permetterà a quei lavoratori di dedicarsi ad altro o di essere liberi di sprigionare il proprio talento su altre progettualità.

Dalle nostre parti ancora una volta prova di lungimiranza e attenzione al sociale, su questo tema, è giunta da uno dei migliori banchieri europei, Carlo Messina. L’Ad di Intesa Sanpaolo di recente ha acceso i riflettori sull’importanza delle evoluzioni tecnologiche in ambito bancario, rassicurando però allo stesso tempo sulle paure derivanti da ricadute occupazionali.

“Accelereremo sull’adozione dell’AI ma valorizzeremo le persone e non ci saranno disagi occupazionali per loro” ha affermato Carlo Messina. “Puntiamo a un Paese più equo e per questo nessun dipendente di Intesa Sanpaolo perderà il lavoro a causa degli sviluppi tecnologici e dell’intelligenza artificiale. Continueremo a tenere le persone in azienda e se ci affideremo di più alla tecnologia vorrà dire che ci impegneremo a trovare delle forme alternative per la valorizzazione dei nostri lavoratori”. Chapeau.

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