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Women in aerospace: compie dieci anni lo spinoff italiano delle donne dello Spazio

La presenza femminile in campo aerospaziale costituisce un tema cruciale per il progresso scientifico e tecnologico. Ne è convinto Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana che ha introdotto  l’evento celebrativo dei 10 anni del ‘Rome Local Group’ delle Women in Aerospace Europe (WIA-E). L’associazione internazionale delle ‘donne dello Spazio’ fu fondata nel 2009 su iniziativa di Simonetta Di Pippo Claudia Kessler al fine di promuovere le pari opportunità nel settore aerospaziale.  Il presidente dell’Asi ha aperto l’evento proprio sottolineando come si tratti di “un passo significativo per la promozione dell’uguaglianza e della parità di genere. Conosciamo tante storie affascinanti di donne coraggiose che hanno contribuito alla ricerca spaziale all’innovazione tecnologica e all’esplorazione”.

Teodoro Valente, presidente Agenzia Spaziale Italiana

L’associazione WIA-Europe è stata fondata nel maggio del 2009, su iniziativa di Simonetta di Pippo e Claudia Kessler, al fine di promuovere le pari opportunità nel settore aerospaziale e nell’ottobre del 2013 è stato costituito il gruppo locale di Roma per una maggiore diffusione sul territorio della sua mission.

Nel corso della mattinata di confronto e dialogo, le donne dell’Aerospace hanno raccontato e condiviso numerose attività di studi, ricerche, collaborazioni  che nel corso di questi dieci anni sono stati portati avanti da un gruppo affiatato e compatto, precursore di innovazione.

Roma fu scelta, dieci anni fa, per ospitare la sede italiana della WIA perché è il crocevia di attività legate all’aerospazio, dalle università alle aziende, dalle istituzioni di ricerca agli enti governativi: tutti situati nella città Eterna o nelle sue vicinanze. Lo raccontano Cristina Valente e Annamaria Nassisi, leaders di WIA-Europe Rome local group. L’obiettivo di WIA è sempre stato quello di unire la vasta comunità spaziale italiana a sostegno di una forza lavoro più diversificata ed equa, attirando l’attenzione dei suoi membri e stimolando l’interesse della nuova generazione per le materie Stem – science, technology, engineering, and mathematics – e oggi l’associazione è disseminata su tutto il territorio nazionale.

Simonetta Di Pippo in collegamento da Dubai

Nonostante questi successi, però, il contributo delle donne nel settore è ancora sottorappresentato, e questo cozza col fatto che ci siano state dimostrazioni di capacità eccezionali e di competenze in vari settori. Puntare alla parità e all’integrazione nell’aerospace è anche una questione di vantaggio: diversi studi dimostrano che team eterogenei portano a risultati più innovativi e processi più snelli, un’equa parità di genere è un atto dovuto, ma contribuisce anche al successo dei processi e delle decisioni.

“Le ragazze hanno la capacità di affrontare tutte le sfide, anche quella spaziale”, lo ha detto Paolo Nespoli, l’astronauta italiano che ha partecipato all’evento, dieci anni dopo aver tenuto a battesimo lo spinoff italiano del WIA. Nespoli racconta dei suoi esordi nell’esercito degli anni ‘80: “C’erano solo uomini, si parlava dell’inserimento delle donne ma si cercava di capire se fossero state adatte a sostenere le prove fisiche, ma è anche vero che le prove fisiche sono relative, dipende da quello che uno deve fare”. E’ stata quindi per lui una sorpresa quando,  arrivato nell’ambiente Space, “ho condiviso la mia giornata con colleghe donne. E anche se delle 135 missioni Shuttle solo due hanno avuto una donna al comando, mi sono sempre trovato a lavorare e a gestire la mia vita quotidiana con le donne, e non ho visto molta differenza. Forse quando sei a un certo livello e occorrono determinate caratteristiche c’entra poco che tu sia uomo o donna, il genere non è uno dei parametri, come l’età, la religione”.

In Italia solo il 3% degli amministratori delegati in Italia è donna, e Milena Lerario di Airbus è una di loro. “Sono qui come Aribus ma anche come Milena. Sono la dimostrazione del fatto che aziende come Airbus danno grandi opportunità alle persone in base alle competenze e indipendentemente dal genere”. Quindi dipende dalle aziende, ma anche dalla cultura, secondo Lerario: “dovremmo agire fin dall’asilo, perché altrimenti al liceo abbiamo a che fare con persone che hanno già sperimentato i cliché. Facciamo un esempio? Ora torneremo tutti a casa dove abbiamo la lista dei regali di Natale da fare, e per le bimbe andremo sicuramente nei reparti regali che sono tutti rosa… siamo dei walking cliché”.

Bisogna agire sulla cultura generale, e WIA punta a farlo anche attraverso i local groups, come quello romano, che partecipa all’organizzazione condivisa e contribuisce alla sensibilizzione sul tema. “Cerchiamo la famigerata parità di genere, che sembra un miraggio, ma la situazione di sbilanciamento dell’aerospace rispecchia quello che troviamo nella società”, dice Simonetta Di Pippo, presidente onoraria del WIA, che ricorda il dato del Global Gender Gap del World Economic Forum che riguarda l’Italia, al 79° posto, “e ci vorranno 130 anni per raggiungere la parità. Erano 100 prima di Covid”. Secondo la Di Pippo “non sono le quote rosa a risolvere il problema, non si può rispondere alla discriminazione con altra discriminazione, bisogna lavorare su networking e condivisione”.

E anche sul linguaggio, ha sottolineato Giuseppina Piccirilli, responsabile valorizzazione immagine, comunicazione e capo ufficio stampa presso Agenzia Spaziale Italiana, che ha moderato l’evento “di solito si dice che le donne sono autoritarie, gli uomini sono autorevoli”. È questo il problema: le donne vogliono occuparsi di scienza, ma questo non significa che vogliano farlo alla maniera degli uomini.

Bisogna quindi lavorare perchè il sistema sia in grado di evolversi, includendo le donne Stem che però, e questo è un dato di fatto, sono ancora troppo poche. Largo ai giovani, quindi, ai bambini e alle bambine. I dati Ocse rivelano che si sceglie cosa fare da grande intorno agli 11 anni, ed è lì che dobbiamo agire, perchè le prossime generazioni di donne siano capaci di scegliere liberamente su quali basi costruire il loro domani.

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