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Editoria, Chiara Valerio: “Leggere è libertà”

La direttrice artistica di Più Libri Più Liberi (nella foto in evidenza), ha dichiarato a Fortune: “La parola chiave da rivendicare forte resta libertà. La libertà in una comunità consiste in gesti, comportamenti e regole condivisi, assoluti e transeunti che tutti dobbiamo conoscere e praticare”

Uno dei libri di cui si parla di più a Più Libri Più Liberi, la grande fiera della piccola e media editoria, è “II mangiafemmine” di Giulio Cavalli per Fandango. Un romanzo in cui si immagina, distopicamente come è nello stile di Cavalli, una società in cui il femminicidio sia legale.

Chiara Valerio, possiamo dire che il tema del femminicidio è il leitmotiv dell’edizione 2023 di PLPL?

Possiamo dire che è uno dei fili che rappresentano la trama della fiera. L’ordito saranno i lettori e le lettrici. Cerchiamo di fare una parte del lavoro, proporre, e lasciare un’altra parte del lavoro, disporre, a chi arriva in fiera. Insomma, ci piace giocare, non solo a Nomi Cose e Città, ma giocare in senso anche più lato, mettere in relazione e attendere, con curiosità, l’inaspettato. Pensare una parte e aspettare che gli altri, se vogliono, facciano il resto.

Recentemente ha detto: “Per me questa fiera, che chiude con un incontro su Michela Murgia – e sarà così per tre anni – è per Elena Cecchettin, che ha tutte le parole, ma ci aggiungo le mie, anzi, le nostre ogni volta che dovessero servirle, i libri servono in mezzo agli esseri umani. Ed è in memoria di Giulia Cecchettin”. Può raccontarci cosa ha dato Murgia alla letteratura, alla cultura e alla società civile?

Michela Murgia ha scritto uno dei più grandi romanzi di questo secolo, siamo all’inizio, è vero, ma “Accabadora” è “Accabadora”. Michela Murgia ha abitato la sua epoca, riuscendo a capire, prima di tutti e meglio di tutti, quale piattaforma avrebbero rappresentato i social e le piattaforme per chi scrive. Michela Murgia non si è mai preoccupata di essere una persona scomoda e questo perché le piaceva litigare più che fare la pace, e le piaceva ridere più che piangere. La fiera è per Elena Cecchettin che, parlando, ha tolto il sensazionalismo macabro a cui siamo abituati e che forse desideriamo. Ed è in memoria di Giulia Cecchettin perché non c’è altro da fare per lei che ricordarla. Ma questo ricordo deve e vuole essere una azione.

Le parole dette e anche non dette, sono estremamente importanti. Ci può commentare queste singole parole: educazione, empatia, sentimento, donna, libertà.

Scelgo la parola libertà perché mi pare le tenga insieme tutte – tipo gioco della ghigliottina all’Eredità, non so se c’è ancora. La libertà in una comunità consiste in gesti, comportamenti e regole condivisi, assoluti e transeunti che tutti dobbiamo conoscere e praticare. Dunque è libera una società in cui si rispetti l’altro nella sua differenza e diversità (educazione), nella quale il sentimento dell’altro, nella sua differenza e diversità ci ricordi che noi siamo l’altro per l’altro (empatia), in cui la differenza tra ragione e sentimento valga solo nel titolo del capolavoro di Jane Austen, giacché il sentimento senza ragione è una scusa ottima per non essere né educati né empatici, nella quale non si parli delle donne come una minoranza o come un pericolo, ma come umani in mezzo agli umani, a loro volta in mezzo a tutto ciò che animale umano non è, che animale non è ma vegetale e che organico non è.

Questa del 2023 è un’edizione con una fortissima linea scientifica, con scienziati e scienziate che raccontano il presente con una grammatica probabilmente più contemporanea e meno consumata delle parole che usiamo noi.

Il punto di vista che ho coltivato e che mi ha coltivato è la matematica. Che, ma ci sarebbe da discutere, ha più a che fare col linguaggio che con la scienza. Tuttavia è il linguaggio in cui la scienza è scritta e attraverso la quale le scienze dialogano. La matematica è un esempio di mediazione culturale. Così, dato il mio punto di vista specifico e dato che mi pare che le scienze abbiano coltivato negli anni la possibilità di continuare a non essere d’accordo senza stabilire una gerarchia di ragione, mi è sembrato utile rafforzare una striscia scientifica.

Centrali, infine, i temi della frammentazione, diversità, movimento: la piccola e media editoria fino a oggi si è sempre fatta carico di raccontarla.

Sono centrali i temi che rispecchiano e riverberano la ricerca della piccola e media editoria. Sono centrali i temi che le persone vorranno vederci dentro. Questa fiera è come un libro, c’è dentro l’interpretazione e l’intenzione del gruppo che ha pensato il programma, e c’è spazio per chi legge – cioè chi ci entra dentro – per fraintendere, vedere più a fondo, inventare. O così speriamo che sia.

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