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L’isola artificiale sovranazionale

“Forse oggi le persone non danno più valore ai propri beni come facevano nel pre-millenium. Come potrebbero? Tutti i loro soldi finiscono in rete. Per i giochi, gli affari o la televisione: cose che arrivano via cavo”. Isole nella rete, di Bruce Sterling, descriveva varie entità statali che erano emerse come leader di mercato nella gestione finanziaria tramite sistemi digitali. Oggi si chiamano semplicemente paradisi fiscali, popolati da bravi cittadini e onesti governanti che, per una serie di eventi storici, guidano piccoli stati o isole dove la finanza onesta e quella del crimine organizzato si incontrano: Jersey, Guernsey, British Virgin Island, Sark etc.. Curiosamente la stragrande maggioranza di questi paradisi fiscali sono parte della “rete di ragno” al cui centro c’è Londra. Tuttavia paragonato al possibile futuro delle isole internazionali, questi paradisi sono degli infanti. Facciamo il punto. 

Nuove nazioni e tecnologia

“Over 10,000 Nvidia H100 GPUs per platform providing unparalleled compute and industry leading performance. Not just a compute cluster, each BSFCC is a sovereign nation state for innovation and acceleration. Kinetic risk mitigation with dedicated security forces.”. Così viene descritta la prima isola artificiale, potenzialmente uno stato nuovo in acque internazionali sul sito della Del Complex. I media a ottobre, specialmente quelli techno-nerd han battuto questa notizia, poi qualcuno ha pensato di indagare. L’isola non esiste e la Del Complex è una azienda di realtà alternativa. Tutto risolto? In vero non proprio. Il sogno di costruire isole artificiali per trasformarle in nuovi stati dove le leggi le fanno gli abitanti o gli sponsor che costruiscono il nuovo stato galleggiante è solo rimandato. Il Seasteading Institute è stato fondato da Petri Friedman, nipote del compianto padre del globalismo spinto Friedman Senior. Il sogno di Petri comincia a muovere i primi passi. Sono molti i progetti in stato larvale che l’istituto sta coordinando. Capire cosa implichi veramente la creazione da zero di un nuovo stato, in acque internazionali, è vitale per comprendere le sfide all’ordine internazionale basato, ad oggi, su territori creati da madre natura (o un gruppo di topi super intelligenti come spiegava    

Aspetti legali o illegali?

“Nell’era della data driven economy, sono accadute due cose fondamentali: la prima è che il potere sembra migrato dallo Stato-Nazione a uno spazio sopranazionale, quello delle reti globali, delle isole artificiali di SkyNet, dei mondi dell’hard power (materie prime, finanza, demografia) e del soft power (tecnologia, software, dati, idee, intelligenza artificiale).” Mi spiega Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni e vicepresidente di Auxilia Finance. “La politica, quella che siamo abituati a considerare come dominante, è invece ancora relegata entro i confini (ormai angusti) del territorio nazionale. Nessuno degli organi politici esistenti, ereditati dal passato da società che ragionavano di Stato-Nazione, ha le capacità e le risorse necessarie per affrontare un compito di così grande portata. Anche perché i mercati globali sono una componente fondamentale del sistema. Quando si tratta di negoziare sulla linea di confine tra ciò che è concreto e ciò che non lo è, i mercati hanno il diritto alla prima e all’ultima parola: lo spread, il prezzo del petrolio, i livelli azionari o le isole con i grandi server insegnano. Ma il termine “mercati” sintetizza un sistema di forze anonime, senza volto né indirizzo, che nessuno mai ha eletto né delegato a richiamarci all’ordine o a impedirci di combinare guai. E che nessuno è in grado di controllare e guidare, se non settorialmente e incidentalmente. Ecco la differenza tra mercati e politica e il loro confronto assoluto in termini di potere. Chi governa veramente? Una domanda fondamentale, senza un’apparente risposta.”

Se l’aspetto legale di sovranità può essere apprezzato dai mercati ci sono tuttavia delle leggi che oggi, per quanto imprecise, definiscono il quadro normativo in cui le future isole artificiali, sovranazionali, dovrebbero affrontare. 

“Non mancano progetti di isole artificiali nel mondo.” Mi conferma Stefano Sutti managing partner dello Studio legale Sutti. “attualmente tra i progetti di nuove isole artificiali si possono ricordare Lynetteholmen, oltre le coste danesi, che dovrebbe ospitare oltre 35000 persone. I cinesi stanno costruendo le loro, per scopi civili e militari. I Coreani han costruito un intero aeroporto (l’Incheon International Airport) costruito  su una striscia di terreno tra la Yeongjong Island e la Yongyu Island. Negli emirati le isole artificiali si sprecano e non meno importante la proposta di un isola artificiale(Kau Yi Chau) di oltre 1000 oltre le coste di Hong Kong e il progetto di Penang nei pressi delle coste malesi. Tuttavia la creazione di una isola artificiale in acque internazionali è uno scenario molto differente. Non si tratta di avere nuota superficie costruibile ma di avere un’entità nazionale nuova. La costruzione di isole artificiali è trattata nel UN Convention on the Law of the Sea (UNCLOS) 1982, articolo 47. Cumulando i numeri dell’articolo 3 e 33 Della convezione entro 12 miglia nautiche le acque sono di proprietà dello stato limitrofo. I progetti di isole artificiali extra territoriali non sono al momento inclusi in questa matrice legale. Di fatto allo stato attuale delle leggi delle Nazioni Unite, una nuova isola in acque internazionali potrebbe essere considerabile un nuovo stato.” Conferma Sutti.

Rischi e opportunità di avere un nuovo Stato

È rilevante comprendere come un futuro stato artificiale in acque internazionali potrebbe essere valorizzato dall’attuale sistema economico globalista. 

“Nella tecnologia, così come nella finanza e nel mondo del diritto corre rapidissima l’era della grande trasformazione.” Chiarisce Deiana. “Una specie di mondo di mezzo fatto da un modello nuovo in cui disintermediazione e anonimato che genera una specie di uno vale uno per cui sembra che quasi chiunque avrebbe potuto fare nazione, costruendo razzi, mandando in orbita satelliti o creando una nuova isola internazionale. Ma, così come è successo per un fenomeno simile dal punto di vista della disintermediazione, ovvero le criptovalute, prima o poi questo tempo finirà. Per le cripto-attività, sono arrivate l’inflazione, le guerre e, soprattutto, la profonda stretta monetaria di FED e BCE. La liquidità in eccesso è venuta a mancare. Si sono moltiplicati i fallimenti di piattaforme e prodotti cripto. Per le cripto-isole o le cripto-nazioni, entreranno in gioco poteri più importanti, quelli globali, quelli dei poteri forti, statali, militari, delle agenzie di sicurezza, così come sta succedendo per la space economy, anche se ancora in una grande confusione di poteri a seconda del possesso o meno di armi nucleari o di importanti materie prime.” Conclude Deiana. 

Il tema è tanto finanziario quanto legale

“Gli stati che offrono servizi finanziari avanzati, oppure i paradisi fiscali, hanno saputo nel tempo scegliere con attenzione le loro alleanze con stati più potenti, in alcuni casi divenendo delle colonie o nazioni a sovranità limitata, come i paradisi fiscali di Jersey, British Virgin Island Guernsey e le altre micro nazioni parte della rete finanziari anglo sassone”. Mi conferma Sutti. 

“Questa evoluzione è durata secoli, un’isola nata da zero oggi, con l’accelerazione data dai mercati, si ritroverebbe in una situazione di forte stress. I progetti di Seasteding di Friedman al momento nascono in prossimità di stati di piccole dimensioni che, ipoteticamente, potrebbero trarre beneficio dall’essere i dominus di nuove isole ed entità potenzialmente inter nazionali. Una via plausibile per la creazione di una nuova entità nazionale potrebbe essere propri questa. In principio la nascita di una nuova isola artificiale mobile, poniamo una nave sotto l’autorità di uno stato amico che ne trae beneficio, faccio riferimento ai benefici finanziari ed economici un po’ come oggi il regno unito trae beneficio dalle nazioni grigie che compongono al sua rete. In un secondo tempo il neonato stato potrebbe chiedere e ricevere la secessione dalla madre patria, prendendo letteralmente il largo. Una volta accettato il concetto di secessione pacifica, normando in anticipo gli aspetti legati alle relazioni con gli altri stati, la nuova entità potrebbe essere un nuovo stato sovrano. Un percorso plausibile che tuttavia nasconde un’insidia: per quanto piccolo un paradiso fiscale su un’isola non può essere distrutto, al più conquistato. Una isola artificiale, basata su un natante, per quanto grande, se popolato solo da computer che performano ricerche e attività finanziarie illegali in altri stati, potrebbe colare a picco. Dopo tutto non sarebbe la prima volta che gli stati canaglia hanno fine violente cagionate da stati altamente democratici”. Conclude Sutti

Se la bufala della Del Complex ha avuto vita breve è tutto fuorché pura fantasia. Con lo sviluppo della space economy e delle tecnologie digitali, la probabilità che emergano nuove nazioni in orbite extra terresti o acque extra territoriali, principalmente abitate solo da computer, è tutto fuorché una fantasia. 

@EnricoVerga 

  

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